«Un mito per gli appassionati dell'impossibile». Corriere della Sera Quello di Marco Olmo per il deserto è un amore che nasce più di vent’anni fa quando il corridore piemontese, all’epoca neppure cinquantenne, si è appena affacciato all’universo delle ultramaratone. È il 1996, infatti, quando Marco Olmo riceve la proposta di partecipare alla Marathon Des Sables, nel deserto del Sahara. Marco ha già visto il deserto, ma come un turista, dal finestrino di un’auto e con l’aria condizionata accesa. Ora invece ha l’opportunità di stare là fuori, a correre come già corre fra le montagne di Robilante, il paesino dove vive. Quella Marathon Des Sables è un successo, nella classifica generale si posiziona terzo, facendosi notare dal pubblico e dalla stampa internazionale, e il deserto gli entra dentro, cambiando il suo modo di correre. È da quel momento, infatti, che la sua specialità diventa la lunga distanza, da affrontare prima di tutto con una qualità che diventerà la sua cifra: la resistenza. In questo libro, Marco Olmo ripercorre oltre due decenni di gare nei deserti di tutto il mondo: da quello libico al deserto della Giordania, dalla terribile Valle della Morte in California fino alle zone desertiche dell’Islanda, passando per il deserto di sale della Bolivia, il Sinai e molti altri. Non si possono lasciare tracce nel deserto, Marco lo ha imparato in questi anni: una sola raffica di vento è sufficiente a farle scomparire dalla sabbia. Eppure ogni deserto ha lasciato in lui una traccia incancellabile, alimentando quell'amore di cui sono impregnate le pagine di questo racconto.
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