"Una sorta di interminabile attacco di cuore": così è stato definito "I diabolici," che - unanimemente considerato un classico della letteratura noir - non ha perso un grammo del suo torbido fascino: come dimostrano i commenti dei giovani blogger francesi, i quali scoprono stupefatti quanto l'attuale letteratura psicologica francese "à suspense" debba a un libro che ai loro occhi appare "di un'incredibile modernità", dotato di "un intrigo perfetto" e di "una tensione che fino all'ultimo non ti dà un attimo di tregua". Come nei migliori romanzi di Simenon, quello che conta qui è la progressiva perdita, da parte del protagonista, della percezione della realtà, il suo sprofondare sempre più allucinato in una vertigine di angoscia e di terrore in cui i deliri si accavallano ai ricordi d'infanzia e a un lacerante senso di impotenza. Nei "Diabolici" compaiono per la prima volta alcuni dei marchi di fabbrica della sterminata produzione di Boileau e Narcejac: lo schema triangolare, l'ambientazione provinciale e piccoloborghese, il motivo del colpevole tormentato dal rimorso e dalla paura, la contiguità fra innocenza e colpa; e soprattutto l'inversione dei ruoli: in un'autentica spirale di orrore, l'assassino si trasforma in una vittima braccata da "colei che non c'è più" - la donna che sa di aver ucciso.
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Il giorno di Halloween ho deciso di immergermi tra le pagine di un classico della letteratura noir. Non è un titolo molto visto qui su instagram e forse i nomi di Boileau e Narcejac non vi dicono nulla, ma aspettate! Scommetto che tutti avete presente il film di Hitchcock “Vertigo. La donna che visse due volte”. Ecco, la sceneggiatura è stata tratta dall'omonimo romanzo, scritto a quattro mani proprio da questi due autori francesi.
Fatte le presentazioni, veniamo a I diabolici! L'intreccio mi ha ricordato molto i gialli di Simenon ma l'atmosfera è decisamente più cupa. Inizialmente, Ravinel concepisce l'omicidio come soluzione ad una vita monotona e insoddisfacente. Tuttavia, l'evento si trasforma in trauma e rimane incistato nella fragile psiche dell'uomo; i sensi di colpa e la graduale perdita dell'esame di realtà sono conseguenze che lo trascineranno in un turbine ossessivo e delirante da cui sembra impossibile uscire.
La nebbia è presenza costante - reale e concreta, certo, ma anche metafora della progressiva confusione di Ravinel. In mezzo alla foschia si materializzano fantasmi, attuali e passati, che si confondono tra loro e con la realtà. Grazie ad una narrazione incalzante e al susseguirsi di un colpo di scena dietro l'altro arriviamo all'apice della tensione e al ribaltamento dei ruoli tra carnefice e vittima.
Ho divorato questo libro in due sere e mi è piaciuto molto, per cui ve lo super consiglio!