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Kelanth

Kelanth

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Death with Interruptions

Le intermittenze della morte

By
José Saramago
José Saramago,
Margaret Jull Costa
Margaret Jull Costa(Translator)
Death with Interruptions

Le intermittenze della morte è un romanzo di José Saramago, che è stato uno scrittore, giornalista, drammaturgo, poeta e critico letterario portoghese, premio Nobel per la letteratura nel 1998, scritto a Lisbona nel 2005.

La scrittura di Saramago è veramente particolare: tende a scrivere frasi molto lunghe, usando la punteggiatura in un modo anticonvenzionale. Ad esempio, non usa le virgolette per delimitare i dialoghi, non segna le domande col punto interrogativo; i periodi possono essere lunghi anche più di una pagina e interrotti solo da virgole dove la maggior parte degli scrittori userebbe dei punti. Questo all'inizio, e per chi entra per la prima volta in contatto con l'autore, rende la lettura un po' difficile, ma ben presto ci si abitua.

Come l'altro libro che ho letto “Cecità” e molti altri la storia iniziano con un avvenimento inaspettato, surreale o impossibile, che si verifica in un luogo imprecisato. Non ci si deve domandare come sia potuto accadere: è successo, punto e basta. Da questo avvenimento scaturisce poi una storia complessa, occasione per studiare le mille forme del comportamento e del pensiero umano. I protagonisti (spesso senza nomi propri) devono cercare con le loro sole forze di uscire dalla situazione che si è venuta a creare.

In questa storia in un paese senza nome, allo scoccare della mezzanotte del 31 dicembre nessuno muore più. All'inizio la gioia è grande, ma ben presto molti problemi cominceranno ad affiorare in un paese dove nessuno più muore: chi sulla morte faceva affari per esempio perde la sua fonte di reddito; la chiesa, ora che non c'è più lo spauracchio della morte e non serve più nessuna resurrezione sarà in discussione. Dopo sette mesi però la morte annuncia che sta per riprendere il suo usuale lavoro, affidando però a delle lettere consegnate per posta, una settimana prima dello sfortunato evento, l'annunciazione della futura dipartita ai diretti interessati.

Anche qui è frequente l'uso dell'ironia: ai personaggi non vengono risparmiate critiche per i loro comportamenti, spesso discutibili, ma profondamente umani. La lettura non è semplice anche se non siamo davanti ad una riflessione sul senso della vita o quello della morte, ma semplicemente uno studio dell'animo umano, delle dinamiche sociali, una critica alla società. Siamo di fronte ad una storia intelligente, piacevole, audace e barocca e sebbene la parte centrale sia la più ostica, il finale merita molto.

L'unico peccato è aver letto prima di questo “Cecità” e dunque non potere affibbiare a questo le cinque stellette, perché questo per me è un gradino sotto al primo.

June 6, 2014
Visitare il villaggio Crespi d'Adda

Visitare il villaggio Crespi d'Adda

By
Marco Pedroncelli
Marco Pedroncelli(Curatore)
Visitare il villaggio Crespi d'Adda

Crespi d'Adda è una frazione del comune italiano di Capriate San Gervasio, in provincia di Bergamo, Lombardia. Il paese sorge poco sopra la confluenza del fiume Brembo nell'Adda, all'estremità meridionale dell'Isola bergamasca. Crespi è il nome della famiglia di industriali cotonieri lombardi che a fine Ottocento realizzò un moderno “Villaggio ideale del lavoro” accanto al proprio opificio tessile, lungo la riva bergamasca del fiume Adda.

Il Villaggio Crespi d'Adda, operante nel settore tessile cotoniero sorto a opera di Cristoforo Benigno Crespi a partire dal 1875 e passato poi nelle mani del figlio, è una vera e propria cittadina completa costruita dal nulla dal padrone della fabbrica per i suoi dipendenti e le loro famiglie. Ai lavoratori venivano messi a disposizione una casa con orto e giardino e tutti i servizi necessari.

Un villaggio ideale del lavoro, un piccolo feudo dove il castello del padrone era simbolo sia dell'autorità che della benevolenza, verso i lavoratori e le loro famiglie. Il Villaggio è ancora oggi un paese abitato. Per il suo rilievo storico e architettonico fu, nel 1995, annoverato tra i patrimoni dell'umanità dall'UNESCO.

Questo libretto è una guida per il visitatore che desidera conoscere il villaggio di Crespi d'Adda, con informazioni complete, immagini, percorso guidato e cartina del Villaggio e del fiume. E' fatto molto bene e merita davvero l'acquisto visto anche il prezzo esiguo e che il tutto va alla fondazione che mantiene vivo il villaggio.

May 25, 2014
Pandino e il Castello Visconteo

Pandino e il Castello Visconteo

By
Giuliana Albini
Giuliana Albini
Pandino e il Castello Visconteo

Libricino, comperato durante la visita del Castello Visconteo di Pandino, usato come guida turistica sul posto e riletto una volta arrivato a casa più approfonditamente.

Intorno al 1355, il signore di Milano Bernabò Visconti, grande appassionato di caccia, scelse Pandino per farvi costruire un castello per poter comodamente risiedere in questi luoghi e dedicarsi alla sua attività prediletta; il nostro territorio infatti, in quell'epoca era ancora ricco di boschi abitati e selvaggina.

Ripercorre la storia e l'architettura di questa famosa costruzione del milanese, attraverso anche l'ausilio di foto e illustrazioni. Estratto da un libro molto più corposo, (che mi sarebbe piaciuto acquistare in vece di questo, ma non più ristampato), è sufficientemente esaustivo, ma non eccelle in nulla.

May 25, 2014
La vita e la salute degli operai

La vita e la salute degli operai

By
Silvio Benigno Crespi
Silvio Benigno Crespi
La vita e la salute degli operai

Silvio Benigno Crespi nato nel 1868 e morto nel 1944 è stato un imprenditore, inventore e politico italiano. Primogenito di Cristoforo Benigno Crespi e di Pia Travelli collaborò e poi succedette al padre nella conduzione del cotonificio di Crespi d'Adda che ampliò insieme al villaggio operaio. Fu il primo presidente dell'Associazione fra gli Industriali Cotonieri e membro del Consiglio Superiore dell'Industria e del Commercio e fu deputato e senatore (nel 1920) nelle file dei liberali cattolici e svolse un'intensa attività in parlamento a favore dell'industria e del commercio.

Questo libro pubblicato nel 1894 è uno studio sui mezzi per prevenire gli infortuni, analizzando e cercando di mitigare i problemi legati alle condizioni di lavoro degli operai: l'abolizione del lavoro notturno nelle fabbriche, il diritto al riposo festivo settimanale, la riduzione delle ore di lavoro e la tutela sul lavoro dei minori.

E' impressionatane e anche un po' sconvolgente leggere che nel 1894, in piena rivoluzione industriale, si parlava già di tutela dei lavoratori, di formazione, di prevenzione degli infortuni e ancora oggi dopo più di cento anni siamo qui a interrogarci su queste cose quando leggiamo di lavoratori morti mentre lavoravano.

Trovo molto bello, anche se utopico, il sogno di imprenditori illuminati come Crespi, quello di ricreare un ambiente abitativo intorno al centro lavorativo, fornendo loro tutti i confort possibili per fidelizzare il lavoratore, formarlo per renderlo felice per farlo lavorare meglio.

Consigliato agli addetti del settore.

May 25, 2014
Stoner

Stoner

By
John Williams
John Williams
Stoner

Questo libro potrebbe essere riassunto con una frase del tipo “una delle più belle storie e scritture che abbia mai letto, sul personaggio più inutile ed irritante della storia della letteratura contemporanea”. E si potrebbe anche finire qui, ma andiamo con ordine...

Stoner è un romanzo del 1965 dello scrittore statunitense John Edward Williams, che è stato un romanziere, poeta e accademico statunitense, vincitore di un National Book Award per la narrativa nel 1973. All'attivo vanta pochissimi libri, solo quattro, pubblicati anche in Italia da Fazi editore dopo la riscoperta di quest'autore semi sconosciuto grazie al passaparola e ai social network che ha fatto di “Stoner” un bestseller. È stato apprezzato da pubblico, critica e scrittori, raccogliendo pareri favorevoli. Pensate che quando questo romanzo fu pubblicato nel 1965, inizialmente non riscosse molto successo, vendendo solo duemila copie.

Ma esattamente di cosa parla questo romanzo? Di un professore universitario, o meglio della storia della sua vita, così piatta e desolata, della sua totale apaticità, che per i tre quarti del libro ti viene voglia di entrare nella storia, prenderlo per il bavero del cappotto alzarlo da terra e fargli sbattere la testa contro il muro: non si allontana mai per più di centocinquanta chilometri da Booneville, il piccolo paese rurale in cui è nato, mantiene lo stesso lavoro per tutta la vita, per quasi quarantanni è infelicemente sposato alla stessa donna, ha sporadici contatti con l'amata figlia (e qui sta forse la sua colpa più grave), per i suoi genitori è un estraneo e per sua ammissione ha soltanto due amici, uno dei quali morto in gioventù.

Dunque cosa fa questo libro un bestseller? Sicuramente la scrittura di Williams: semplice, delicata, fluida, poetica, di grande effetto, lo scorrere delle pagine durante la lettura è veloce e arriva direttamente al lettore, ancor più, emoziona; poi probabilmente questo libro ha successo perché alla fin fine descrive una vita normale, anche se fallimentare a mio avviso, comune a tutti, possiamo riconoscere molti aspetti della vita di ognuno di noi in “Stoner” e dunque ci possiamo sentire anche noi un po' protagonisti con le nostre vite di tutti i giorni, di questo romanzo.

Questo comunque non toglie l'irritabilità che mi ha provocato questa lettura, Stoner è troppo apatico, troppo immobile rispetto alla vita per rendermelo in qualche simpatico e non posso davvero dimenticare, per quanto belle siano le descrizioni dell'autore, i troppi passaggi in cui avrei voluto prenderlo a schiaffi.

May 23, 2014
Ottaedro

Ottaedro

By
Julio Cortázar
Julio Cortázar,
Flaviarosa Nicoletti Rossini
Flaviarosa Nicoletti Rossini(Translator)
Ottaedro

Ottaedro è una raccolta di otto racconti di Julio Cortázar, che è stato uno scrittore e poeta argentino, particolarmente attivo nei generi del fantastico, della metafisica e del mistero. Stimato da Borges, è stato spesso paragonato a Čechov e Edgar Allan Poe. I suoi racconti non seguono sempre una linearità temporale ed i personaggi esprimono una psicologia profonda.

Questa raccolta di otto racconti è stata pubblicata nel 1974 e riprende la figura geometria di un nitido poliedro, con le sue otto facce. I temi di questi scritti sono sempre collegati ad alcuni oggetti, sensazioni, paure del protagonista, che scatenano reazioni attorno a cui l'autore riesce a ricavarne delle storie.

Devo dire che di otto storie quelli che mi sono veramente piaciuti sono stati tre: “Liliana che piange”, “Manoscritto trovato in una tasca”, “Luogo chiamato Kindberg”, e anche questi non li ho trovati eccelsi, posso dire che sono quelli che ho letto più volentieri, gli altri proprio non li ho digeriti, la scrittura è pesante, troppo ermetica, poco sulle mie corde personali di lettura. Alcuni sono stati davvero poco accattivanti e ho fatto davvero fatica a leggerli nonostante l'esiguità degli stessi. Di quasi tutti però ho apprezzato l'idea che stava dietro alla storia, il loro punto di origine, ma la scrittura mi ha indispettito oltremodo non facendomeli gradire.

Sono pochi gli scrittori sud americani che mi piacciono e Cortazar, sicuramente non rientra tra questi.

May 20, 2014
Il duomo di Milano. Una storia lunga 600 anni

Il duomo di Milano. Una storia lunga 600 anni

By
Touring Club Italiano
Touring Club Italiano
Il duomo di Milano. Una storia lunga 600 anni

Guida del Touring Club sul Duomo di Milano fatta molto bene, contiene la storia del Duomo, una parte della storia della Veneranda Fabbrica che è tanto cara ai milanesi che la citano nei proverbi, per indicare una cosa molto lunga: “longh cumè la fabrica del domm” e molte mappe con le posizioni delle varie meraviglie di quella che è la terza cattedrale della cristianità dopo San Pietro a Roma e quella di Siviglia in Spagna.

Porta in rilievo quelle che sono le opere maggiori conservate sia nel Duomo stesso che nel relativo museo, analizza l'architettura e l'arte che ha plasmato nei secoli non solo il Duomo stesso, ma anche la piazza e le vie circostanti, percorrendone la storia e le vicissitudini di colori che ne furono i mecenati e i lavoratori.

May 19, 2014
L'ultima avventura del pirata Long John Silver

L'ultima avventura del pirata Long John Silver

By
Björn Larsson
Björn Larsson,
Katia De Marco
Katia De Marco(Translator)
L'ultima avventura del pirata Long John Silver

L'ultima avventura del pirata Long John Silver è un libro di ottanta pagine dell'autore svedese Björn Larsson, che ha ridato la vita al mitico pirata Long John Silver nel libro precedente a questo “La vera storia del pirata Long John Silver”. Si legge davvero in un niente, è sembra brutto dirlo, ma il niente è più o meno quello che lascia dopo la lettura.

La notizia migliore che apprendiamo da questo racconto trasformato in libro è che Long John Silver è ancora vivo e si è preso gioco di tutti. Non è esploso assieme alla polveriera del forte dove si era barricato come ci aveva fatto supporre lo scrittore svedese Bjorn Larsson fra le pagine finali del suo bestseller citato prima, romanzo in cui ci veniva raccontata l'avventurosa biografia dell'immortale personaggio creato da Robert Louis Stevenson. Per scoprirlo abbiamo però dovuto aspettare ben diciott'anni e la pubblicazione di questo libricino e tratta di un capitolo inedito dell'originario romanzo del 1995 che venne però tagliato dal manoscritto. Un capitolo che fu tagliato perché l'editore Norstedts aveva giudicato troppo lungo “La vera storia del pirata Long John Silver”.

Ovviamente leggere “L'ultima avventura” senza aver letto prima “La vera storia” non darà assolutamente alcuna soddisfazione; ma in ogni caso neanche procedere nella maniera corretta aggiunge molto alla prima storia e sinceramente se questo seguito non ci fosse stato non ci saremmo persi alcunché.

Unico aspetto positivo di questo libro sono i ricordi che suscita nella lettura per chi ha letto il primo parecchio tempo fa, facendo comparire nella mente i fasti del primo libro con tutti i suoi personaggi collegati.

May 14, 2014
Cuore di cane

Cuore di cane

By
Mikhail Bulgakov
Mikhail Bulgakov,
Viveka Melander
Viveka Melander(Translator)
Cuore di cane

Cuore di cane è un classico della letteratura del novecento, è un romanzo fantascientifico-satirico, che narra la storia della trasformazione chirurgica di un cane in un uomo, con chiaro intento parodistico e satirico nei confronti della nuova società sovietica e dei suoi sviluppi post-guerra.

La storia è quella di un bizzarro esperimento scientifico: un cane randagio affamato e tremato scruta e giudica l'umanità da un androne, fino a che un professore di medicina molto famoso lo salva prendendolo con sé con lo scopo, insieme al suo assistente, di trapiantare al cane Pallino i testicoli e l'ipofisi appartenente a un uomo morto. Pallino diventerà uomo, proletario, rivoluzionario, violento, una persona volgare, beve vodka e si ubriaca, è sempre insomma più lontano dal cane simpatico e affabile delle prime pagine del libro. Il racconto, crudo, ironico e moderno ancora oggi, sarà denso di avventure grottesche di un animale che scopre il mondo con la sensibilità di un essere umano.

E' evidente la critica nei confronti della società sovietica, in particolare verso i nuovi ricchi del periodo che segue la rivoluzione sovietica e infatti questo come molti altri scritti di Bulgakov rimasero chiusi nel cassetto per tanti anni e sono stati pubblicati solo dopo la sua morte, come anche il suo romanzo più famoso “Il maestro e la margherita”, che gli ha assicurato l'immortalità nella letteratura mondiale.

Sicuramente da leggere, perché divertente, di breve durata ed estremamente ironico.

May 13, 2014
The Stranger

Lo straniero

By
Albert Camus
Albert Camus
The Stranger

Lo straniero, un classico della letteratura contemporanea, è un romanzo dello scrittore e filosofo francese Albert Camus, vincitore del Premio Nobel del 1957, pubblicato nel 1942, questo libro è conosciuto per le sue tematiche che molti critici considerano esistenzialiste, come l'assurdità della vita e l'indifferenza del mondo. Camus però non si considerò mai un esistenzialista.

Protagonista è Meursault, un modesto impiegato che vive ad Algeri in uno stato di indifferenza, di estraneità a se stesso e al mondo. Un giorno, dopo un litigio, inesplicabilmente Meursault uccide un arabo. Viene arrestato e si consegna, del tutto impassibile, alle inevitabili conseguenze del fatto - il processo e la condanna a morte - senza cercare giustificazioni, difese o menzogne.

Camus, dopo la lettura di questo libro, di questo unico libro, arriva sicuramente ad essere uno dei miei autori preferiti, e anche se ne seguiranno certamente altri che non saprò quanto e se mi piaceranno, non cambierò il mio giudizio; perché le folgorazioni accadono e raramente mi succede di essere così fortemente catturato da una storia, o dal metodo di scrittura come in questo caso.

Leggendo questo meraviglioso di romanzo si avverte costantemente il desiderio di indugiare sopra ogni frase, rileggerla e rileggerla, un incipit che è forse uno dei più belli della letteratura:
“Oggi la mamma è morta. O forse ieri, non so. Ho ricevuto un telegramma dall'ospizio:“Madre deceduta. Funerali domani. Distinti saluti.”Questo non dice nulla: è stato forse ieri. L'ospizio dei vecchi è a Marengo, a ottanta chilometri da Algeri. Prenderò l'autobus delle due e arriverò ancora nel pomeriggio. Così potrò vegliarla e essere di ritorno domani sera. Ho chiesto due giorni di libertà al principale e con una scusa simile non poteva dirmi di no. Ma non aveva l'aria contenta. Gli ho persino detto: “Non è colpa mia.”

Oppure passi come “Ora il sole mi bruciava anche le guance e ho sentito delle gocce di sudore accumularsi nelle sopracciglia. Era lo stesso sole di quel giorno che avevo sotterrato la mamma e, come allora, era la fronte che mi faceva più soffrire: tutte le vene mi battevano insieme sotto la pelle. A causa di quel bruciore che non potevo più sopportare ho fatto un movimento in avanti. Sapevo che era stupido, che non mi sarei liberato dal sole spostandomi di un passo. Ma ho fatto un passo, un solo passo in avanti. E questa volta, senza alzarsi, l'arabo ha estratto il coltello e me l'ha presentato nel sole. La luce ha balenato sull'acciaio e fu come una lunga lama scintillante che mi colpisse alla fronte. In quello stesso momento, il sudore dalle mie sopracciglia è colato di colpo giù sulle palpebre e le ha ricoperte di un velo tepido e denso. Non sentivo più altro che il risuonar del sole sulla mia fronte e, indistintamente, la sciabola sfolgorante sprizzata dal coltello che mi era sempre di fronte. Quella spada ardente mi corrodeva le ciglia e frugava nei miei occhi doloranti. è allora che tutto ha vacillato. Dal mare è rimontato un soffio denso e bruciante. Mi è parso che il cielo si aprisse in tutta la sua larghezza per lasciar piovere fuoco. Tutta la mia persona si è tesa e ho contratto la mano sulla rivoltella. Il grilletto ha ceduto, ho toccato il ventre liscio dell'impugnatura e è là, in quel rumore secco e insieme assordante, che tutto è cominciato. Mi sono scrollato via il sudore ed il sole.Ho capito che avevo distrutto l'equilibrio del giorno, lo straordinario silenzio di una spiaggia dove ero stato felice. Allora ho sparato quattro volte su un corpo inerte dove i proiettili si insaccavano senza lasciare traccia. E furono come quattro colpi secchi che battevo sulla porta della sventura.”

“Lo Straniero” è un romanzo fondamentale, imperdibile ed attuale. Alienazione ed esistenzialismo: queste le due parole chiavi. Da non confondere con l'apatia, qui troviamo quasi una volontà di estraneità, da qualsiasi cosa, un silenzio per tutto il libro dove quasi non è il protagonista a parlare, ma la Natura che lo circonda (quella calda e soleggiata del Mediterraneo) rotto soltanto dai quattro colpi di pistola e dal grido finale.

Erano anni che non leggevo un libro del genere. Un capolavoro fin dalla prima frase, una scrittura disarmante.

May 7, 2014
Finché il cuculo canta

Finché il cuculo canta

By
Mauro Corona
Mauro Corona
Finché il cuculo canta

Finché il cuculo canta è un libro dello scrittore, scultore, alpinista friulano Mauro Corona, pubblicato nel 1999 per le edizioni Biblioteca dell'immagine, ha già avuto molteplici ristampe. Il libro è illustrato dal figlio dell'autore, Matteo.

Il libricino è un insieme di venti racconti divisi in cinque categorie, più una finale. Ogni episodio è ambientato nella terra tanto amata dallo scrittore, dal suo paese, Erto, ai boschi e alle vette.

La serie di racconti intitolata “aria” verte sull'alpinismo, con resoconti di scalate e di amicizie particolarmente significative. In “cielo” l'autore ricorda il suo corvo Franz, che lo seguiva ovunque, e un'aquila che gli faceva paura. In “fuoco” viene trattato il tema della caccia al camoscio, tra ricordi d'infanzia e leggende di paese. In “acqua” vengono presentate tre storie drammatiche di donne, realmente esistite o a tratti mescolate con una sorta di superstizione. In “terra” si ritrovano le vite dei lavoratori di montagna, artigiani del legno, boscaioli o cavatori.

Tutta la narrazione, come per tutti i suoi primi libri, è personale, incentrata sui suoi ricordi, i suoi lavori, il suo paese natale; l'ultimo brano, che porta il titolo del libro, è un ricordo e un commiato agli amici di sempre, i compagni di lavoro e di bevute.

Con le sue parole semplici, schiette e cariche d'emozioni ed una narrazione veloce e personale questo libro inevitabilmente colpisce chi ama la montagna.

May 3, 2014
Apocalisse Z

Apocalisse Z

By
Manel Loureiro
Manel Loureiro,
Claudia Marinelli
Claudia Marinelli(Translator)
Apocalisse Z

Apocalisse Z è un romanzo horror-apocalittico di Manel Loureiro del 2008, è il primo di una trilogia che prosegue con Apocalisse Z. I giorni oscuri e Apocalisse Z. L'ira dei giusti, quest'ultimo pubblicato quasi a furor di popolo per via delle varie iniziative che si sono create sui social network tra i vari appassionati di Loureiro che avevano quasi perduto le speranze di poter leggere il finale della trilogia in quanto la casa editrice, forse visto l'esiguo numero di copie vendute, non aveva intenzione di dar seguito alla stampe dell'ultima parte della trilogia.

La trama è quella classica del sopravvissuto dopo la fine del mondo come noi la conosciamo: Un giovane avvocato di trent'anni residente spagnolo apprende dalla televisione la notizia che in Russia, un gruppo di guerriglieri ceceni prende d'assalto una base militare. Dalle prime frammentarie notizie che trapelano dalla censura russa si parla di un virus del ceppo ebola, anche se si comincia a parla di ritorno in vita di persone morte che manifestano una forte aggressività. Ben presto le forze mediche inviate dall'OMS per contenere l'epidemia vengono ritirate riportando in patria dei feriti, saranno i germogli di nuovi focolari dell'infezione sul pianeta. Nel giro di pochi giorni, tutti i Paesi dell'Unione Europea fanno lo stesso. Poi intere città vengono isolate e messe in quarantena. Poi entra in vigore la legge marziale. Ma è tutto inutile. Ormai niente è più come prima. Non c'è elettricità, manca l'acqua potabile, la benzina è finita, gli scaffali dei negozi sono vuoti. Nessun uomo gira per le strade. Perché chi lo fa non è più un uomo. È diventato uno zombie.

Lo stile di scrittura, ossia il racconto delle varie peripezie del protagonista tramite la tenuta di un blog prima e di un diario successivamente, richiama un'altra trilogia simile, ovvero “Diario di un sopravvissuto agli zombie“ di Bourne; a dispetto di quest'ultimo, il libro che ho appena finito di leggere pecca in molte più parti di ingenuità, ripetitività delle situazioni e un linguaggio che alcune volte non è all'altezza della trama. Soprattutto nel seconda metà del libro, si avverte una stanchezza nel portarlo avanti che nell'altro libro citato manca. L'autore si dimostra un po' troppo acerbo dal punto di vista tecnico e stilistico.

Oltre al protagonista principale, si è scelto di affiancargli un gatto di nome Lucullo, che lo seguirà nell'odissea della trama, scelta simpatica, soprattutto se avete anche voi un gatto in casa, ma che mostra la corda in vari punti del libro. Altro protagonista sarà un ucraino che somiglia ad Asterix e nel finale un paio di altre sopravvissute, una ragazza e una suora, che prevedo una trombata dal protagonista e l'altra usata per pranzo da qualche zombie nel prossimo libro.

E' ovvio che è molto difficile inventare nuovi filoni o avere nuove idee in un genere come questo ma tutto sommato questo romanzo si può dire riuscito discretamente bene. Il tono horror è mischiato con l'action e l'avventura, e “Apocalisse Z” ha le carte giuste per intrattenere e divertire malgrado la storia mostra il fianco ad alcune divagazioni inconcludenti (la ricerca della misteriosa valigetta) e una serie di scene viste e riviste.

A conti fatti però il libro funziona abbastanza bene, si legge scorrevolmente, distrae dalla quotidianità quanto basta, ed ha una bella atmosfera cupa e senza speranza come nei migliori film di George A. Romero. Il finale è ovviamente aperto ad un sequel.
Consigliato agli appassionati del genere e solo a loro.

April 17, 2014
Delitto e castigo

Delitto e castigo

By
Fyodor Dostoevsky
Fyodor Dostoevsky,
Alfredo Polledro
Alfredo Polledro(Translator)
Delitto e castigo

Delitto e castigo è un romanzo pubblicato nel 1866 dallo scrittore russo Fëdor Dostoevskij che è considerato, insieme a Tolstoj, uno dei più grandi romanzieri e pensatori di tutti i tempi; insieme a Guerra e pace di Lev Tolstoj, questo libro fa parte dei romanzi russi più famosi ed influenti di tutti i tempi. Esso esprime i punti di vista religiosi ed esistenzialisti di Dostoevskij, con una focalizzazione predominante sul tema del conseguimento della salvezza attraverso la sofferenza.

Lo svolgimento dei fatti è quasi tutto a Pietroburgo, una città fantasma, sfondo infernale di un'umanità disperata, simbolo di un mondo sul ciglio dell'abisso, nel corso di un'afosa estate. Il giovane Raskòlnikov, abbandonati gli studi, decide di uccidere una vecchia usuraia per dimostrare a sé stesso di essere un uomo “eccezionale”, al di là del bene e del male. Rimasto travolto dal proprio atto e tormentato dalla coscienza del fallimento, si consegna spontaneamente alla giustizia, cedendo a quella stessa norma che credeva di poter travalicare. Incentrato su un unico personaggio - l'omicida Raskòlnikov - e concepito da Dostoevskij per “scavare a fondo tutti i problemi” dello spirito umano, il romanzo si popola tuttavia di molteplici figure, ognuna delle quali possiede una propria autonomia e compiutezza.

Delitto e castigo illustra il tema del conseguimento della salvezza attraverso la sofferenza, una caratteristica comune nell'opera di Dostoevskij. Questa è l'idea (del tutto cristiana) che l'atto del soffrire ha un effetto purificatore sullo spirito umano, che gli rende accessibile la salvezza in Dio.

Il romanzo ha il suo evento chiave proprio nel duplice omicidio. Raskol'nikov reputa di essere un “superuomo” e che avrebbe potuto commettere in modo giustificato un'azione. In tutto il libro vi sono esempi di ciò: menziona Napoleone molte volte, pensando che, per tutto il sangue che versava, faceva del bene. Raskol'nikov pensa di poter trascendere questo limite morale uccidendo l'usuraia, guadagnando i suoi soldi, ed usandoli per fare del bene. Il vero castigo di Raskol'nikov non sarà il campo di lavoro a cui è condannato, ma il tormento che sopporta attraverso tutto il romanzo. Questo tormento si manifesta nella suddetta paranoia, come anche nella sua progressiva convinzione di non essere un “superuomo”, poiché non ha saputo essere all'altezza di ciò che ha fatto.

Oltre al destino di Raskol'nikov, il romanzo, con la sua lunga e varia lista di personaggi, tratta di temi comprendenti la carità, la vita familiare, l'ateismo e l'attività rivoluzionaria; decisivi per il protagonista saranno appunto i vari Porfirij Petrovič, il giudice istruttore incaricato di indagare sull'omicidio, la madre Pulcherija Aleksandrovna Raskol'nikova e la sorella Avdot'ja Romanovna Raskol'nikova, Arkadij Ivanovič Svidrigajlov ricco e villano ex-datore di lavoro della sorella, Dmitrij Prokof'evič Vrazumichin, chiamato da tutti Razumichin, è il leale, benevolo ed unico amico di Raskol'nikov, ma il più importante di tutti: Sof'ja Semënovna Marmeladova, che Raskol'nikov incontra in una bettola all'inizio del romanzo, che sarà la causa della sua rinascita spirituale, quando finalmente comprende e accetta di amarla. Sonja, un'anima pura e pervasa di una fede sincera e profonda, costretta però a prostituirsi per mantenere la matrigna tisica e i fratellastri. La giovane offre alla solitudine del nichilismo di Raskol'nikov la speranza e la carità della fede in Dio.

Il libro è sicuramente un capolavoro e null'altro bisognerebbe dire neanche su l'autore. Mi sembra che i quasi 150 anni di letteratura mondiale parlano da soli: pochi sono i romanzi che ancora oggi hanno una tale forza narrativa. Unica domanda che sarebbe lecito sollevare è: cosa diavolo mangiavano questi autori russi dell'ottocento?

Ma io, nell'eterna lotta Tolstojani-Dostojevskijani mi sento di schierarmi con i primi. Una semplice scelta basata su gusti personali: Dostoevskij raccontava personaggi. Era un impareggiabile scavatore di caratteri umani, animi, psicologie, profili, situazioni, quasi un individualista. Tolstoj invece era una narratore, raccontava le storie all'interno della Storia, dinamico e corale, intrecciava personaggi e sfondi facendoli diventare essi stessi storia. Come dire... Era più “epico”. E io lo preferisco.

Credo che prima o poi nessun lettore degno di questo nome possa esimersi di leggere Tolstoj o Dostoevskij, basta aspettare il momento giusto, per godersi queste storie che ancor oggi sono la base della letteratura mondiale.

April 8, 2014
Condominio R39

Condominio R39

By
Fabio Deotto
Fabio Deotto
Condominio R39

“Condominio R39” è un romanzo edito dalla Einaudi Stile Libero dello scrittore esordiente Fabio Deotto, nato 30 anni fa a Vimercate che ha pubblicato vari racconti su Linus, Follelfo, Eleanore Rigby, Inchiostro, Carmillaonline, ha pubblicato anche articoli per le testate online Wired.it, Owni.eu, il Sole24Ore.it e Web-target.com; lavora come traduttore e giornalista freelance, scrive regolarmente per l'edizione web del magazine Wired e collabora con la sezione tech e scienza di Panorama.it.

Il romanzo è un giallo a tinte noir che non si accontenta di rinfrescare le categorie di genere, la trama è originale, la scrittura scorrevole e spigliata, ambientato in una Milano che ricorda le atmosfere di Ballard e Vonnegut.

La trama prende le mosse da un interrogativo legato a un palazzo alla periferia di Milano: cosa è accaduto venerdì 22 marzo nel condominio R39, dove cinque persone sono state trovate in coma e un ragazzo in stato confusionale? Nello stabile, fatiscente e dall'aria opprimente, vivono personaggi strani, inquietanti. Un vecchio biologo infermo ossessionato dalla decomposizione. Una giovane che lavora in un night club e il suo fidanzato, dediti a pratiche erotico-esoteriche. Un'ex attrice di grandi speranze la cui mente è ora preda di fantasmi. Un ragazzino di dieci anni oppresso dall'affetto morboso della madre. In questa gabbia di personalità deviate, un atto violento e all'apparenza inspiegabile. Le indagini sono affidate a un commissario dal passato oscuro e dal presente tormentato. Che in un'atmosfera che si fa sempre più tesa, porterà i protagonisti a fare i conti con ciò che davvero sono.

Un libro con una forte ambientazione “giallo-crime” ma che strizza molto l'occhio alle tinte “noir” con una spruzzata di ”gotico”, Condominio R39 decisamente non annoia e lascia il lettore con ore di sana tensione, anche perché l'autore dosa sapientemente gli indizi mano a mano che si prosegue con la lettura, lasciando l'intuizione del colpevole nelle ultime pagine, anche se credo che questo non sia lo scopo finale di questo testo.

Sembra più spostare il peso della bilancia, più che sul giallo in sé, al groviglio di destini estremi, di vite in decomposizione, in un universo privato sconfitto, disastrato, disadattato, ambiguo o irrisolto, in cui fluttuano i vari personaggi, con le loro problematiche o le loro fobie spesso devastanti. 

Ogni personaggio ha la sua storia da raccontare, e Deotto è bravo a saltare tra un personaggio all'altro o tra un lasso temporale e l'altro e quest'ultima forse la trovata che più accentua la caratteristica originalità della storia. La narrazione, la trama, il linguaggio e la tecnica sono da professionista del genere e non da scrittore esordiente; è anche vero che in alcuni punti avrei apportato delle limature e la sensazione di voler insegnare al lettore i valori “buonisti” della vita, a volte pesano un po' troppo sulla trama.

L'autore è sicuramente da tenere d'occhio nei prossimi anni, Condominio R39 è un romanzo atipico, molto singolare in questo momento letterario banalmente seriale, stereotipato e dove le idee originale, sopratutto nei gialli e nel noir mancano inesorabilmente: questo libro appartiene all'isola felice delle narrazioni originali e sincere.

Da consigliare sicuramente.

March 20, 2014
Mr Gwyn

Mr Gwyn

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Alessandro Baricco
Alessandro Baricco,
Snježana Husić
Snježana Husić(Translator)
Mr Gwyn

Mr Gwyn è un romanzo di Alessandro Baricco edito da Feltrinelli nel 2011. Posso affermare sicuramente e senza ombra di dubbio che Baricco rientra tra i miei autori preferiti: “Oceano mare”, “Novecento”, “Seta”, sono romanzi che ho apprezzato al di là del bene e del male e ancora oggi a distanza di molto tempo li ricordo con piacere, ma, come già altri lettori di questo autore, comincio a pensare che mi stia paraculando parecchio.

La trama, estremamente sottile è più o meno questa: Jasper Gwyn è uno scrittore di successo nazionale ed internazionale. Decide all'età di 43 anni di smettere di scrivere. Pubblicherà così d'improvviso una lista di cinquanta cose che non farà mai più e si ritira dalle scene. Si troverà a dover escogitare un modo per poter continuare a vivere di scrittura tenendo sempre fede alla promessa fatta di smettere coi libri. Decide così di diventare un copista, cioè farà ritratti di persone attraverso le parole, senza dipingere.

L'idea di base è fantasiosa quanto basta ad intrigare, lo stile di scrittura è comunque uno dei punti di forza dell'autore, ma sebbene si parta molto bene con l'inizio della storia, comincio ad avvertire le prime avvisaglie di paraculaggine (ovvero come ti infiocchetto le stesse medesime cose altisonanti, come la ricerca del significato della vita, per tutti i libri che scrivo) che si mischiano ad una noia velata e una sorta di fastidio nelle descrizioni delle pratiche dei ritratti ai vari clienti.

Insomma al bagliore geniale dell'inizio, segue il nulla o quasi per poi arrivare ad un finale che sembra un breve necrologio di un giornale di provincia. Insomma di Mr. Gwyn si può dire che è un libro che non lascia traccia alcuna o ne lascia molto poche, appena accennate, e al di là di una certa piacevolezza estetica e di un'idea geniale che poi male viene applicata, i personaggi rimangono accennati, ricchi di una grande potenziale narrativo, ma rimangono sfumati. Chapeau, invece per il personaggio dell'artigiano delle lampadine. Decisamente il più riuscito.

Anche il colpo di scena a tre quarti del libro risulta facilmente intuibile e diventa un po' banale e scontato. Insomma “potevo essere grande” e invece “sono rimasto piccolino”. Se siete alle prime armi con Baricco, consiglio di iniziare da altri libri, se siete sui fans e non avvertite il fastidio di essere paraculati, buona lettura.

March 10, 2014
Le voci del bosco

Le voci del bosco

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Mauro Corona
Mauro Corona
Le voci del bosco

Le voci del bosco è un libro dello scrittore, scultore, alpinista friulano Mauro Corona, pubblicato nel 1998 per le edizioni Biblioteca dell'immagine, ha già avuto venti ristampe. Per quest'opera l'autore ha vinto il Premio letterario Nazionale Carnia nel 1998 e il Premio Letterario Nazionale Majella nel 2002. Il libro è anche illustrato dall'autore.

Questo è il mio terzo libro di Corona, avevo letto “La fine del mondo storto” nel 2010, stroncandolo in maniera assoluta e completa. Avevo così deciso di chiudere con quest'autore e andare davanti, poi mi sono rimangiato la parola un giorno che ero in montagna e non avendo niente da leggere ed essendo le librerie del luogo piene dei romanzi dell'autore ho deciso di prendere “Il volo della martora”, e devo dire che mi è piaciuto davvero molto; a questo punto attingo dai suoi libri per le mie letture in vetta e questo è il mio terzo romanzo.

La trama è molto semplice: attraverso i ricordi e gli insegnamenti del nonno boscaiolo e dei vecchi amici, il protagonista esamina gli alberi della sua terra ci illustra che come noi persone anche gli alberi hanno ognuno la propria personalità. Abete, acero, maggiociondolo, l'autore parla degli alberi e con gli alberi. La sua esperienza di artigiano prima e di scultore in seguito gli dà modo di comprendere ognuno di loro tra aneddoti e leggende svelandone i pregi e difetti, che assumono personalità proprie.

Devo dire che Corona, anche senza uno stile impeccabile e con un semplicissimo ritmo di scrittura, coinvolge il lettore restituendo i colori e gli odori del bosco, si percepisce fino in fondo che l'autore è un profondo conoscitore della natura ma anche dell'animo umano. Non bisogna tralasciare la raccolta di disegni dell'autore, dove traspare il suo essere scultore oltre che amante dei boschi e della natura.
Pagine piacevoli da leggersi camminando per i sentieri dei boschi.

March 9, 2014
La paura e altri racconti della Grande Guerra

La paura e altri racconti della Grande Guerra

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Federico De Roberto
Federico De Roberto
La paura e altri racconti della Grande Guerra

La paura e altri racconti della Grande Guerra è un libro di racconti di Federico De Roberto che è stato uno scrittore italiano del novecento, famoso soprattutto per la sua opera “I Vicerè”; questa particolare edizione è stata data alle stampe per l'avvicinarsi al centenario dello scoppio della prima guerra mondiale.

Quattro i racconti di guerra proposti, scelti tra quanti, fra il 1919 e il 1923, lo scrittore affidò a giornali e riviste: “La paura”, “Rifugio”, “La retata” e “Ultimo voto”. Il primo è il più corposo e famoso, gli altri sono stati scelti a mio parere per presentare in forma diversa tutti gli aspetti dell'eroismo e della crudeltà di quella che fu la prima guerra mondiale, che provocò nove milioni di vittime tra i soldati e sette tra i civili.

La paura è una storia semplicissima e una devastante accusa contro la guerra: un gruppo di soldati italiani provenienti da varie regioni è bloccato in una trincea sotto il tiro micidiale di un cecchino austriaco che impedisce loro di uscire allo scoperto. L'ufficiale al comando non può però lasciare sguarnita un posto di vedetta e deve mandare fuori uno alla volta i suoi uomini per raggiungerla. Moriranno così insensatamente uno ad uno. Nel Rifugio la storia di un disertore e della sua fucilazione viene raccontata da un ufficiale che casualmente viene ospitato e rifocillato dai genitori del soldato fucilato. La retata è invece una divertente parodia delle agiografie belliche. Un soldato racconta in romanesco di come, caduto nelle mani del nemico, riuscì a sua volta a catturare un intero plotone austriaco inventando decine di manicaretti che avrebbero costituito, secondo lui, il “rancio” delle truppe italiane. Gli austriaci, si fanno sedurre dal racconto dell'italiano, fino a decidere di disertare. Nell'Ultimo voto il capitano Tancredi ha per missione di informare una bella ma completamente insensibile contessa del decesso del suo eroico marito. Dopo solo poche settimane apprenderà con amarezza del matrimonio tra lei e un imboscato incontrato in licenza a Roma che lo accompagnerà a dare la triste notizia.

Lo stile dei racconti è molto altisonante, tipico di quei tempi, curiosa l'alternanza tra l'italiano e una miriade di dialetti, che segna una linea di demarcazione tra il linguaggio degli ufficiali e quello dei subalterni; per tutti i quattro racconti traspare il pensiero dell'autore che denuncia le menzogne e le ipocrisie della guerra, ma non manca mai il rispetto per chi ha fatto il proprio dovere.
Ho letto svariati libri su questo conflitto, molti saggi e qualche romanzo di notevole caratura, nella lettura dunque di questi racconti, quasi nulla mi era nuovo, e se devo dire la verità non mi ha entusiasmato moltissimo, ci sono letture sicuramente migliori e dei quattro racconti mi è piaciuto di più l'ultimo che non il primo che dovrebbe essere la colonna portante dell'intero libro; se, visto l'approssimarsi del centenario dello scoppio della prima guerra mondiale, volete cominciare a leggere sull'argomento, non posso che consigliarvi l'ottimo “Niente di nuovo sul fronte occidentale” (per citarne il più conosciuto) e poi indirizzarvi verso quelle piccole case editrici che riempiono gli scaffali delle librerie montane, dove potete trovare delle autentiche perle.

March 2, 2014
Vuoi star zitta, per favore?

Vuoi star zitta, per favore?

By
Raymond Carver
Raymond Carver,
Riccardo Duranti
Riccardo Duranti(Translator)
Vuoi star zitta, per favore?

Secondo libro o meglio seconda raccolta di racconti che leggo di Raymond Carver, che è morto nel 1988 a soli cinquant'anni, ed è stato uno dei grandi scrittori, poeta e saggisti statunitensi del novecento. Ricordo che l'autore fin dalla giovane età si barcamenò tra le più disparate occupazioni, coltivando al tempo stesso una grande passione per la lettura e la scrittura. Carver è stato un maestro della narrativa breve e viene considerato il capostipite del minimalismo letterario americano.

Un matrimonio fallito, due figli sfortunati arrivati troppo presto, una lunga battaglia con l'alcol, un'infinità di bancarotte, traslochi, lavori umili, frustrazioni. Per sopravvivere a tutto questo, come vuole la leggenda, il giovane Raymond si chiudeva in garage per cercare di mettere in fila delle storie ben congegnate.
Con questa raccolta, pubblicata per la prima volta nel 1976, l'esordiente Raymond Carver diede nuova vita al racconto americano: fu immediatamente riconosciuto come il maestro della short story, affermandosi ben presto come uno degli scrittori più amati e più letti del secondo Novecento.

I racconti di Carver sono fatti per spiazzare quel lettore che sia abituato a trovare nella conclusione una morale, una catarsi, un dipanarsi della situazione narrata. Perché ogni conclusione dovrebbe portarci a capire, spiegarci, farci intravedere... Lo scrittore americano, invece, si diverte a fotografare una situazione, senza perdere tempo in spiegazioni inutili e superflue, senza volerci per forza trasmettere un messaggio.

Nei racconti di Carver non ci sono descrizioni altisonanti e particolari, né personaggi che lasciano il segno per più del tempo che impiegherete per finire il racconto. La vita non viene descritta come magica o aulica o sognante, viene esattamente trascritta per come è. Non ci sono logiche da seguire, delle morali da trovare, un messaggio nascosto da scovare e scoprire che porta ad un significato profondo. Ed è per questo soprattutto che leggere questo autore non è un'esperienza facile, immediata.

Carver scrive storie che sprigionano tensione e minaccia e raccontano l'instabilità affettiva, oltre che economica, con una forza incredibile: fotografa uno spaccato della vita di tutti i giorni, soprattutto nelle situazioni e nei momenti legati ai normali eventi della vita quotidiana. Parte dalle cose piccole della vita di tutti i giorni e con una scrittura tecnicamente impeccabile, li espande fino a racchiudere il tutto, ma senza per questo voler arrivare alla verità delle cose. Dai suoi racconti emerge una tristezza e una inadeguatezza totale e inesorabile, perché i suoi personaggi non sanno mai cosa fare, non solo nell'immediato del racconto, ma in tutta la loro miserabile vita.

Questi personaggi hanno tutti qualcosa in comune: la consapevolezza di vivere un'esistenza talvolta quasi impossibile e hanno spesso degli atteggiamenti ostili, posseggono un'ombra dentro di loro, un comportamento che non sempre il lettore riesce a comprendere. L'inquietudine e le ansie del vivere di tutti i giorni lasciano spazio a momenti di sgomento, che in queste vite tormentate non manca mai.
Molto probabilmente le vostre reazioni ad un primo impatto con Carver saranno due: o lo amerete visceralmente (come è capitato a me) o lo troverete così ermetico con il suo lasciare in sospeso tutti i suoi racconti che lo troverete incomprensibile.

Ma di sicuro non vi lascerà indifferenti e questo è già tantissimo per qualsiasi autore.

February 25, 2014
Dieci dicembre

Dieci dicembre

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George Saunders
George Saunders,
Cristiana Mennella
Cristiana Mennella(Translator)
Dieci dicembre

Dieci dicembre è una raccolta di racconti dello scrittore e saggista statunitense George Saunders, che Scrive per il New York Times, il The New Yorker, l'Harper's Magazine, e GQ. Le sue storie trattano spesso dell'assurdità del consumismo, della cultura corporativa e del ruolo dei mass media nella società moderna, essi pongono anche questioni morali. L'elemento tragicomico presente nei suoi testi, gli ha fruttato paragoni con Kurt Vonnegut. George Saunders è riconosciuto come una delle voci più originali e influenti della narrativa americana contemporanea; senza aver mai scritto un romanzo, ma solo racconti, ha ricevuto elogi unanimi dalla critica.

Questa raccolta scritti in un lasso di tempo piuttosto ampio (dal 1995 al 2009) è Finalista al Folio Prize, finalista allo Story Prize, finalista al National Book Award e fra i 100 Notable Books of the Year del New York Times, addirittura quest'ultimo lo definisce come “Il libro più bello che leggerete quest'anno”; di lui Jonathan Franzen scrive che: “Nelle mani di Saunders, ciò che è quasi impossibile appare facile e naturale. Siamo fortunati ad avere uno scrittore come lui.”

In questo testo non si può parlare di una vera e propria trama, ma di temi portanti che si susseguono nelle varie storie. Si tratta di una raccolta scritte in modo inusuale, molto cerebrali, e richiedono una forte interazione del lettore, il quale deve ricostruire un contesto che è spesso surreale, anche i personaggi, sono molto spesso trasparenti, fanno solo da tramite per trasmette emozioni al lettore. Ma è lo stile di scrittura quello che più impressiona chi legge: a tratti allucinato, a tratti più discorsivo e assecondante, a volte di una semplicità estrema ed ironico, a volte complesso ed inquietante, con ricchi dialoghi molto riusciti.

Ovviamente non tutti i racconti sono eccelsi, ma d'altra parte è anche normale il fatto che in una raccolta ci siano racconti più o meno belli e poi il tutto è sempre molto soggettivo. I miei preferiti sono stati sicuramente: “Giro d'onore”, “Fuga dall'aracnotesta”, “Esortazione”, “Le ragazze semplica” e “Dieci dicembre”.

Dieci Dicembre è sicuramente un libro prezioso, un libro sicuramente da consigliare, con una scrittura sobria e mai uguale a se stessa che permette una lettura veloce, mai pesante e sempre squisita anche se è un libro che ha bisogno di pazienza e dedizione.

Saunders è troppo bravo nello sitle per non piacere e decisamente troppo originale per lasciare indifferenti, da leggere.

February 20, 2014
Pilgrim

Pilgrim

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Terry Hayes
Terry Hayes,
Laura Bortoluzzi
Laura Bortoluzzi(Translator),
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Pilgrim

Pilgrim è una storia di spionaggio, anche se non si capisce bene dove effettivamente sia lo spionaggio se non nel citare gli organi d'intelligence americani, mettere ritrovati tecnologici qua e la e qualche bel posto esotico; pubblicato nel 2013, dello sceneggiatore Terry Hayes (Ore 10: calma piatta, Mad Max, Cliffhanger, Flightplan, From Hell), ribadisco la parola sceneggiatore perché appunto è una sceneggiatura quella che ho letto, e ho scritto storia invece di romanzo, perché il romanzo e il lavoro di romanziere è ben altra cosa.

Sarà perché sono cresciuto leggendo romanzi di spionaggio di Forsyth, Le Carrè, Ludlum, ci aggiungo anche i primi libri di Follett per allungare un poco il cerchio, ma non posso lasciarmi piacere, farmi coinvolgere da storie come queste, ma andiamo con ordine...

La trama è questa: Pilgrim, nome in codice di uno degli agenti più abili dei servizi segreti americani dovrà affrontare una missione impossibile, un delitto senza colpevoli, un nemico inafferrabile: il Saraceno. Richiamato in servizio per sventare il rischio che un'arma biologica spaventosa venga innescata negli Stati Uniti e da lì esploda in tutto il mondo, si troverà di fronte all'avversario più astuto ed elusivo che abbia mai incrociato.

Già questo basterebbe per commentare come l'originalità probabilmente non stia di casa dal nostro sceneggiatore: da quando è caduto il muro di Berlino, la nuova frontiera (e sembra l'unica) di uno scrittore di spionaggio è prendere un mussulmano mettergli in mano un'arma di qualsivoglia natura (nucleare, batteriologica, informatica) in grado di devastare il mondo e mandargli dietro la spia perfetta, il grande eroe americano che salverà noi tutti.

Possiamo anche correre su questo, anche se è davvero difficile sradicare il mio immaginario e l'atmosfere patinate e intrise di nebbie dei tempi della lotta USA-URSS che sono indelebili in me per via degli autori citati prima, ma non si può sorvolare sulla stupidità, sull'insipidità, dei protagonisti di questa sceneggiatura: Pilgrim (l'uomo dal sorriso Defcon-1 come dice lui, se leggerete il libro vedrete che la sua modestia è pari alle sue abilità sul campo) è un misto, venuto molto male tra James Bond, Jason Bourne e Nick Stone, che non si capisce come abbia fatto a diventare la spia migliore al mondo visto che non ricorda un numero di telefono, non parla che inglese per di più avendo lavorato a Parigi, Mosca e molti paesi arabi [caspita che spia!], non è un buon tiratore, non riesce a saltare un muro... si insomma devo continuare? Ah, ovviamente è ricchissimo e non lo sa, è stato adottato, è il classico americano che si è fatto da solo e ora spacca culi a tutti, ma soprattutto a chi(oltre a noi lettori?)? Ma certo! Al mussulmano cattivone che è una leggenda (ma sconosciuto a tutte le forze d'Intelligence al mondo) tra tutti i popoli arabi, che ha un passato di soprusi, che ha un piano di distruggere l'America da quando era ragazzino, ma avrà anche un unico amore che proprio alla fine del libro... ma non voglio rivelarvi nulla, anche io sono un'ottima spia come Mr. Sorriso. Vogliamo parlare poi dell'ovviamente super mago hackerone che aiuta il nostro Pilgrim? Del poliziotto di New York, eroe dell'11 settembre? Delle fighissime donne americane? Delle sfigatissime donne arabe?

Oltretutto il libro è ingiustificatamente lungo, con continue digressioni che fanno solo innervosire, visto e considerato che per avere un minimo d'azione vera dobbiamo aspettare le ultime 100 pagine della storia. Non metto in alcun dubbio che tali parti quando sarà girato il film per il cinema (e certo lettori miei, la sceneggiatura è stata già venduta prima che il libro fosse addirittura finito), saranno tagliate, come non metto in dubbio che questo sarà solo il primo della serie, a meno che il primo film non piacerà al pubblico.

Insomma una volta si scriveva davvero e forse qualche regista portava il lavoro sugli schermi, adesso tutto il sottobosco di thriller, spionaggio, crime, sembra servire solo come antipasto al film che ne verrà tratto. Poi quando esce il film nella sale rivengono stampati i libri mettendo sulle copertine l'attore di turno, per alimentare sempre più un mercato che sembra un circolo chiuso.

Io sono qui a rimpiangere i Forsyth, i Carrè, i Ludlum e non mi capacito di come possano venire tributati volti così alti a lavori così mediocri, forse perché ultimamente non si trova di meglio in questo genere. Dunque il mio invito è di andare a recuperare libri come “Un nome senza volto”, “Il pugno di Dio”, “Il codice Rebecca”, “Il giorno dello sciacallo”, “Tutti gli Uomini di Smiley”, solo per citarne alcuni di quando davvero si scrivevano buone storie di spionaggio.

February 10, 2014
Principianti

Principianti

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Raymond Carver
Raymond Carver,
Riccardo Duranti
Riccardo Duranti(Translator)
Principianti

Raymond Carver morto nel 1988 a soli cinquant'anni è stato uno scrittore, poeta e saggista statunitense.
Fin dalla giovane età si barcamenò tra le più disparate occupazioni, coltivando al tempo stesso una grande passione per la lettura e la scrittura. Carver è stato un maestro della narrativa breve e viene considerato il capostipite del minimalismo letterario americano. Un matrimonio fallito, due figli sfortunati arrivati troppo presto, una lunga battaglia con l'alcol, un'infinità di bancarotte, traslochi, lavori umili, frustrazioni. Per sopravvivere a tutto questo, come vuole la leggenda, il giovane Raymond si chiudeva in garage per cercare di mettere in fila delle storie ben congegnate.

Tutti i suoi racconti hanno per protagonisti individui umili, spesso disperati, che si dibattono e si trascinano tra le difficoltà della vita dell'America di provincia. Con la sua scrittura lineare ma attentamente e finemente cesellata, Carver indirizza il lettore attraverso il grigiore della quotidianità , lasciando intravedere solo alla fine quel poco di poesia che resta nelle piccole cose, nelle piccole vite da lui descritte.

Questa edizione, prima versione di “Cosa si parla quando parliamo d'amore” ripristina la versione originaria dell'autore recuperando tutte le parti tagliate, omesse e/o cambiate dal suo editor al tempo della prima pubblicazione. Il lavoro di recupero viene ben raccontato nelle pagine finali del libro, che include tra l'altro le lettere che seguirono tra Carver e Lish (il suo editor).

Nell'America dorata che enfatizza con i suoi miti e le sue immagini il benessere, Carver ci presenta nei suoi racconti l'aspetto di un'altra America che è quella dello spreco e dei nuovi poveri. Così i personaggi descritti vivono tutti una sensazione di vuoto e di perdita sia individuale che collettiva che si presenta in modo diverso ma con un comune denominatore che è quello dell'attesa di qualcosa che è in procinto di accadere. Anche gli oggetti che sono all'interno dei racconti assumono significati che vanno al di là di essere dei semplici suppellettili ma acquisiscono delle potenzialità che servono a fare da cornice al disagio interiore dei personaggi: il frigorifero che improvvisamente si rompe, il televisore che sveglia in modo brusco il protagonista o il telefono che squilla in un momento inopportuno, per non parlare delle bottiglie di alcol che sono onnipresenti.
Il collante che tiene insieme tutti i racconti sembra essere Un'atmosfera insoddisfatta, pesante e triste, la passione per la caccia, l'ossessione per l'alcool. La perdita di equilibrio di una situazione che prima era in apparenza stabile. Il quadro che viene dipinto in così poco spazio, soppesando con cura maniacale le parole costruendo un lessico completamente costruito per il realismo è granitico.

Leggendo questi racconti molte volte si ha la sensazione nel finale di essere lasciato in mezzo alla strada, così, d'improvviso a cercare di raccapezzarsi su come siamo finiti in questo modo; forse è anche questo che ha fatto di Carver un punto di riferimento indiscutibile della letteratura americana del Novecento. I suoi libri sono tradotti in tutto il mondo, amati da più di una generazione e a questo punto anche dal sottoscritto che ha pensato bene di recuperare tutti i suoi libri.

January 10, 2014
La morte di Ivan Il’ič

La morte di Ivan Il’ič

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Leo Tolstoy
Leo Tolstoy,
P. Nori
P. Nori
La morte di Ivan Il’ič

La morte di Ivan Il'ič fu pubblicato per la prima volta nel 1886, ed è uno dei racconti più famosi di Lev Nikolaevič Tolstoj; è anche una delle sue opere più celebrate, influenzata dalla crisi spirituale dell'autore, che lo porterà a convertirsi al Cristianesimo. Il tema centrale della storia è quello dell'uomo di fronte all'inevitabilità della morte. Ogni libro, o meglio ogni libro che si rispetti e vuole essere un grande libro, affronta la morte (in modi molto diversi) così come narra la vita, perché nessuna delle due è imprescindibile dall'altra. Non sono molti però i romanzi che affrontano in maniera così viscerale e profonda questo labile confine. Ma Tolstoy, così come ne “La sonata a Kreutzer”, dimostra di essere il più grande narratore (e non romanziere) di tutti i tempi, ci riesce pienamente.

Ivan Il'ic ha una vita soddisfacente, una buona carriera, una vita familiare e sociale apparentemente appagante. Nel nuovo appartamento di Pietroburgo, città in cui si è trasferito dopo una promozione, cade da uno sgabello, sistemando una tenda, e prende un colpo al fianco. Il dolore provocato dalla caduta diventa, nei giorni, sempre più forte e tutte le cure si rivelano inutili. Il pensiero della morte gli fa riconoscere la falsità della sua vita, di chi lo circonda, dei suoi apparenti successi. L'unica persona che gli sa stare vicino è un giovane servo che lo assiste fino alla terribile agonia. Morente, capisce che così libererà, prima che se stesso, gli altri dalla sofferenza dando la possibilità agli altri di continuare le loro vite menzognere.

Nelle parti centrali del libro, sembrano confondersi le parti: non vi è differenza tra il morente ed i vivi che si accalcano attorno al suo letto di sofferenza, perché essi non sono vivi, ma sono, per Tolstoj, dei morti viventi. Una rivelazione finale conforterà l'anima dell'ancora giovane Ivan che, prima di congedarsi da questo mondo, cercherà di chiedere perdono a chi lo circonda, una richiesta di perdono anche nei confronti del bene più prezioso che possiede l'uomo: la vita. Un perdono liberatorio che il moribondo concederà anche a se stesso, per aver preso coscienza, lì dove finiva la sua vita, dei propri errori.

Il finale è profondamente toccante, scritto magistralmente, in quegli ultimi momenti di vita, tra le tenebre dei suoi perché, egli improvvisamente trova la luce: la morte gli sembra meno brutta, anzi comprende che la morte per lui finiva proprio in quel momento: “E' finita la morte, la morte non c'è più”. Colui che ha vissuto, pone fine alle sue menzogne, alla menzogna che è la vita. Colui che muore, nell'istante in cui muore, è finalmente un uomo.

Questo è un libro imperdibile, perché in poco più di ottanta pagine racchiude in sé la muta verità dello stordimento ultimo dell'uomo e della propria presa di coscienza di fronte alla vita che è riuscito a vivere.

December 17, 2013
Le avventure di Pinocchio

Le avventure di Pinocchio

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Carlo Collodi
Carlo Collodi
Le avventure di Pinocchio

“Le avventure di Pinocchio” è un romanzo scritto da Carlo Collodi, uscì per la prima volta a Firenze nel 1881 e fu pubblicato nel 1883 dalla Libreria Editrice Felice Paggi con le illustrazioni di Enrico Mazzanti; l'accoglienza riservata al libro non fu delle migliori: il perbenismo dell'epoca ne sconsigliò, addirittura, la lettura ai ragazzi “di buona famiglia” per i quali poteva trattarsi di una potenziale fonte d'imitazione. Addirittura le istituzioni vedendo i carabinieri coinvolti in un'opera di fantasia reagirono ricercando eventuali motivazioni per il sequestro del libro, scoprendo però che non ve ne era alcuna. Come evidente, il libro incontrò invece un successo popolare di difficile paragone.

Si tratta di un classico della cosiddetta “letteratura per ragazzi”, vanta innumerevoli trasposizioni: cinematografiche, teatrali, fumettistiche, serie televisive, serie animate e forse il più famoso di tutti è il cartone animato della Disney, che è anche il meno attinente con la storia originale. Oramai il monello Pinocchio è rientrato a pieno titolo nella letteratura mondiale; è un classico che bisogna leggere insieme a tutti gli altri “grandi” del novecento.

Il romanzo, di 36 capitoli, ha come protagonista appunto Pinocchio e le sue famosissime avventure, l'autore lo chiama burattino, anche se è più simile a una marionetta, forgiato da un ciocco di legno durissimo, «che piangeva e rideva come un bambino» che parla, cammina e si muove come un vero bambino e si rivela subito un autentico discolo: la prima cosa che fa è quello di scacciare il Grillo Parlante, di cui non gradisce i saggi consigli, vende l'abbecedario, che il poverissimo Geppetto gli ha comprato sacrificando la sua casacca, per andare al teatro dei burattini; ivi il burattinaio Mangiafoco, prima lo minaccia, poi gli regala cinque monete d'oro. Ma Pinocchio, invece di portarle a Geppetto, si lascia abbindolare dal Gatto e dalla Volpe nella speranza di vedere moltiplicate le monete grazie all'albero degli zecchini; i due non solo lo derubano ma lo impiccano anche; lo salva la Fata dai Capelli Turchini. Dopo essersi fatto di nuovo derubare dal Gatto e dalla Volpe e aver subito altre disavventure ritrova la Fata e sembra voler mettere giudizio. Nel susseguirsi della storia Pinocchio corre il rischio di finire nuovamente in prigione e poi di venir fritto in padella da un pescatore; parte in seguito col suo amico Lucignolo per il Paese dei Balocchi: qui, passati cinque mesi di continua baldoria, si trasforma in asino, come accade a tutti i bambini che vanno nel Paese dei Balocchi. Viene allora comprato dal direttore di una compagnia di pagliacci; azzoppatesi durante uno spettacolo, è venduto a un uomo che vorrebbe fare con la sua pelle un tamburo: tenta perciò di annegarlo, ma i pesci divorano l'involucro asinino e Pinocchio, tornato burattino, fugge a nuoto. In mare viene inghiottito dal pescecane, nel cui ventre incontra Geppetto, il quale, messosi in viaggio per cercarlo, aveva fatto naufragio ed era stato a sua volta inghiottito parecchio tempo prima. I due fuggono dalla bocca spalancata del pescecane e si mettono in salvo. Ammaestrato dalle sue esperienze, Pinocchio mette giudizio, comincia a lavorare per mantenere Geppetto e si mette anche a studiare: ormai è diventato buono, e la conclusione è che una bella mattina si sveglia trasformato in un ragazzo in carne ed ossa.

Nelle intenzioni di Carlo Collodi pare non vi fosse quella di creare un racconto per l'infanzia: nella prima versione, infatti, il burattino moriva impiccato a causa dei suoi innumerevoli errori. Solo nelle versioni successive, pubblicate a puntate su un quotidiano, la storia venne prolungata anche dopo la sequenza dell'impiccagione, giungendo al classico finale che oggi si conosce, con il burattino che assume le fattezze di un ragazzo in carne ed ossa.

Vale sicuramente la pena di leggere questo romanzo, sia per puro divertimento nel leggere una storia che indubbiamente è piena di spunti avventurosi e umoristici e se non altro per la saggezza popolare che trabocca da ogni pagina, che rimane attuale anche ai nostri tempi, gli insegnamenti che ne può trarre un bambino o anche una persona adulta fanno capo a quei principi basilari su cui dovrebbe fondare una società, qualsiasi tipo di società.

December 11, 2013
La novella degli scacchi

La novella degli scacchi

By
Stefan Zweig
Stefan Zweig,
Maria Anna Massimello
Maria Anna Massimello(Translator)
La novella degli scacchi

La “Novella degli scacchi” è un romanzo breve del 1941 ed è anche l'ultimo racconto scritto da Stefan Zweig prima del suo suicidio, avvenuto nel 1942. Per quest'ultimo racconto, l'autore si è ispirato ai suoi ultimi giorni di vita a in Brasile dove si era nascosto con la sua seconda moglie, e l'unica distrazione era appunto una scacchiera. Ha già abbandonato l'Europa, i suoi amici, il mondo e la cultura a cui apparteneva. Ha visto i nazisti condannare al rogo le sue opere e subìto la punizione per essere un ebreo.

Questo è il terzo romanzo che leggo di Zweig, considerato un “minore” europeo della prima metà del novecento, ma che ha scritto con un linguaggio godibile e leggibile anche per noi lettori di oggi e quando una scrittura rimane sempre attuale non siamo di certo di fronte ad uno scrittore da sottovalutare. Ero rimasto letteralmente abbagliato da “Lettera di una sconosciuta”, mi era piaciuto un po' meno “Paura” ed ora eccomi qui a recensire questa “Novella degli scacchi”.

La trama del romanzo: Su un transatlantico che collega New York a Buenos Aires, tra i tanti passeggeri, viaggia il più grande campione di scacchi vivente, il giovane Mirko Czentovic. Personaggio rozzo ma a suo modo prodigioso. Un giovane ottuso, capace solo di giocare magnificamente a scacchi seppure la sua ignoranza era “parimenti universale in tutti i campi”. Alcuni appassionati di scacchi lo sfidano ad alcune partite amichevoli, la prima delle quali ovviamente il campione vince senza il minimo sforzo. Il superbo e indomito McConnor, organizzatore delle sfide, non si dà però per vinto, e nella partita successiva interviene il dottor B., enigmatico passeggero che con i suoi consigli riesce a tener testa a Czentovič e a strappargli una patta.

Tutto il romanzo non è che il riflesso metaforico e l'eco lontano dello sfacelo della vecchia e raffinata Europa per opera del nazismo, mostro devastante, cieco e privo di coscienza. In questa storia lo l'abbandono alla lotta, la stanchezza, è rappresentato proprio nella sconfitta di colui che rappresenta la sensibilità, l'intelligenza, la cultura per opera di un semianalfabeta, eccelso solo nel giocare a scacchi.

Quello che forse è da condannare nello scrittore è il forte atteggiamento aristocratico che pervade tutto il racconto. Tutta la parte in cui Zweig racconta la storia di Czentovic, è colma di un certo disprezzo nei confronti del campione, perché è ignorante e non fa parte dell'élite intellettuale, eppure ha successo proprio in quell'elité che non dovrebbe neanche includere uomini come lui.

Il libro si legge in un paio d'ore, si legge velocemente ma affascina, come anche gli altri romanzi di Zweig; non mancano le parti di forte riflessione come quelle della prigionia del dottor B. ad opera delle SS, uno spaccato sulle nevrosi, sulla follia, per chi viene escluso dal monto esterno e buttato d'improvviso in un luogo dove regna solo il nulla, una tortura continua in cui la mente gira vorticosamente su se stessa senza alcun punto di appoggio fino alla rottura finale.

Consigliato.

December 10, 2013
La notte

La notte

By
Elie Wiesel
Elie Wiesel,
Daniel Vogelmann
Daniel Vogelmann(translator)
La notte

La notte è un romanzo autobiografico di Elie Wiesel che racconta le sue esperienze di ragazzo quindicenne ebreo, deportato insieme alla famiglia nei campi di concentramento di Auschwitz e Buchenwald negli anni 1944-1945, al culmine dell'Olocausto, fino alla fine della seconda guerra mondiale.

Quando fù pubblicato nel 1958 ci vollero tre anni perché fossero vendute le prime 3000 copie. Il libro vendette 1046 copie nei successivi 18 mesi e fece parlare di sé solo fra i critici letterari; poi nel 1997 il libro vendette negli Stati Uniti 300 000 copie e nel 2011 sei milioni, ed era disponibile in 30 lingue. Le vendite incrementarono nel gennaio 2006 quando fu scelto dall'Oprah's Book Club e vendette due milioni di copie, diventando così il terzo bestseller tra i 70 libri del Club.

A distanza di cinquanta anni il libro è stato tradotto in 30 lingue, ed è considerato, accanto a “Se questo è un uomo di Primo Levi” e al “Diario di Anna Frank”, come uno dei capolavori della letteratura sull'Olocausto.

L'impatto molto forte del libro sul lettore deriva molto probabilmente dalla sua costruzione. Il suo linguaggio è semplice, ma ogni frase sembra pesata e cauta, ogni episodio attentamente scelto e raccontato, arrivando su chi legge in maniera molto amplificata.

In poco più di 100 pagine di narrazione frammentaria Wiesel, che prima di essere deportato passava le giornate e le notti a pregare e a leggere il “Talmud”, descrive come l'orrore vissuto nei campi di concentramento e di sterminio lo abbia portato a perdere la fede in Dio e nell'umanità; lacerante anche il rapporto con il padre poiché egli, da adolescente, dovrà badare a lui, scoprendo dentro sé stesso in che modo tutti i valori umani e fraterni possano essere distrutti in condizioni estreme e miserrime come queste: “Se solo potessi sbarazzarmi di questo peso morto [...] Immediatamente mi vergognai di me stesso, per sempre” e ancora: “Qui non ci sono padri, fratelli, amici”, gli disse un Kapo. “Ognuno vive e muore in solitudine”.

Wiesel aveva 16 anni quando Buchenwald venne liberata dagli Alleati nell'aprile 1945, troppo tardi per suo padre, che era morto a causa delle percosse subite, mentre egli assisteva impotente e silenzioso nel letto a castello per paura di essere a sua volta colpito.

Libro straziante, che testimonia ancora una volta, quella che è stata una delle più grandi tragedie del ventesimo secolo: l'olocausto. E' una lettura semplice per via della scrittura dell'autore, ma difficile, incredibilmente impegnativa, perchè queste semplici parole riescono a ascavare dentro di noi e tracciano solchi di incredibile orrore; la narrazione di Wiesel riesce a metterci davanti all'abisso di malvagità che l'uomo ha dentro di sé. Ma parimenti, anche con la nostra forza, la resistenza e la voglia di libertà.

December 9, 2013
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