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“Kara, in russo, significa ‘castigo’, ‘punizione’; nelle lingue turco-tatare ha invece il significato di ‘nero’: un cuore oscuro, appesantito dalla colpa, che appartiene a tutti noi, costituisce il nucleo centrale dei Fratelli Karamazov, una delle opere fondamentali della letteratura moderna, un’opera a noi contemporanea nel senso più stretto della parola, perché Dostoevskij vi ha saputo raggiungere le profondità più intime della psiche umana, al di là degli impianti ideologici e degli intenti moraleggianti.” Dalla Postfazione di Serena Prina I fratelli Karamazov si configura come la cronaca di una qualsiasi famiglia della provincia russa, contrassegnata dall’acerrimo contrasto tra la figura del padre, Fëdor, tirannico libertino, e i suoi quattro figli: Alëša, profondo conoscitore dell’animo umano, Dmitrij, un tenentino impulsivo, oscillante tra slanci di generosità e bassezze crudeli, Ivan, raffinato cultore dell’ateismo, e Smerdjakov, figlio epilettico e illegittimo e per questo condannato ai lavori più servili in casa. Quattro diverse personalità che trovano come punto di convergenza l’odio comune verso il padre. Un grande capolavoro che finalmente rinasce in una nuova e prestigiosa traduzione.
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Dice infatti il mondo: «Tu hai dei bisogni, e dunque soddistali pure, giacché hai gli stessi diritti che hanno gli uomini piú poteni
e piú ricchi. Non temere di soddisfarli, anzi moltiplicali». Ecco qual è l'attuale insegnamento del mondo; e in questo appunto si ravvisa la libertà. Ora, che cosa vien fuori da questo diritto a moltiplicare i bisogni? Presso i ricchi, l'isolamento e il suicidio spiri-
tuale, e presso i poveri, l'invidia e l'omicidio: giacché i diritti sono stati concessi, ma i mezzi di soddisfare ai bisogni non sono stati ancora indicati. [...] Non c'è dunque da meravigliarsi se al posto della libertà sian caduti nella schiavitú, e se invece di servire alla fratellanza e all'unificazione degli uomini, sian caduti al contrario nella separazione reciproca
e nell' isolamento.
Quando si arriva alla fine di un grande classico, è sempre una grande soddisfazione, indipendentemente se ti sia piaciuto o meno quello che hai letto. Non sai mai se veramente potrai apprezzare quello che ti appresti a leggere, personalmente mi accosto quasi sempre a questi grandi romanzi un po' titubante, non veramente convinto della scelta di lettura, perchè se è vero, che tutti lo hanno letto (ma quanti veramente?) e tutti te lo consigliano, stiamo parlando di un volume che ha quasi centocinquanta anni di vita alle spalle, più di mille pagine, concetti e vita di un mondo che oggi non esiste più da quasi due secoli. Ma è davvero così?
Dostoyevsky però descrive e scrive, al contrario di Tolstoj per esempio dove si trovano potenti o nobili della Russia, la vita di una famiglia, anzi di una famigliola, di una provincia povera e squallida, dove le vite per lo più sono miserabili e dove la ricchezza non è mai sfarzo. Questo è uno degli elementi che fanno grande Dostoyevsky e che lo mantengono tra gli autori più letti anche oggi. Qui il lettore non troverà un romanzo storico, dove entrano in scena grandi Principi russi o potenti dame legate agli Zar, ma la vita reale che si riesce a comprendere perchè tutti ne abbiamo le chioavi di lettura in tasca, perchè, purtroppo, ancor oggi il mondo è pieno di miserabili.
Ma come'è questa famigliola? Quattro fratelli, tutti con il medesimo padre anche se con tre madri differenti che muoiono tutte molto presto; i fratelli vivono separati, affidati a protettori e con la totale assenza del padre che entrerà in scena solo ad un certo momento. Quattro fratelli, di cui uno “bastardo”: il mistico, il nichilista, l'irruento e il malato (tutti tanti piccoli specchi dell'autore stesso) che ha vent'anni si ritrovano in casa del padre, un lussurioso, ingordo individuo che non ha spazio per altri che per sé stesso.
Questo lo spunto per affrontare nel romanzo dei temi che sono così attuali anche oggi, che a pensarci si rimane davvero a bocca aperta: gli errori giudiziari, l'omicidio, i processi più mediateci che reali, i concetti di libertà, la psicologia dell'uomo, la contrapposizione fra il Bene ed il Male e Dio. Ci sono passi, uno fra tutti e prendo il migliore, quello de “Il Grande Inquisitore”, del quinto libro, dove si parla di libertà; protagonista è Cristo che ritorna sulla terra per la seconda volta ai tempi dell'Inquisizione spagnola e un grande Inquisitore: “[...] Li faremo lavorare, sì, ma nelle ore libere dalla fatica organizzeremo la loro vita come un gioco infantile, con canti in coro e danze innocenti... noi risolveremo tutto, e loro accetteranno la nostra decisione con gioia, perchè essa li libererà da una grande fatica e dal terribile supplizio attuale di dover decidere da sé, liberamente. Tutti saranno felici, milioni e milioni di esseri, meno un centinaia di migliaia, cioè quelli che li guidano. Perchè solo noi, noi che conosciamo il segreto, saremo infelici... quelli che avranno preso su di sé la maledizione di conoscere il bene e il male.[...]”. Questo è una riflessione drammatica sull'uomo di oggi, da cui prendere davvero spunto.
Non nego che alcuni punti sono veramente noiosi, fra tutti il libro sesto, quello dedicato allo starec Zosima, si fa davvero fatica a proseguire, oppure alcuni concetti, che appaiono nel mondo di oggi davvero superati (o no?) primo fra tutti quello della donna che farebbe inorridire oggi; ma un grande scrittore non è chi scrive ogni pagina come un capolavoro, ma che ne scrive alcune che rimarranno per sempre, a distanza di secoli ancora attuali. E poi queste parti noiose, questi concetti vetusti, fanno da contrappunto ad altre, che anche se non toccano i grandi temi a cui accennavo prima, fanno suscitare nel lettore sentimenti di grande passione, vanno a toccare qui sentimenti che rimangono inalterati nei tempi, come quelli del piccolo Iljusecka, malato e morente in un contesto di estrema povertà e di miseria, ma amato dal padre, dagli amici, da una madre disturbata mentalmente e da una sorella storpia.
Una lettura davvero imprescindibile per chiunque, un romanzo che rimane per alcuni versi anche incompiuto, di molti non si saprà cosa succede veramente alla fine. Ma d'altra parte è come la vita stessa, di cui molte volte non è dato sapere cosa ci attende dietro quella curva davanti a noi.
Imperdibile, da consigliare e da regalare. Una vetta che si erge sovrana tra il ciarpame di tanti libri attuali di oggi, dove si parla di concetti saldi e di passioni forti, quelle vere, non quelle “sfumate”.
Featured Series
2 primary booksThe Brothers Karamazov is a 3-book series with 3 primary works first released in 1879 with contributions by Fyodor Dostoevsky, André Markowicz, and 2 others.