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Rumore bianco è un romanzo del 1985 dello scrittore americano Don DeLillo, da molti ritenuto esemplificativo della letteratura postmoderna. È stato anche vincitore del National Book Award.
E' molto difficile commentare questo libro perchè è stata una lettura faticosa, molto impegnativa ed infatti ho impiegato molto tempo per finirlo, per il mio continuio fermarmi per rileggere paragrafi, pagine a volte capitoli interi, incantato molte volte dalla scrittura e dalle sensazioni che uscivano ininterrotte dalle pagine.
Il romanzo è ambientato in un college del Midwest degli Stati Uniti, e ha come protagonista Jack Gladney, un professore universitario che è diventato famoso e noto per essere diventato preside della facoltà dove si svolgono studi approfonditi sulla figura di Hitler. Sposato diverse volte, vive con Babette, sua moglie attuale in una casa dove convivono con i figli generati dai precedenti matrimoni. Questa parte ingloba quasi tutta la prima metà di “Rumore bianco” ed è una cronaca dell'assurdo della vita di famiglia, combinata con una satira sul mondo accademico.
Nella seconda parte, una fuoriuscita di materiali chimici da un vagone ferroviario causa la formazione di una nuvola tossica nella zona in cui vivono Jack e la sua famiglia, rendendo necessaria un'evacuazione; preoccupato per essersi esposto alla tossina, Jack è costretto a fare i conti col fatto di poter morire. Qui il romanzo diviene una profonda riflessione sulla paura della morte nella società moderna e sulla sua ossessione per le cure mediche, con Jack che cerca di comprare al mercato nero un farmaco chiamato Dylar, che si ritiene possa alleviare la paura della morte.
I temi trattati dal libro sono molteplici: il consumismo rampante, la saturazione mediatica, l'intellettualismo spicciolo, le cospirazioni sotterranee, la disintegrazione e la reintegrazione della famiglia, la paranoia e le qualità potenzialmente positive della violenza umana. Da qui anche il titolo del libro che fa riferimento al “rumore bianco” prodotto dal consumismo, dai media, dalle tecnologie della comunicazione.
I dialoghi e le parti introspettive del protagonista sono continui rimandi di riflessioni sociologiche e filosofiche, tutto coperto da questo rumore bianco di sottofondo che è sempre presente, lo stile di De Lillo è trascinatorio ed evocativo: lucido, affilato e corposo, caustico e feroce, ripeto, in alcuni punti resta un romanzo di non facile lettura, che richiede molta attenzione, ma ne vale sicuramente la pena.
Noi tutti, circondati dalle radiazioni emesse da televisori, radio, forni a microonde, cellulari, siamo costantemente immersi nel “rumore bianco” e cerchiamo anche noi di sconfiggere la paura della morte con l'esasperazione del consumismo, dove l'ottica è che più comperiamo, più siamo, più esistiamo e diamo un senso, per quanto vuoto, alla nostra vita, perchè il rumore bianco è la paura della morte.
Un romanzo che vale la pena leggere, per la storia, la scrittura di DeLillo e per tutto quello che ha da raccontarci.