
Solitamente sono molto ordinato nelle mie recensioni, cerco di tenere il più possibile uno schema uguale: una piccola descrizione introduttiva, la trama, qualche aneddoto, le mie considerazioni su quanto ho letto e in ultimo a chi penso possa piacere questo libro. Ora questo libro mi ha talmente destabilizzato, che il mio schema solito di recensione non solo non ha molto senso, ma mi viene proprio impossibile da seguire.
Parto dalla domanda di fondo... a chi può piacere questo libro? A nessuno è la risposta. A nessuno e ripeto nessuno. La morte di una bambina di tre anni per malattia (cancro) è una cosa talmente innaturale da risultare disturbante il solo pensiero; leggerne la cronaca puntigliosa dai primi sintomi fino all'irrimediabile fine, è devastante, straziante, lacerante e atroce.
Ho avuto tanto tempo questo libro tra le mani e lottavo con l'indecisione di iniziarlo e ammetto di non averne mai avuto il coraggio, soprattutto quando mia figlia era nella stessa fascia d'età della piccola Pauline, poi le cose avvengono quando meno te lo aspetti e senza una ragione precisa l'ho iniziato, senza pensarci più che tanto; l'unica cosa che mi sento di dire è che questo libro è un vomere che ti solca in due il petto e porta alla luce le paure più nascoste di un genitore. La paura più devastante, quella di seppellire il proprio figlio e non viceversa.
Mi pento di averlo letto? No, assolutamente, e infatti gli lascio cinque stelline, ma è una lettura a cui bisogna essere pronti e io non so quanto si possa essere pronti a queste pagine, oltretutto scritte in maniera eccelsa, che scavano, scavano, fino ai posti più bui dentro di noi, dove stanno le paure più terrificanti.
Viaggio nella memoria è la guida al memoriale della Shoah che è un'area museale di Milano dedicata al ricordo delle vittime dell'Olocausto in Italia. È ubicata sotto la stazione Centrale, a piano strada, di fronte al palazzo delle ex Regie Poste, ed è stata ideata con lo scopo di «...realizzare un luogo di memoria e un luogo di dialogo e incontro tra religioni, etnie e culture diverse...» che si estende su una superficie di 7.060 m², per la maggior parte al piano terreno.
Dal cosiddetto “binario 21”, al quale in precedenza erano caricati e scaricati solo i treni postali, centinaia di ebrei, partigiani e deportati politici venivano caricati su vagoni bestiame diretti ai campi di Auschwitz–Birkenau, Mauthausen, Bergen-Belsen, Ravensbrück, Flossenbürg, Fossoli e Bolzano. Si conosce il numero dei convogli RSHA partiti dal Binario 21, che furono 20 (12 di soli ebrei, 5 di politici e 3 di misti). Il memoriale, promosso dalla Fondazione Memoriale della Shoah, presieduta da Ferruccio de Bortoli, è stato inaugurato il 27 gennaio 2013.
Il sito è stato riportato al suo aspetto originario, demolendo tutti gli elementi aggiunti nel dopoguerra e rendendo le superfici delle strutture portanti in cemento a vista, senza colorazioni o interventi di revisione estetica degli originari difetti di esecuzione e dei segni del tempo. La struttura si articola su due aree principali: “il Memoriale”, zona dedicata alla testimonianza degli eventi, e “il Laboratorio della Memoria”, sistema di spazi dedicati allo studio, alla ricerca e alla documentazione, all'incontro e al dialogo. Il percorso ha inizio con la “Sala delle testimonianze”, riempita dalle voci dei sopravvissuti, prosegue con lo spazio di manovra dei vagoni, chiamato “Binario della Destinazione ignota” e si conclude con il “Muro dei Nomi”, emblema del ricorso del dramma della Shoah.
Ho acquistato questo libro dopo la mia visita al memoriale di questo venerdì, in occasione della giornata della memoria, visita che ovviamente consiglio a tutti, così come questo libro che ripercorre parte delle vite delle persone che hanno transitato costretti dalla Stazione Centrale di Milano per essere mandati a morire nei campi di concentramento tedeschi, con l'indifferenza (come scritto a grandi lettere di pietra all'ingresso voluto dalla deportata e sopravvissuta Liliana Segre) di tutti i milanesi.
In questo caso mi sembra superfluo parlare dei contenuti del libro o meglio del catalogo, che riporta le varie cartellonistiche esplicative della mostra, il mio è più un invito ai milanesi e a chi magari passa dalla stazione centrale per spostarsi con il treno a fare una visita al memoriale, a provare a salire su uno dei vagoni presenti al binario 21, a farsi salire i brividi lungo il corpo, perchè non eista indifferenza, mai più.
La moglie dell'uomo che viaggiava nel tempo, in originale “The Time Traveler's Wife” è un romanzo fantastico del 2003 di Audrey Niffenegger. Si tratta di una storia d'amore non convenzionale che è incentrata su un uomo che per un difetto genetico si trova, senza volerlo, a viaggiare nel tempo e della moglie, un'artista, che ha conosciuto quando era piccola. È stato edito in italiano nel 2005 dalla Mondadori.
I diritti del libro sono stati acquistati da Brad Pitt e nel 2009 è stato realizzato un adattamento cinematografico del romanzo intitolato “Un amore all'improvviso”, diretto da Robert Schwentke con protagonisti Eric Bana e Rachel McAdams.
E' abbastanza insolito che un autore alla sua prima opera riesce a vendere il famoso “milione di copie” e che a distanza di tempo riesca ancora a vendere parecchio, questo grazie al tam-tam dei lettori. Curioso che il romanzo, non si trovi in nessuna libreria nel reparto “fantascienza”, sebbene viaggiare nel tempo, sia casualmente o fatto con l'ausilio di congegni, è fantascienza, ma probabilmente considerarlo “romance” vende di più e dunque sapete dove cercarlo nel caso.
La trama: Clare incontra Henry per la prima volta quando ha sei anni e lui le appare nel prato di casa come un adulto di trentasei. L'attrazione è istantanea, anche se Clare pensa che forse quell'uomo e un alieno, o un angelo. Poi, quando ne ha venti, Clare lo incontra di nuovo, e lui ne ha ventotto. Clare gli dice di sapere tutto di lui, mentre Henry non l'ha mai vista. Sembra impossibile, ma e proprio così. Perchè Henry DeTamble è il primo uomo affetto da cronoalterazione, uno strano disturbo per cui, a trentasei anni, comincia a viaggiare nel tempo. O meglio: a volte sparisce e si ritrova catapultato nel suo passato o nel suo futuro. È così che incontra quella bambina destinata a diventare sua moglie quando di fatto l'ha già sposata. E cosi che incontrerà sua figlia prima che sia nata.
E letta così è veramente una storia di fantascienza pura. Ma l'inganno è tra le pagine, perchè quello che esce preponderante non è il viaggio nel tempo, ma l'amore più coinvolgenti e trascinante che vi sarà dato di leggere: le due voci dei protagonisti che si alternano nel racconto sono piene di calore, non si smetterebbe di leggerne; gioie e tragedie, passione e minacce diventano metafore dell'imprevedibilità e dello squilibrio che caratterizzano la nostra vita. Anche nei grandi amori, nelle grandi relazioni ci sono momenti in cui uno dei due è più innamorato dell'altro, o più maturo, o più presente e viceversa.
Quello che ne esce è l'Amore in tutte le sue sfaccettature e il lettore si trova avvolto come in una coperta calda (sapendo però che fuori fa molto freddo e solo una coperta ci divide dal mondo) in una storia avvincente, originale, che prende dalla prima all'ultima pagina, anche se probabilmente una sforbiciata ad alcune pagine avrebbe reso ancor più entusiasmante la lettura.
Così mi sento di consigliare questo libro a chi abbia voglia di sperimentare qualcosa di nuovo, che sia pronto a leggere di una storia d'amore diversa, surreale, impossibile, ma forte e vibrante come solo l'Amore può essere, senza barriere... neanche quelle del tempo.
Sessanta racconti è una raccolta di racconti di Dino Buzzati apparsi nel 1958. I primi 36 racconti erano già stati pubblicati in tre diversi volumi (I sette messaggeri, Paura alla Scala e Il crollo della Baliverna), autore indimenticato del “Deserto dei Tartari”, i quali rappresentano al meglio tutte le tematiche più care all'autore come la solitudine, la paura, l'angoscia e vari paradossi dell'età contemporanea narrati con uno stile magico e surreale.
In questi racconti i principali temi sono la paura dell'uomo di dire le cose chiaramente agli altri e la paura del diverso (Sette piani, Il cane che ha visto Dio); l'inquietudine dell'animo umano (Eppure battono alla porta, I topi); l'angoscia dell'infinito e dell'irraggiungibile (Sette messaggeri); la tristezza (Il mantello, Inviti superflui, Il tiranno malato); la semplicità (Una goccia); il mistero (Qualcosa era successo); l'invidia, la poesia e il senso pratico della vita (I Santi, Inviti superflui, La fine del mondo).
La boutique del mistero è un distillato dell'uomo e dello scrittore Buzzati che ci fa comprendere un po' meglio una mente straordinariamente profonda e creativa come la sua; solo recentemente si è arrivati a comprendere che è stato uno tra i più significativi scrittori italiani, anche se ho trovato questa raccolta meno incisiva e più noiosa rispetto all'altra raccolta di suoi racconti che (La Boutique del mistero) che avevo già letto. Oltretutto molti di questi li avevo già letti e mi sono reso conto che erano i più validi e belli. Molti degli altri mi hanno deluso ed annoiato.
Lascio la lista di quelli che non avevo già recensito nell'altra raccolta:
Ombra del sud L'uccisione del drago **Vecchio facocero Paura alla Scala *Il borghese stregato **Il re a Horm el-Hagar Qualche utile indicazione **Il crollo della Baliverna **Appuntamento con Einstein **Gli amici **I reziarii **All'idrogeno **L'uomo che volle guarire *24 marzo 1958 *Le tentazioni di Sant'Antonio *Il bambino tiranno *Rigoletto *Il musicista invidioso *Notte d'inverno a Filadelfia *La frana *Non aspettavano altro *L'inaugurazione della strada *L'incantesimo della natura *Le mura di Anagoor *Direttissimo **La città personale **Sciopero dei telefoni **La corsa dietro il vento *Due pesi due misure *Le precauzioni inutili *Il problema dei posteggi *Era proibito *L'invincibile *Una lettera d'amore **
Battaglia notturna alla Biennale di Venezia **
Occhio per occhio *
Grandezza dell'uomo **
La parola proibita *
Il critico d'arte *
Una pallottola di carta *
La peste motoria *
La notizia *
La corazzata Tod **
Consigliato sicuramente a chi ha apprezzato “Il deserto dei Tartari” e a chi ama i racconti. Ma se volete leggere una sua raccolta sicuramente leggete “La boutique del mistero”, dove la qualità degli scritti è sicuramente più apprezzabile.
Le lettere di Babbo Natale, in originale inglese “Letters from Father Christmas”, è una raccolta di lettere fittizie attribuite a Babbo Natale e scritte da J.R.R.Tolkien, pubblicate per la prima volta nel 1976 in lingua originale, e in Italia nel 1980..
Tolkien inizia a inviare ai propri figli (John, Michael, Christopher, Priscilla) queste lettere il 25 dicembre 1920, proseguendo nel gioco per oltre trent'anni: firmate Babbo Natale, infilate in buste bianche come la neve, affrancate con i francobolli delle Poste Polari, esse raccontano con humour e creatività le storie di Babbo Natale, ma anche del pasticcione Orso bianco e dell'Uomo della Luna, arricchendole di disegni e poesie.
“Miei cari ragazzi, quest'anno tremo più del solito. Colpa dell'Orso Bianco del Nord! E' stata la più grande esplosione del mondo e il fuoco d'artificio più incredibile che si sia mai visto. Il Polo Nord è diventato tutto nero!”... così incomincia una di queste lettere, che io ho inseguito per un bel po' di librerie sotto Natale quando ne ho scoperto l'esistenza; e io ancora rimango stupito, affascinato e meravigliosamente impressionato dalla genialità di quest'uomo che ha portato alla luce due dei libri che probabilmente mi sono più cari: “Lo Hobbit” e “Il Signore degli Anelli”.
Tolkien fa qualcosa di più per i suoi figli risponde alle loro letterine (fingendosi Babbo Natale) che tutti i bambini scrivono, dunque non solo una lista di regali da ricevere, ma un vero e proprio scambio epistolare, un appuntamento fisso che si verifica una volta l'anno. Lettere con francobolli, una calligrafia tremante per via degli anni suonati di San Nicola, Orso Polare che combina sempre tantissimi danni, gli elfi che fanno fuochi artificiali magnifici: tutto descritto e disegnato (e che disegni!).
Ma queste lettere ben presto diventano piccoli racconti, fiabe incantate di neve che descrivevano ai piccoli Tolkien la vita frenetica che a Natale e nei mesi immediatamente precedenti si svolge al Polo Nord, in questa specie di fiaba ad episodi emerge già tutta la sua fantasia e inventa un'universo di elfi rossi e verdi, gnomi rossi, goblin e animali parlanti: il personaggio di Orso Bianco del Nord, generoso e pasticcione, regala le pagine più divertenti e tenere, ma non mancano battaglie impegnative contro i cattivi che già hanno l'eco degli epici scontri degli scritti futuri.
Questo libro è meraviglioso, da leggere, leggere e ancora leggere o magari da prendere a spunto per i propri figli, per fargli vivere ogni Natale (e l'atteso dello stesso) con meraviglia e sorpresa infinita.
Pizzeria Kamikaze è una raccolta di racconti dello scrittore, attore e regista israeliano Etgar Keret. Autore di racconti brevi e sceneggiature per romanzi grafici, film e tv, insegna alla Università Ben Gurion del Negev a Beer Sheva e alla Università di Tel Aviv.
L'opera è composta da una serie di racconti, per la precisione nove, alcuni più lunghi e altri più brevi. La trama di quello più lungo che da anche il titolo al libro è quella che mi aveva subito catturato: il giovane Haim trova lavoro nella pizzeria Kamikaze, due giorni dopo essersi suicidato. Con lui un coinquilino tedesco il quale sostiene che il luogo gli pare “Francoforte sputata”, con un pub niente male frequentato da parecchie ragazze sole. Certo alcune hanno cicatrici sui polsi, o la pelle molliccia degli annegati, però non è detto che non ci stiano. Ma è un luogo dove farsi nuovi amici è facile. Siamo nell'aldilà dei suicidi, un limbo contiguo al mondo reale, con le stesse consuetudini e le stesse seccature, i diversivi e gli svaghi che si possono trovare ovunque.
La prima cosa che ho pensato è stata: geniale. Finalmente quel qualcosa di nuovo, grottesco, umoristico, intelligente e surreale adatto per uscire dalle solite letture; in effetti parte molto bene, sembra che in ogni momento posso accadere qualcosa di sorprendente e surreale... la genialità appare tutta. Poi però la strada si perde, si arrovella su se stessa, diventa inestricabile, la genialità sfuma, l'umorismo stanca, le situazioni si ripetono, il tutto sa troppo di “non-sense” esasperato. Quello che parte bene, non sempre finisce bene, o proprio non finisce affatto. E soprattutto più alte sono le aspettative indotte dalla lettura delle prime pagine, più sono le disillusioni cocenti se queste non si mantengono.
Penso sempre che alla fine per valutare se un libro ci sia piaciuto o meno serva sempre partire dalla domanda: “quanta voglia si ha di rimettere il naso in mezzo alle pagine ogni qual volta si interrompe la lettura dello stesso”. E se penso a questo libro, la mia risposta è: nessuna. Ho fatto davvero fatica ad arrivare alla fine, sebbene la brevità del testo.
Aspettando l'alba e altri racconti di Mario Rigoni Stern è un libro di racconti principalmente diviso in due parti: la prima con l'esperienze di guerra dell'autore o comunque episodi di fantasia legati ad essa e la seconda incentrata sulla natura dei luoghi nativi a lui cari. Mario Rigoni Stern è stato prima un militare e poi uno scrittore, il suo romanzo più noto è “Il sergente nella neve” (1953), un'autobiografia della ritirata di Russia. E' stato definito da Primo Levi “uno dei più grandi scrittori italiani”.
La prima parte del libricino è dedicata ai ricordi di guerra e di prigionia dell'autore: l'alpino che con la sua mula Brenta e una slitta ha salvato molti compagni dalla morte durante la fuga dall'accerchiamento nella sacca sul Don in Russia, una bottiglia nascosta in una trincea da un fante della guerra '15-18 e ritrovata dopo trent'anni, il ritorno straziante al lager della prigionia in Polonia... La seconda parte ritorna ai temi della vita semplice di paese, il bosco e i suoi animali, caprioli e lepri, la storia di un cane da caccia e di un oste poeta.
I primi racconti, incentrati sulla guerra, sono stati quelli che ho preferito: la sopravvivenza durante le marce in Russia in un paesaggio carico di neve, il vento, la disperazione, il freddo, la fame, la solidarietà tra questi sventurati alpini... e il pensiero fisso di poter tornare a casa, dai propri cari. Come ci sembra lontano questo mondo oggi, dove siamo pieni di cibo, calore e libertà.
I secondi, sono incentrati negli anni successivi alla guerra, con l'autore immerso nei suoi monti natii, circondato dalle persone e dalle cose più care: qui ritroviamo un uomo che apparentemente vive serenamente in comunione con la natura e in essa riesce a sopportare il peso dei ricordi più dolorosi. A parte le bellissime descrizioni della vita in montagna, ho trovato questi racconti più deboli, semplici al punto di annoiare, poco condivisibili per quanto mi riguarda l'esaltazione della caccia (a scopo venatorio) e qui probabilmente l'autore rivela il rischio di non aver capito, pur nella corretta denuncia degli eccessi, i cambiamenti del suo tempo.
Salvo nel complesso il libro, esaltando molto i primi scritti e qualche descrizione nella seconda parte dei racconti... il resto sinceramente non l'ho apprezzato molto.
La freccia gialla, in originale “Želtaja strela, Gosťna prazdnike Bon, Zapiš' o poiske vetra” è una raccolata di racconti dello scrittore russo Viktor Olegovič Pelevin, appassionato di filosofie orientali e di meditazione zen, appartiene alla tradizione di scrittori russi che va da Gogol' a Bulgakov, nelle cui opere l'elemento fantastico gioca un ruolo preponderante.
L'opera è composta da un breve romanzo e da due brevissimi racconti. Comincio subito dagli ultimi due: noiosi all'inverosimile, infarciti di filosofia zen, una dissertazione sulla bellezza il primo, una incomprensibile lettera immaginaria dello Studente di Ordinamento del Caos al Signor Gusto della Saggezza... ho scritto tutto.
Passiamo al racconto che da il titolo al libro: in sintesi è una storia surreale basata su una metafora del socialismo sovietico: un treno in corsa verso un ponte distrutto in cui i passeggeri, non si rendono neanche conto di essere in viaggio su un treno. Il tutto controllato da dei controllori che si occupano dei passeggeri in questo viaggio perenne. Andrej, il protagonista, comincerà a porsi domande sul treno finché il Khan, coprotagonista della storia, non prenderà ad ossessionarlo con i suoi interrogativi: di tutto il treno, sembra l'unico incapace di adattarsi al quieto ronzio subliminale della vita sul treno. E via di questo passo fino al finale che il lettore potrà interpretare a suo piacimento o indole.
Non bisogna essere un maestro zen per arrivare a capire che la freccia gialla, (treno senza fine, senza stazioni, senza meta apparente e destinato a interrompere la sua corsa in un ponte crollato) ben si presta ad essere interpretato come metafora della vita. E qui, sul senso della vita, si può stare a parlare per millenni, giungendo a tutti i risultati possibili e incongruenti tra loro.
Idea brillante, anche se non del tutto originale, sviluppo mediocre, con i due racconti aggiunti per farne un libro che appesantiscono enormemente la lettura andando a peggiorare la sensazione di pesantezza del primo.
La spada del destino, in originale “Miecz przeznaczenia” è una raccolta di sei racconti fantasy scritta dallo scrittore polacco Andrzej Sapkowski. Venne pubblicata per la prima volta nel 1992, e benché sia stato il primo libro sulla Saga di Geralt di Rivia, nella cronologia interna della saga si colloca dopo gli eventi narrati ne “Il guardiano degli innocenti”. A differenza di quest'ultimo si riscontra l'assenza di una cornice narrativa che leghi tra loro le varie storie dell'antologia.
Il guardiano degli innocenti, in originale “Ostatnie życzenie”, è una raccolta di racconti fantasy scritta dallo scrittore polacco Andrzej Sapkowski. La prima edizione polacca è stata pubblicata nel 1993, quella inglese nel 2007 e quella italiana nel 2010. Il libro è stato tradotto in diverse altre lingue con una particolarità: l'autore ha sempre preteso che la traduzione venisse fatta direttamente dal polacco alla lingua di destinazione, senza l'intermediazione dell'inglese, per non perdere le particolarità e le sfumature della sua scrittura.
Il libro fa parte della saga “Geralt di Rivia”, di cui il protagonista è uno strigo (“wiedźmin” in polacco, “witcher” in inglese e nei videogiochi in italiano) chiamato anche Gwynbleidd (Lupo Bianco) nella lingua antica delle Driadi e soprannominato “Il Macellaio di Blaviken”; dalla celebre serie di libri di cui è protagonista sono stati tratti inoltre diversi media, tra i quali un film, una serie televisiva e una trilogia videoludica sviluppata da CD Projekt RED, quest'ultima di successo internazionale.
Uno strigo è un umano mutato tramite il cosiddetto “Rito delle Erbe” che gli ha conferito, oltre a poteri magici basilari, una rapidità superiore a quella umana e dei sensi molto sviluppati. Gli strighi sono specializzati nell'uccisione di mostri e nello spezzare incantesimi. Girano il mondo mettendo in vendita la loro abilità al miglior offerente, ma devono rimanere neutrali in qualunque questione che non riguardi i mostri. Nella sua professione si avvale spesso delle sue svariate abilità. Geralt è inoltre un probo spadaccino, anche senza tener conto dei suoi mutamenti.
Geralt è un uomo dalla personalità complessa: agli strighi vengono estirpate la maggior parte delle emozioni, quindi il suo carattere è essenzialmente cinico e stoico. Molto raramente fa trapelare emozioni ed è spesso restio ad integrarsi in una società. Ciononostante, Geralt riesce a stringere poche ma solide amicizie e talvolta persino relazioni amorose, benché travagliate.
Geralt appare come un uomo alto e snello, di età indecifrabile. Gli occhi sono gialli e simili a quelli di un felino. Come risultato dell'essere stato sottoposto ad esperimenti più intensi e complicati dei suoi colleghi strighi, i suoi lunghi capelli sono bianchi, così come la sua barba, fattore che conferisce a Geralt l'epiteto di “Lupo Bianco”.
I racconti qui contenuti sono i seguenti:
Il limite del possibile
Una scheggia di ghiaccio
Il fuoco eterno
Un piccolo sacrificio
La spada del destino
Qualcosa di più
Continua la mia avventura insieme a Geralt di Riva, ed è sempre divertente, emozionante, mai banale e ricca di personaggi ed idee originali. Mi piace davvero questo fantasy un po' diverso dai soliti cliché a cui sono abituato da sempre. Il mondo in cui i protagonisti si muovono continua ad entusiasmarmi e non mi sembra mai banale, malgrado peschi a piene mani in un “medioevo fantasioso”... e poi ci sono i draghi, non posso non amare visceralmente qualsiasi cosa in cui compaia un drago. E questi draghi sono colorati, magici, in pericolo di estinzione, parlano, sono addirittura colti e saggi.
Un altro punto a favore per Sapkowski... e si devo proprio recuperarmi i videogiochi tratti dalla saga.
Monaco, “Munich” titolo originale dell'opera è un libro storico ambientato nel settembre del 1938, poco prima dell'inizio della seconda guerra mondiale quando c'era un Hitler che scalpitava per avere la guerra, ed un Chamberlain che voleva a tutti i costi preservare la pace; da sfondo la conferenza di Monaco dove si gioca il tutto per tutto.
Robert Harris è diventato famoso in tutto il mondo nel 1992 con il romanzo ucronico Fatherland, che lo ha inserito nel ristretto gruppo di autori che hanno ridefinito e ampliato i confini del thriller e da cui è stato tratto l'omonimo film nel 1994. Ho letteralmente amato quel libro, a tutt'oggi è ancora uno dei miei libri preferiti in assoluto che non smetto di consigliare a chi vuole leggere qualcosa di diverso, un libro ucronico come mai mi è capitato più di leggere.
Il successo è stato confermato da Enigma del 1996, altro libro bellissimo ambientato durante la seconda guerra mondiale, da cui è stato tratto l'omonimo film nel 2001, e poi Archangel (1998), dove qualcosa a mio parere ha cominciato a schricchiolare.
Confesso che ho saltato a piè pari tutta la produzione successiva, tra cui Pompei ed Imperium, per via dell'ambientazione storica a me poco congeniale; quando ho visto che l'autore si era rimesso sulla via che lo aveva portato al successo, ovvero l'ambientazione storica della seconda guerra mondiale con (a detta della trama) uno spunto di spionaggio, mi ci sono fiondato come un ape al favo, complice la presentazione che enfatizza in modo del tutto fantasioso (si scopre poi) il rapporto con Fatherland. Niente di meno veritiero poiché in quel caso si trattava di un thriller ambientato in un mondo ucronico (dove la Germania nazista ha vinto la guerra), mentre Munich è un vero e proprio romanzo storico basato sugli avvenimenti reali accaduti nel settembre 1938 (Conferenza di Monaco fra Germania, Inghilterra, Francia e Italia).
L'ambientazione, la cui ricostruzione storica costituisce in genere uno degli elementi più solidi, si scontra con una trama che non decolla mai, dove il tutto si svolge praticamente durante la Conferenza di Monaco e con i due personaggi principali l'inglese Hugh e il tedesco Paul, che sono figure scialbe, poco caratterizzate, prive di qualunque presa che faccia leva per il lettore e dunque rimangono semplici testimoni di un avvenimento storico.
Monaco è a tutti gli effetti una delusione. A parte l'interesse suscitato per la vicenda storica, il romanzo è piatto, incolore, del tutto inspirato; l'unico punto di forza potrebbe essere per gli appassionati di storia un'ulteriore occasione di dibattito sul periodo trattato, ma nulla di più.
Il guardiano degli innocenti, in originale “Ostatnie życzenie”, è una raccolta di racconti fantasy scritta dallo scrittore polacco Andrzej Sapkowski. La prima edizione polacca è stata pubblicata nel 1993, quella inglese nel 2007 e quella italiana nel 2010. Il libro è stato tradotto in diverse altre lingue con una particolarità: l'autore ha sempre preteso che la traduzione venisse fatta direttamente dal polacco alla lingua di destinazione, senza l'intermediazione dell'inglese, per non perdere le particolarità e le sfumature della sua scrittura.
Il libro fa parte della saga “Geralt di Rivia”, di cui il protagonista è uno strigo (“wiedźmin” in polacco, “witcher” in inglese e nei videogiochi in italiano) chiamato anche Gwynbleidd (Lupo Bianco) nella lingua antica delle Driadi e soprannominato “Il Macellaio di Blaviken”; dalla celebre serie di libri di cui è protagonista sono stati tratti inoltre diversi media, tra i quali un film, una serie televisiva e una trilogia videoludica sviluppata da CD Projekt RED, quest'ultima di successo internazionale.
Uno strigo è un umano mutato tramite il cosiddetto “Rito delle Erbe” che gli ha conferito, oltre a poteri magici basilari, una rapidità superiore a quella umana e dei sensi molto sviluppati. Gli strighi sono specializzati nell'uccisione di mostri e nello spezzare incantesimi. Girano il mondo mettendo in vendita la loro abilità al miglior offerente, ma devono rimanere neutrali in qualunque questione che non riguardi i mostri. Nella sua professione si avvale spesso delle sue svariate abilità. Geralt è inoltre un probo spadaccino, anche senza tener conto dei suoi mutamenti.
Geralt è un uomo dalla personalità complessa: agli strighi vengono estirpate la maggior parte delle emozioni, quindi il suo carattere è essenzialmente cinico e stoico. Molto raramente fa trapelare emozioni ed è spesso restio ad integrarsi in una società. Ciononostante, Geralt riesce a stringere poche ma solide amicizie e talvolta persino relazioni amorose, benché travagliate.
Geralt appare come un uomo alto e snello, di età indecifrabile. Gli occhi sono gialli e simili a quelli di un felino. Come risultato dell'essere stato sottoposto ad esperimenti più intensi e complicati dei suoi colleghi strighi, i suoi lunghi capelli sono bianchi, così come la sua barba, fattore che conferisce a Geralt l'epiteto di “Lupo Bianco”.
Il libro è un'antologia di sette racconti di cui uno, “La voce della ragione”, funge da cornice narrativa. È inoltre il primo libro in termini di cronologia (ma il secondo in termini di pubblicazione) della Saga di Geralt di Rivia. I racconti qui contenuti sono i seguenti:
La voce della ragione
Lo strigo
Un briciolo di verità
Il male minore
Una questione di prezzo
Il confine del mondo
L'ultimo desiderio
Sicuramente uno dei libri fantasy che più mi ha appassionato negli ultimi anni, un ottimo prologo che invoglia a proseguire la lettura all'interno della saga, la scrittura dell'autore è semplice, diretta, veloce ma descrittiva che non annoia mai: quello che ci vuole all'interno di un buon racconto dove si hanno poche pagine per sviluppare una storia.
Tutti i racconti sono l'occasione per descriverci ed introdurci nel mondo, nei personaggi, ed il contesto dove questi si muovono e per parlarci del protagonista principale e dei comprimari (anche questi molto ben costruiti); eppure si percepisce che niente è abbozzato, tutto lascia presagire di un mondo solido, reale anche se immaginario, con problemi razziali, conflitti politici, storie su avvenimenti passati di maghi, uomini e strighi che disegnano un contesto oscuro e brutale ma vivido, interessante e assolutamente coinvolgente.
Mi è piaciuta molto la costruzione di Geralt, un paria con una missione (quella di uccidere mostri dietro un giusto compenso), che non prova sentimenti, incapace di amare (ma solo in apparenza), vagabondo nel mondo, ripudiato dai più e amato da pochissimi, fedele ad un suo codice personale che non infrange mai. Potrebbe sembrare, scritto così, un cavaliere senza macchia di un qualsiasi stereotipo di fantasy, ma l'autore gli ha donato molte sfaccettature che sono sicuro usciranno in maniera prepotente nei prossimi volumi.
Consiglio la lettura a tutti gli amanti del fantasy alla ricerca di nuove idee e nuovi personaggi, che escono e di discostano dai soliti canoni del genere.
Ho trovato questo libro al mare, in quelle librerie tipiche dei posti di vacanza, dove si ammassano centinaia di libri venduti per lo più a pacchi e a prezzi stracciati... a volte si fanno delle trovate interessanti confusi ai soliti thriller e romanzi rosa.
Piccolo tesoro che è andato subito nella mia sezione della libreria dedicato alla prima guerra mondiale, mi mancava un testo che era dedicato solamente alle lettere dei soldati e dei parenti che si scrivevano da casa e dalle zone di guerra o anche dai campi di deportazione.
Libro che ripercorre tramite le cartoline militari, tutte tratte da una collezione privata, la Grande Guerra, per lo più dalle cime delle Dolomiti, scacchiera dove morirono a centinaia di migliaia i soldati italiani e austro-ungarici. Tragedia immane di uomini costretti a combattere anche a meno quaranta gradi su cime innevate, dentro baraccamenti costruiti attaccati al ghiaccio e alla roccia.
Il libro è bello, ricco di testimonianze, ma dopo un po' si ripete e neanche la breve presentazione sul teatro di guerra antecedente le lettere riescono a spezzare la monotonia di parole che invece dovrebbero colpire al cuore e fare male. Probabilmente si poteva fare un po' di più a livello grafico ed editoriale.
Ciò non toglie la preziosità di questa raccolta per capire il sacrificio di chi combatté su questi scenari, oggi meta di turisti, che dovrebbero oltre ad apprezzare questi contesti magnifici, anche quello che fu la scacchiera di morte di molti uomini valorosi.
Killer, in originale “The Hunter” è un romanzo action-thriller di Tom Wood. Il libro è il primo di una serie, arrivata ad otto nel momento in cui scrivo, con il protagonista “Victor, l'assassino”.
La trama del romanzo: Victor è un sicario, un uomo senza passato e senza identità. Nessuno ne conosce le fattezze, nessuno sa dove viva. Pagato per uccidere un ex ufficiale della Lettonia, Victor porta a termine il compito con fredda e calcolata efficienza, ma qualcosa non va come previsto. Qualcuno gli tende un'imboscata nell'albergo dove alloggia, e da cacciatore, Victor si ritrova a essere un bersaglio, braccato da assassini spietati che lo vogliono morto. Nel tentativo di scoprire chi voglia sbarazzarsi di lui, il killer, ora preda ambita e temuta, decide di fare squadra con una donna bellissima, Rebecca, un'ex analista della CIA, divenuta anche lei bersaglio degli assassini. Ben presto Victor si ritrova costretto a fuggire attraverso quattro continenti, ricercato dai servizi segreti e dalla polizia di vari Paesi. Sarà difficile trovare la verità, nascosta in una rete di segreti intessuta da spie, membri dell'intelligence russi e americani, ex ufficiali della Marina e soldati delle forze speciali.
Il problema è che essendo cresciuto con i libri di Robert Ludlum, Frederick Forsyth, John Le Carrè e aggiungiamo anche i primi libri di Lee Child è veramente difficile riuscire a convincermi seriamente che sia arrivato qualcosa di pari livello o almeno un gradino sotto, che sarebbe parimenti accettabile; se poi ti presenti con un libro che sembra essere fatto più per essere una sceneggiatura per un film, con personaggi stereotipati, una storia che sai già dove andrà a finire ad un quarto del libro e oltretutto con i protagonisti che sembrano più che altro stupidi e irreali all'inverosimile, allora proprio non ci siamo.
Il sicario Victor ha l'introspezione di un pupazzo di peluche e pensate forse smette la sua super carriera di assassino proprio adesso, però poi ci ripensa state tranquilli e anche non voglio stare insieme a nessuno perché sono troppo cattivo, però caspita adesso arriva la superanalista, l'analista superfiga Rebecca sappiamo già perché c'è appena la vediamo spuntare, i “cattivi” della Cia sono credibili come i Re Magi, gli altri personaggi probabilmente mia figlia di dieci anni li caratterizzerebbe meglio. Ah, poi il super cattivo assassino, forse non è così cattivo. Come vedete tutte cose mai viste, l'originalità della trama come vedete brilla a chilometri di distanza.
Ah, cioè non vi preoccupate, tutto finisce bene come nelle migliori fiabe, i cattivi pagheranno, i cattivi/buoni prospereranno. So che magari stavate in pensiero.
Anche... no.
Conan il barbaro è un personaggio letterario inventato dallo scrittore di racconti di spada e stregoneria (heroic fantasy) Robert Ervin Howard. È conosciuto anche come Conan il Cimmero (dal nome della patria d'origine del personaggio, la Cimmeria).
Secondo la definizione di Lyon Sprague de Camp, le storie classificabili come spada e stregoneria (heroic fantasy): «sono fantasie avventurose che si svolgono in mondi immaginari preistorici o medievali, quando (è divertente immaginarlo) tutti gli uomini erano forti, tutte le donne belle, tutti i problemi semplici e la vita tutta un'avventura», e se a ciò aggiungiamo una visione della vita abbastanza negativa da parte di Howard, otteniamo, in tutta la sua potenza e la sua grazia, Conan, l'impavido guerriero impersonato nel grande schermo da Arnold Schwarzenegger.
Per adesso lascerò solo i miei voti per il primo tomo:
Introduzione: Howard un “eroe” letterario – Gianni Pilo e Sebastiano Fusco - 5/5
La Torre dell'Elefante - 4/5
Il Palazzo dei Morti - 4/5
Il Dio nell'urna - 3/5
Gli intrusi a palazzo - 3/5
La figlia del gigante dei ghiacci - 5/5
La Regina della Costa Nera - 4/5
La valle delle donne perdute - 3/5
Colosso nero - 4/5
Ombre al chiaro di luna - 4/5
Nascerà una strega - 4/5
Ombre a Zamboula - 4/5
Il diavolo di ferro - 3/5
Gli Accoliti del Cerchio Nero - 4/5
L'ombra che scivola - 3/5
Lo stagno dei neri - 2/5
Appendice I: L'Era Hyboriana – Robert E. Howard - 4/5
La cronologia di Conan stabilita da Lyon Sprague de Camp - s.v.
Quando finirò l'intero ciclo, approfondirò in maniera accurata la recensione.
Quando visito una città, soprattutto se di interesse storico e artistico come Venezia, la prima tappa obbligata è la prima libreria che riesco a trovare (meglio se piccola e nascosta) a spulciare gli scaffali con le opere locali, snobbando a piè uniti le guide turistiche più rinomate e andando alla ricerche delle chicche nascoste meno commerciali, ma più intriganti.
Veneziaenigma è uno di quei tesori che qualsiasi buon pirata alla ricerca di scrigni preziosi non si farebbe mai sfuggire: il libro è una guida a tutti i sestieri di Venezia (quartieri) dove ogni angolo viene raccontato attraverso storie e leggende, un modo di viaggiare non solo nello spazio, ma anche nel tempo.
Venezia è unica al mondo, una bolla di storia fuori dal tempo, che si respira in ogni calle, in ogni sottoperga, in ogni fondamenta; camminare e navigare dentro di essa è il continuo respirare nella storia medievale e rinascimentale, tutta l'atmosfera è magica e anche se si è circondati da altre migliaia di turisti sembra sempre che da un momento all'altro possa spuntare una dama settecentesca da dietro una calla.
Questo libro è secondo me una guida fantastica per camminare tra i tredici secoli di cronache, misteri, curiosità e straordinarie vicende tra storia e mito che hanno fatto di Venezia la meta di milioni di persone da tutto il mondo. Toso Fei traccia un percorso storico supportato da una robusta bibliografia, corredata e supportata anche dall'impaginazione, dallo stile e anche dalla qualità della carta stessa, che è eccelsa.
Amerete sicuramente tutte le storie e le leggende contenute in questo prezioso libro e lo farete ancora di più se lo porterete appresso mentre camminate per questa meraviglia di città che è Venezia, dove ogni angolo racchiude gemme preziose sena tempo.
Quando visito una città, soprattutto se di interesse storico e artistico come Siena, la prima tappa obbligata è la prima libreria che riesco a trovare (meglio se piccola e nascosta) a spulciare gli scaffali con le opere locali, snobbando a piè uniti le guide turistiche più rinomate e andando alla ricerche delle chicche nascoste meno commerciali, ma più intriganti.
Storia del palio per immagini è uno di quei tesori che qualsiasi buon pirata alla ricerca di scrigni preziosi non si farebbe mai sfuggire: il libro è una guida a tutti i segreti del palio di Siena, manifestazione storica antichissima, dove ogni contrada viene raccontata attraverso storie, leggende e fatti storici, un modo di viaggiare non solo nello spazio, ma anche nel tempo.
Il Palio di Siena è unico al mondo, una bolla di storia fuori dal tempo, che si respira in curva della piazza di San Martino; camminare dove si svolge il palio è il continuo respirare nella storia medievale e rinascimentale, tutta l'atmosfera è magica e anche se si è circondati da altre migliaia di turisti sembra sempre che da un momento all'altro possa spuntare un cavallo a briglia sciolta che vola verso la vittoria.
Questo libro è secondo me una guida fantastica per scoprire la storia di questa corsa di cavalli, che è anche una rievocazione storica impareggiabile: misteri, curiosità e straordinarie vicende tra storia e mito che hanno fatto di Siena la meta di milioni di persone da tutto il mondo.
Amerete sicuramente tutte le storie e le leggende contenute in questo prezioso libro ricco di immagini.
Guida ottima, perfetta, spiegata molto bene.
La consiglio insieme agli altri volumi di questa collana (guida alla redstone, al nether e all'end e alla creatività); al suo interno contiene molti consigli che possono aiutarti durante il gioco, è un libro interessante e pieno di contenuti, immagini molto definite e ben dettagliate con spiegazione chiare e coincise, unico punto negativo la sovrapposizione dell'immagine tra le due pagine, questa guida è un buon passo per chi ha iniziato a giocare a Minecraft da poco e ha bisogno dei primi consigli.
La copertina rigida è veramente solida e le pagine sono di buona fattura.
Consiglio questo libro, sopratutto per chi ha iniziato da poco a giocare con Minecraft.
Guida ottima, perfetta, spiegata molto bene.
La consiglio insieme agli altri volumi di questa collana (guida alla redstone, al nether e all'end e alla creatività); al suo interno contiene molti consigli che possono aiutarti durante il gioco, è un libro interessante e pieno di contenuti, immagini molto definite e ben dettagliate con spiegazione chiare e coincise, unico punto negativo la sovrapposizione dell'immagine tra le due pagine, questa guida è un buon passo per chi ha iniziato a giocare a Minecraft da poco e ha bisogno dei primi consigli.
La copertina rigida è veramente solida e le pagine sono di buona fattura.
Consiglio questo libro, sopratutto per chi ha iniziato da poco a giocare con Minecraft.
Guida ottima, perfetta, spiegata molto bene.
La consiglio insieme agli altri volumi di questa collana (guida alla redstone, al nether e all'end e alla creatività); al suo interno contiene molti consigli che possono aiutarti durante il gioco, è un libro interessante e pieno di contenuti, immagini molto definite e ben dettagliate con spiegazione chiare e coincise, unico punto negativo la sovrapposizione dell'immagine tra le due pagine, questa guida è un buon passo per chi ha iniziato a giocare a Minecraft da poco e ha bisogno dei primi consigli.
La copertina rigida è veramente solida e le pagine sono di buona fattura.
Consiglio questo libro, sopratutto per chi ha iniziato da poco a giocare con Minecraft.
Ero troppo piccolo per vedere “Quelli della notte” e dunque Nino Frassica l'ho conosciuto come ospite fisso nelle trasmissioni di Fazio, quando mi capita di vederlo. Le serie tv dove è stato protagonista non le ho mai viste e così neppure i suoi spettacoli teatrali.
Quei cinque minuti da Fazio mi fanno sempre ridere/sorridere e così ho deciso di cominciare la lettura di questo libro... purtroppo la scelta è stata infelice. Per quanto mi riguarda trovo geniali e fulminanti le trovate dell'autore che buca lo schermo televisivo durante la diretta del programma, ma tutte quelle pagine piene di faccezie (per lo più ripetute nei modi se non nei contenuti) mi avevano già annoiato, anzi reso i nervi scoperti a pagina dieci, arrivare alla fine è stato un puro sforzo di volontà.
Credo che continuerò a gustarmi Frassica in tv e non comprerò mia più un suo libro.
A spasso con Bob, in originale “A Street Cat Named Bob” è un romanzo autobiografico di James Bowen. Il libro ha avuto un seguito, Il mondo secondo Bob e dal romanzo è stato tratto il film omonimo “A spasso con Bob” del 2016.
La trama del romanzo: James Bowen è un giovane australiano con problemi di tossicodipendenza. Un giorno davanti all'entrata della propria casa incontra un gatto randagio e il ragazzo deciderà di adottare il felino dandogli il nome di Bob da “Killer BOB” un personaggio de “I segreti di Twin Peaks”. I due incominceranno a convivere aiutandosi l'un l'altro, passando da tanti problemi e guai, momenti tristi e momenti felici, ma sempre insieme.
La storia è bellissima, sembra un favola dei tempi moderni e alla fine lo è davvero. Chiunque vive cona un gatto, sa quanto questi animali possano sorprendere, possono amare ed essere amati, a differenza di quello che spesso si sente in giro, che li dipinge come esseri approfittatori e nulla più.
La storia commuove in più punti ed è bello sapere che ci sono ancora uomini e animali che si trovano, forse non del tutto casualmente ma sospinti da un'ineluttabile destino e si curano a vicenda, si prendono cura l'uno dell'altro e si ameranno per tutta la vita. Mi è piaciuta davvero tanto questa dolce storia e mi sono ritrovato a cercare su youtube i video che sono stati girati realmente dai passanti ai due protagonisti: il cantante James e il gatto Bob, davvero una palla di pelo rossa bellissima.
Tenero e una lettura perfetta ad introdurre queste giornate che ci portano verso il Natale. Ora mi gusterò il film.
Mendel dei libri, in originale “Buchmendel” è un racconto dello scrittore austriaco Stefan Zweig pubblicato nel 1929, l'autore, che fino ad allora si era professato laico, avvertiva crescenti e importanti segni di antisemitismo nella società austriaca. Importante, nel racconto, sono i tema della memoria e del degrado della civiltà mitteleuropea dopo la prima guerra mondiale.
Questo è un autore che ogni tanto incontro sulla mia strada da lettore, ho amato tantissimo “Lettera di una sconosciuta”, mi piace enormemente la sua scrittura, gentile e leggera come una carezza, abbondante di aggettivi, che abbracciano stati d'animo e riflessioni; Zweig è uno scrittore che si legge tutto d'un fiato, e poi ci si pensa a lungo... sedimenta piano e attecchisce all'interno.
Il racconto si svolge a Vienna, nella seconda metà degli anni venti. L'io narrante si rifugia in un caffè per ripararsi da un acquazzone; nonostante l'arredamento rinnovato del locale riconosce il «Caffè Gluck», e gli torna alla mente Jakob Mendel, un povero venditore di libri usati che soggiornava in quel caffè e possedeva delle straordinarie facoltà memoriche. Il narratore non trova traccia di Mendel nel «Caffè Gluck», finchè la signora Sporschil, la custode della toilette, gli racconterà la storia di Mendel.
Un amore per la conoscenza, un racconto sull'estasi della lettura, quel processo che porta al piacere assoluto dell'estraniazione, a prescindere dal contenuto dell'oggetto d'interesse. Il racconto contiene un profondo messaggio d'amore per le lettere, confuso nella tristezza che si porta dietro come il destino che viene riservato a quest'uomo, che poi è forse molto simile a quello riservato a molti altri, in momenti e circostanze diverse.
Ci si ritroverà nell'impossibilità di non provare affetto per Mendel, nel non commuoversi di fronte al suo triste destino e non provare rabbia verso chi ha distrutto quel suo piccolo piccolo, grande vivere.
Un bellissimo gioiello che non si guarda ma si legge in un soffio e non si dimentica più.
“Ci sono cose che sappiamo di sapere. Ci sono cose che sappiamo di non sapere. Ma c'è anche l'ignoto ignoto cioè le cose che non sappiamo di non sapere”
Ovvero come farsi le pippe mentali quando si entra in una libreria (questo è il mio sottotitolo personale). Oddio, non fraintendetemi, l'idea è anche carina, ma scrivere sul fatto che non so una determinata cosa e mi accorgo di non averla saputa nel momento stesso in cui la scopro, va beh, mi sembra così stupida dal risultare genial... stupida.
Personalmente ho trovato ancora più bello leggere i commenti di chi ha letto il libricino in questione in formato digiatale esaltandone i contenuti, quando per tutto il testo l'autore non fa che esaltare la carta rispetto all'ebook e le librerie fisiche rispetto al web. Io che ormai, per questioni di spazio, leggo quasi esclusivamente in digitale rimpiango raramente la carta. E ricordo a Mr. Forsyth che anche un ebook si può “aprire” ad una pagina a caso per leggerne una riga qua e là.
Legato alle librerie ci vengono forniti talcuni esempi letterari, geografici e storici di incontri casuali legati al “non sapere” e al piacere di scoprire cosa si è perso fino ad allora non sapendo che esistesse. Ok, va bene, a me continua ad apparire come una pippa mentale.
Qualsiasi lettore che entri in una libreria, a meno che non sia mandato da qualcun altro con un bel bigliettino in mano con su scritto titolo e autore, sa bene cosa voglia dire aggirarsi per degli scaffali riempiti di libri ed essere attratti inevitabilmente e senza motivo apparente da uno di essi che stava lassù in alto, o laggiù in basso. Il piacere della scoperta.
Tralascio la parte sul fatto di essere schiavi dei propri desideri e quello di non sapere di voler desiderare una cosa finchè non mi scopro di desiderarla, questa è ancora più pippa delle altre pippe.
La colonna di fuoco, in originale “A Column Of Fire” è un romanzo di Ken Follett, seguito ideale de “I pilastri della Terra” e “Mondo senza fine”, pubblicato in Italia il 12 settembre 2017; terzo volume della Serie di Kingsbridge, ovvero la trilogia di romanzi di Follett ambientati nella città immaginaria di Kingsbridge, in Inghilterra, che ripercorre le vicende storiche inglesi dal XII al XVI secolo.
Dopo il successo straordinario de “I pilastri della terra” e “Mondo senza fine”, la saga di Kingsbridge che ha appassionato milioni di lettori nel mondo continua con questo magnifico romanzo di spionaggio cinquecentesco, in cui Ken Follett racconta con sapiente maestria la grande Storia attraverso gli intrighi, gli amori e le vendette di decine di personaggi indimenticabili, passando dall'Inghilterra e la Scozia, alla Francia, Spagna e Paesi Bassi. Ambientato in uno dei periodi più turbolenti e rivoluzionari di tutti i tempi, La colonna di fuoco è un romanzo epico sulla libertà, con un forte richiamo all'attualità di oggi.
Il libro ha inizio nel Natale del 1558 e attraversa gli anni dei conflitti tra le fazioni religiose cristiane in seguito alla riforma protestante, con particolare attenzione alle ripercussioni sulla monarchia inglese. Quando il giovane Ned Willard fa ritorno a casa si rende conto che il suo mondo sta per cambiare radicalmente. Solo la vecchia cattedrale sopravvive immutata, testimone di una città lacerata dal conflitto religioso. Tutti i principi di lealtà, amicizia e amore verranno sovvertiti. Figlio di un ricco mercante protestante, Ned vorrebbe sposare Margery Fitzgerald, figlia del sindaco cattolico della città, ma il loro amore non basta a superare le barriere degli opposti schieramenti religiosi. Costretto a lasciare Kingsbridge, Ned viene ingaggiato da Sir William Cecil, il consigliere di Elisabetta Tudor, futura regina di Inghilterra. Dopo la sua incoronazione, la giovane e determinata Elisabetta I vede tutta l'Europa cattolica rivoltarsi contro di lei, prima tra tutti Maria Stuarda, regina di Scozia. Decide per questo di creare una rete di spionaggio per proteggersi dai numerosi attacchi dei nemici decisi a eliminarla e contrastare i tentativi di ribellione e invasione del suo regno. Il giovane Ned diventa così uno degli uomini chiave del primo servizio segreto britannico della storia. Per quasi mezzo secolo il suo amore per Margery sembra condannato, mentre gli estremisti religiosi seminano violenza ovunque. In gioco, allora come oggi, non sono certo le diverse convinzioni religiose, ma gli interessi dei tiranni che vogliono imporre a qualunque costo il loro potere su tutti coloro che credono invece nella tolleranza e nel compromesso.
Ci sono libri che ti fanno sentire a casa, che ti fanno desiderare una poltrona, una coperta, un buon tè e una luce da dietro che illumini bene le pagine; Ken Follett è un affabulatore sopraffino, ha dentro di sè l'arte del raccontare, dell'intrattenere, ha il potere di far pensare alla propria storia anche quando il lettore non è chino con il naso tra le pagine di un suo libro. Attraverso un linguaggio fluente, mischiando personaggi storici realmente vissuti come: Maria Tudor, Elisabetta Tudor, Sir William Cecil, Sir William Allen, Enrico II, Caterina De Medici, Maria Stuarda e altri, con personaggi creati da lui ben delineati e costruiti alla perfezione, Follett dà vita ad un romanzo storico di grande spessore, capace secondo me anche di catturare i non amanti del genere. Un grande affresco di personaggi, intrighi, vendette, congiure, riscatti, amori, guerre e battaglie.
L'autore si dimostra abilissimo nel presentare le vicende di decine di personaggi creando un intreccio serrato, ben costruito e quindi avvincente. L'opera è corredata da minuziose descrizioni
nonché da dialoghi ben calibrati e bilanciati tra loro, intrecciando abilmente problematiche quali il conflitto religioso, le guerre ivi relative, gli odi, la questione femminile e le lotte di potere.
Una degna conclusione per una eccelsa trilogia. Unico neo che ho rilevato è stata la leggera flessione del pathos nelle ultime ottanta pagine, dove si ha la sensazione che si voglia chiudere in fretta la storia, riallacciando tutte le trame con una fretta che non appartiene a tutto il resto del romanzo. Nondimeno, questo è un bellissimo romanzo, scritto da un grande autore che sa raccontare e intrattenere stupendo e coinvolgendo il lettore come pochi altri sanno fare.
Banda di fratelli, in originale “Band of Brothers: E Company, 506th Regiment, 101st Airborne from Normandy to Hitler's Eagle's Nest” è un saggio storico, scritto da Stephen Ambrose nel 1992, che tratta delle vicende accorse alla Compagnia Easy durante la seconda guerra mondiale. Il libro ha avuto una trasposizione televisiva nella miniserie prodotta da Tom Hanks e Steven Spielberg Band of Brothers - Fratelli al fronte del 2001.
Il saggio narra alcune azioni militari avvenute durante il secondo conflitto mondiale. Il testo analizza i 1095 giorni (dicembre 1942 - luglio 1945) dei 147 soldati che hanno formato la Compagnia Easy del 506º Reggimento di Fanteria Paracadutista della 101ª Divisione Aviotrasportata. La narrazione del libro parte dall'addestramento, per seguire le operazioni militari, per finire con le carriere post-belliche.
La maggior parte dei paracadutisti erano volontari e ragazzi giovanissimi: agricoltori, minatori, boscaioli, pescatori: erano tutti gente comune, la maggior parte senza né moglie né figli, ma con un sogno: quello di appartenere a un gruppo con cui identificarsi. Durante questo saggio sono illustrati tutti quei momenti che trasformarono questi ragazzi in uomini e quel legame che durerà tutta la vita e li farà diventare una banda di fratelli, indivisibili. Sottoposta a pesanti addestramenti, e divenuta un corpo d'élite della fanteria, la Compagnia Easy ebbe il battesimo del fuoco il 6 giugno 1944, il D-Day, in Normandia. Combatté successivamente in Olanda e in Belgio, guidò il contrattacco sulle Ardenne, entrò in Germania e conquistò il «Nido dell'aquila» di Hitler a Berchtesgaden.
Nel corso dei 1095 giorni di storia della compagnia quei ragazzi divennero uomini, ma soprattutto nacque fra loro un legame destinato a durare per sempre: non è una semplice unità militare, è una famiglia, una casa, un luogo sicuro in cui i soldati trovano l'affetto e l'unione grazie al cameratismo, condividono storie, esperienze, sofferenze, amicizie ed emozioni. Alcuni moriranno, altri sopravvivranno, ottenendo riconoscimenti e anche promozioni. Un libro che sta a metà fra il saggio storico e la monografia sull'argomento: i fatti sono presentati attraverso gli occhi dei suoi personaggi, vengono riportate le loro testimonianze in seguito alle interviste dell'autore, che ha ascoltato i racconti dei sopravvissuti e ricostruito i fatti in base a quanto sentito.
La lettura è semplice, scorrevole e molto coinvolgente e anche la serie tv che ne è stata tratta, è fatta molto bene, che vi consiglio di vedere perchè fedele a questo libro. E' una lettura appassionante e assolutamente necessaria per chi è appassionato di storia moderna e della seconda guerra mondiale, per conoscere una parte, dalle dirette testimonianze dei ragazzi di allora, di quella che fu una delle più profonde tragedie del novecento.