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Kelanth

Kelanth

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Skeleton Crew

Scheletri

By
Stephen King
Stephen King
Skeleton Crew

Scheletri, in originale “Skeleton Crew” è la terza raccolta di racconti di Stephen King, pubblicata nel 1985, tre anni dopo la precedente, “Stagioni diverse”, e cinque anni prima della successiva, “Quattro dopo mezzanotte”. È stato pubblicato originariamente in edizione rilegata da Putnam e ristampata molte volte nel corso degli anni, in edizione rilegata e in edizione economica. Nel 1986 è stata pubblicata da Scream Press un'edizione limitata, in mille copie, illustrata da J.K. Potter.

Il libro contiene 22 opere, diciannove racconti, una novella, “La nebbia” e due brevi componimenti poetici, diciannove delle quali già presentate in precedenza su pubblicazioni periodiche o antologie e tre inedite, che coprono un periodo di ben diciassette anni, da “L'immagine della Falciatrice”, scritto quando King aveva solo diciotto anni, a “La ballata della pallottola flessibile” completato nel novembre 1983.

Una delle curiosità di questo libro è che la raccolta contiene anche alcuni lavori strettamente personali, compresi “Per Owen” che è una poesia scritta per il figlio e “La nonna”, una storia terrificante vista dalla prospettiva di un undicenne che sembra ricordare King e la nonna invalida. Molti di questi racconti sono stati presi per opere televisive come “La zattera”, “La nonna”, “Il word processor degli dei”, oppure veri e propri film come “La nebbia”.

Praticamente mi sono trascinato questo libro per quasi tre mesi, un tempo indicibile per i miei ritmi anche se rallentati come negli ultimi tempi: King continua a essere per me come le montagne russe, un continuo sali/scendi vertiginoso con punte di massimo godimento e discese nelle più tristi valli di lacrime; come questo per l'appunto.

Personalmente non amo particolarmente la forma letteraria del racconto, devono essere proprio belli per entusiasmarmi, e questa raccolta di King conferma - ma ne è consapevole l'autore stesso e lo ammette in premessa - che è un terreno difficile e scivoloso. Infatti praticamente non salvo quasi nessuno dei racconti di “Scheletri”, molti li ho pure trovati prevedibili o inconcludenti.

Sicuramente non consiglierei questa raccolta di racconti a qualcuno che non ha mai letto King, lascerei questo libro ai solo veri appassionati, forse restringerei il campo ai solo fanatici del Re. Oltretutto per me King non dà mai il meglio nei racconti, e certo non nella prima metà della carriera. Ma li adora, come lui stesso dichiara ogni volta che ne ha l'occasione, così continua a scriverne, con buona pace di tutti.

Sono racconti di fantascienza, horror, gialli, fantasy, ma anche storie di persone e situazioni credibili, questa è la lista con le mie personali valutazioni divise per racconto:

* La Nebbia: * Tigri: * * La Scimmia: * * Caino Scatenato: * * La scorciatoia della signora Todd: * Il Viaggio: ** * Marcia Nuziale: * * Ode del Paranoide: * * La zattera: ** * Il word processor degli dei: *** * L'uomo che non voleva stringere la mano: *** * Sabbiature: ** * L'immagine della falciatrice: * * Nona: ** * Per Owen: * * L'arte di sopravvivere: ** * Il camion dello zio Otto: * * Consegne mattutine: * * La nonna: ** * La ballata della pallottola spuntata:
* Il braccio: *

Praticamente, uno stillicidio.

Va beh Stephen, ci si becca la prossima volta, ok?

August 18, 2016
Pentema ed altri racconti

Pentema ed altri racconti

By
Riccardo  Parigi
Riccardo Parigi
Pentema ed altri racconti

“Pentema ed altri racconti” è una raccolta di scritti di un comunicatore di professione, Riccardo Parigi. I comunicatori sono quegli strani uomini che ti fanno capire come le incomprensioni che vengono dal linguaggio (o dalla mancanza delle chiavi corrette per decriptarlo) stanno alla base degli scontri di tutti i giorni e cercano di aiutarti a non farlo più accadere. Sono gli azzeccagarbugli della lingua. In questo frangente però è prestato alla scrittura e ha pubblicato questo libro nel 2011, dove racchiude la sua produzione ventennale, come esplicitato nella quarta di copertina. Nello specifico il volume racchiude un racconto lungo, “Pentema” e altri sette racconti brevi.

Mi viene un po' difficile fare questa recensione, innanzitutto perché per la prima volta recensisco un libro di un autore che conosco personalmente e che ammiro, tralasciando quelli incontrati nelle occasioni di presentazioni o manifestazioni letterarie e poi perché il libro è stato un regalo, autografato, da parte dell'autore stesso. Cercherò, come sempre, di essere imparziale nella mia valutazione.

Pentema è il racconto che apre il libro ed è anche quello più lungo, probabilmente il più maturo, il più pensato, quello che fa da colonna portante a tutto il resto e che ha richiesto più lavoro post-scrittura. Diciamo subito che si nota che l'autore non scrive di professione, non ne ha tutte le malizie e sembra scrivere più per se stesso che per gli altri. Infatti il tutto sembra essere un profilarsi di micro racconti, ricordi dello stesso, ambientato nelle terre d'origine dell'autore. Gli attori messi in scena nel primo brano non cambiano, ma anche se la storia di fondo è comune a tutti i protagonisti, sembra che tutto venga messo in scena troppo rapidamente, anche il protagonista stesso della vicenda è abbozzato e molti degli altri comprimari veleggiano tra le pagine più come ricordi evanescenti che come personaggi dai contorni reali. In più occasioni vediamo il protagonista che siede al cospetto dei comprimari che si lasciano andare a ricordi di vita vissuta (le più disparate) e l'attore principale qui, diventa passivo, quasi uno spettatore stesso degli eventi: da qui la mia considerazione che il tutto voglia essere una grande rievocazione storica dei luoghi e dei ricordi, più che un racconto che profila una storia con un inizio ed una fine. L'espediente di presentare la vicenda al presente, per poi partire con dei flash-back per tutta la storia e ritornare al presente alla fine, più che essere accattivante, sembra un orpello pesante, che non trasmette quel valore aggiunto al racconto in sé e per una storia così breve, secondo me, non se ne avvertiva la necessità. Anche il finale è troppo affrettato, si conta sul colpo di scena, ma in realtà è abbastanza prevedibile e risolto in neanche una pagina, per me meritava più spazio e sarebbe potuta essere sviluppata molto meglio. Quello che veramente ho apprezzato è stata l'ambientazione: si vede che è vissuta e sentita dallo scrittore e infatti da qui ne esce il meglio, molto suggestiva poi la scelta temporale dell'inverno, che attutisce e rende affascinate ancor più questa manciata di case liguri abbarbicate sugli Appennini e isolate dal mondo. Spazza via e spiazza il lettore che ha nella testa il luogo comune del binomio Liguria=Mare. Ho apprezzato anche alcuni accenni ad alcuni testi o canzoni presenti nella storia, che sicuramente fanno parte del bagaglio culturale dell'autore, (Arkady Renko, per citarne uno, mio mito personale!).

Gli altri racconti, sono ancora più abbozzati e poco sviluppati del primo: i protagonisti e le storie narrate sono spaccati di realtà quotidiane, con piccoli drammi o esperienze che fanno parte della vita quotidiana di ognuno o rientrano nella memoria collettiva dei più. Manca, secondo me, quell'ottano che fa incendiare il motore e lo spinge al massimo, anche se le idee di fondo sono buone. Sinceramente non posso dire di averne trovato uno che mi abbia lasciato il segno: mi è piaciuta l'idea di “Le tre matite di Bois de Boulogne”, dove gli oggetti si caricano di significati profondi e fanno fare salti mentali pindarici al protagonista; in definitiva credo che Riccardo sia molto bravo nel lavoro che conduce e la scrittura sia uno dei tanti hobby con cui probabilmente si diletta e a cui lavora nei ritagli di tempo a disposizione. L'opportunità del self-publishing in generale, ha contribuito ed aiutato molti cassetti ad aprirsi e a far volare fuori pagine rinchiuse che un tempo sarebbero state al buio per sempre.

Sicuramente questo è un bene, perché molte persone, che hanno tante storie da raccontare, vere o romanzate, hanno la possibilità di arrivare a tutti e il bene prezioso della conoscenza, del tramandare, dell'incantare della fabula che arriva direttamente dal tempo in cui si stava davanti al fuoco ad ascoltare storie, hanno la possibilità di rinnovare questo rito magico.

Forza Riccardo, la strada mi sembra quella giusta, devi solo prendere in mano la mappa con la “legenda” corretta.

July 15, 2016
Camminare

Camminare

By
Henry David Thoreau
Henry David Thoreau
Camminare

Camminare, in originale “Walking, or the Wild”, è un romanzo dello scrittore, filosofo e poeta statunitense Henry David Thoreau edito postumo nel 1863. È principalmente noto per lo scritto autobiografico “Walden, ovvero La vita nei boschi”, una riflessione sul rapporto dell'uomo con la natura, e per il saggio Disobbedienza civile in cui sostiene che è ammissibile non rispettare le leggi quando esse vanno contro la coscienza e i diritti dell'uomo, ispirando in tal modo i primi movimenti di protesta e resistenza non violenta.

La trama del libro: “Camminare”, è una raccolta di pensieri elaborati da Thoreau durante le sue lunghe escursioni solitarie nella natura selvaggia, che l'autore registra come una sorta di diario, come esperienze di vita, e che trascrive in un libro del 1862 poco prima di morire. Si tratta di uno splendido resoconto, in cui emerge nell'autore l'influenza positiva della Natura, considerata “guaritrice” di tutti i mali dell'animo umano.

Il testo è un saggio breve in cui l'autore americano dell'Ottocento mette in guardia i lettori dai pericoli della civiltà industriale. Un libro che individua nella natura selvaggia la vera patria dell'uomo e nel vagabondare per boschi la salvezza spirituale. L'opera trasmette al lettore, il desiderio, di inoltrarsi nella foresta per allontanarsi da tutto ciò che caratterizza la vita in società e arrivare là dove non c'è nulla di contaminato dall'uomo, per vivere la vita come uno stato selvaggio. Camminare diventa la possibilità di stare nella natura, e rinnovare il contatto con essa, e riconoscere che noi apparteniamo alla natura.

Dopo che nel 1845 ebbe costruito con le sue mani una capanna di legno in una località isolata presso il lago Walden, al fine di sperimentare il contatto con la natura selvaggia, Thoreau capì che non basta vivere in mezzo agli alberi e alle paludi, ma bisogna, anche e soprattutto, camminare. Iniziò così, ogni giorno, a camminare dalla sua capanna nei boschi, dirigendosi ogni volta in una direzione diversa per almeno quattro ore, ritenendo una giornata persa quella in cui non avesse camminato.

Per Thoreau, camminare non significa mettere passivamente un passo dietro l'altro. Non è importante neppure vedere il semplice aspetto salutista, anche se sono da prendere in considerazione le conseguenze benefiche che la pratica del camminare ha sul corpo e sull'inquietudine nervosa. Secondo il pensiero di Thoreau, il vero “camminatore” è colui che sa staccarsi completamente dai propri pensieri quotidiani (ritenuti banali), e arriva invece a guardare dentro di sé, entrare in uno stato “bianco” che gli permetta di entrare in sintonia con le piante, i minerali, gli animali intorno a lui.

Il libro è davvero veloce da leggere e se siete dei camminatori come me e amate la natura incontaminata, non potrete certo non apprezzare questo breve testo, che fa del contatto con lo stato selvaggio, il portarci indietro nel tempo quando tutti noi vivevamo in uno stato brado, il suo vessillo e motto. Diciamo che la valutazione non è tanto per quello che Thoreau voleva sottolineare, che in parte approvo, ma nello stile che risulta abbastanza vetusto e nel contesto storico (l'ottocento americano) che in gran parte ignoro e che non stimola la mia voglia di approfondirne le tematiche.

June 20, 2016
Perché le donne non sanno leggere le cartine e gli uomini non si fermano mai a chiedere?

Perché le donne non sanno leggere le cartine e gli uomini non si fermano mai a chiedere?

By
Allan Pease
Allan Pease,
Barbara Pease
Barbara Pease,
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Perché le donne non sanno leggere le cartine e gli uomini non si fermano mai a chiedere?

“Perché le donne non sanno leggere le cartine e gli uomini non si fermano mai a chiedere?”, in originale “Why Men Don't Listen and Women Can't Read Maps”, è un saggio scritto sul finire degli anni novanta da Allan e Barbara Pease, marito e moglie, tra i massimi esperti mondiali di comunicazione e linguaggio del corpo. I loro libri sono stati tradotti in oltre 50 lingue e hanno venduto complessivamente oltre 27 milioni di copie in 100 Paesi diversi.

Un romanzo interessante, scritto in maniera molto divulgativa e spiritosa sulle differenze tra uomini e donne: partendo da tanti luoghi comuni, che sicuramente almeno una volta abbiamo sentito citare da amici dell'uno o dell'altro sesso, ci vengono spiegate quali siano, secondo le teorie della psicologia, gli elementi alla base delle nostre diversità.

Il diverso funzionamento mentale dei generi viene collegato allo sviluppo evolutivo della specie. Alla base starebbero i prototipi del cacciatore di risorse e dell'accuditrice della prole, funzioni complementari e finalizzate alla sopravvivenza. Le differenze riguardano, tra l'altro, la sensorialità, ad esempio le donne hanno una visione periferica e gli uomini “a tunnel”, la cognitività (le donne hanno una media del del Q.I. superiore del 3% e ragionano più per sintesi che per analisi) e l'espressività (le donne emettono circa 20000 input al giorno tra parole, gesti e mimica, mentre gli uomini si fermano a 7000).

Il libro mi è stato consigliato durante un corso sulla comunicazione che ho frequentato e mai smetterò di ringraziare il docente per avermi fatto scoprire oltre a questo anche altri titoli che ho nell'infinito scaffale dei “leggerò”. Mi è piaciuto il linguaggio usato dagli autori e il fatto che tutto si fonda su delle basi scientifiche molto serie; questi testi dovrebbero essere ad uso comune per tutti: gli scontri, nascono molto spesso da incomprensioni, spesso verbali perchè usiamo linguaggi diversi anche se parliamo tutti la stessa lingua.

Illuminante.

May 23, 2016
L'ultimo giorno di un condannato a morte

L'ultimo giorno di un condannato a morte

By
Victor Hugo
Victor Hugo,
Maurizio Grasso
Maurizio Grasso(Translator)
L'ultimo giorno di un condannato a morte

L'ultimo giorno di un condannato, in originale “Le Dernier Jour d'un condamné a morte” è un romanzo scritto da Victor Hugo nel 1829. Sono narrati, in prima persona, gli ultimi giorni di vita di un prigioniero del carcere di Bicêtre, destinato al patibolo.

La trama del romanzo ripercorre le ultime sei settimane di vita del protagonista condannato alla ghigliottina. L'uomo che è accusato di omicidio, trascorre gli ultimi giorni della sua esistenza in un turbinio di emozioni, riflessioni e ricordi, legati a sua moglie, alla sua giovane bambina che non ha più visto e più rivedrà e alla sua vecchia madre. Di lui non si sa quasi nulla: il nome, l'età, l'aspetto, la condizione sociale, il lavoro che svolgeva prima di entrare in carcere. Niente. Non sappiamo nemmeno se la sua condanna è giusta oppure no, se veramente ha commesso l'omicidio di cui è accusato oppure no.

Ho trovato da subito interessante anche il prologo dell'edizione originale: un dialogo in un salotto della Parigi per bene tra persone che commentano e criticano fortemente sia lo stile che il contenuto del romanzo. Uno specchio fedele delle idee e della società dell'epoca. Sicuramente è un libro molto commovente, che fa rammentare le agonie di un prigioniero, torturato dal solo pensiero di attendere per sei settimane la morte.

Hugo scrive un documento contrario alla pena capitale portando come tesi l'angoscia, la paura e l'impotenza del condannato stesso, rendendo in tal modo il lettore partecipe della tortura dell'attesa. Non voglio stare qui a scrivere ciò che penso dell'argomento, credo solo sia giusto prima di farsi un'idea in merito leggerne il più possibile e certamente questo breve romanzo è un punto di partenza molto valido.

Sinceramente il libro mi è piaciuto e lo consiglio a tutti.

“Tutto è prigione attorno a me; ritrovo la prigione sotto tutte le forme, sotto forma umana come sotto forma di cancello o di catenaccio. Questo muro, è prigione di pietra; questa porta, è prigione di legno; questi secondini, sono prigione in carne e ossa. La prigione è una specie di essere orribile, completo, indivisibile, metà casa, metà uomo. Sono in sua balia: mi cova, mi avviluppa con tutte le sue pieghe. Mi racchiude nelle sue pareti di granito, mi chiude a chiave con le sue serrature di ferro, e mi sorveglia con i suoi occhi da carceriere. Ah! Miserabile! Che cosa sarà di me? Che cosa mi faranno?”

April 1, 2016
Dove osano le aquile

Dove osano le aquile

By
Alistair MacLean
Alistair MacLean
Dove osano le aquile

Dove osano le aquile, in originale “Where Eagles Dare”, è un romanzo dello scrittore scozzese Alistair MacLean edito nel 1967. Autore per lo più di romanzi thriller o storie di avventura, ha venduto con i suoi libri un totale stimato di 150 milioni di copie. Da questo romanzo è stato tratto il famoso omonimo film con protagonisti Richard Burton e Clint Eastwood.

La trama del romanzo: Durante la seconda guerra mondiale un commando di paracadutisti inglesi è incaricato di liberare il generale statunitense Carnaby, ideatore del piano d'invasione dell'Europa. Il generale è stato catturato dai tedeschi e tenuto prigioniero in un castello sulle alpi bavaresi. Il gruppo viene paracadutato nei pressi di Werfen, un villaggio ai piedi della montagna dove sorge lo Schloß Adler, il castello delle aquile. La situazione si complica fin dall'inizio, con la morte, non accidentale, di due membri del gruppo e con la cattura del gruppo da parte dei soldati tedeschi.

C'è da dire che il famoso film e il romanzo non differenziano praticamente nulla dalla trama, ma ci sono alcune eccezioni che sono abbastanza rilevanti, per esempio: ciò che spinge sia Smith e Schaffer a compiere la loro missione impossibile, è l'amore di Maria e Heidi, più che l'amore per la patria. Il romanzo mostra momenti romantici, sentimentali e anche passaggi divertenti e la trama risulta essere ancora più contorta che nela pellicola; il film è un'escalation di sangue e di uccisioni, mentre il romanzo, mostra i nostri eroi che risparmiano quante più vite possibili.

Il romanzo in sé è rilassante e avvincente, anche se è davvero scritto in maniera piuttosto semplice e la stereotipizzazione dei personaggi è gigantesca; non esiste praticamente introspezione alcuna, la storia parte subito con l'azione e l'unica ruota che fa marciare il romanzo è proprio quella dell'agire continuo.

E' un buon romanzo di guerra e spionaggio, uno dei pochi casi in cui il film è bello come il libro e che alla fine, malgrado la semplicità della storia, rivelerà il triplo gioco di alcuni personaggi; direi che è un ottimo romanzo per passare qualche ora spensierata se piace il genere di ambientazione e il periodo storico che fa da sfondo, senza pretendere alcunché di profondo.

March 20, 2016
Flowers for Algernon

Fiori per Algernon

By
Daniel Keyes
Daniel Keyes
Flowers for Algernon

Fiori per Algernon, in originale “Flowers for Algernon” è un racconto di fantascienza del 1959 di Daniel Keyes, vincitore del premio Hugo per il miglior racconto breve nel 1960. Il racconto venne poi ampliato nel 1966 dando vita a un omonimo romanzo che vinse il Premio Nebula. È considerato un classico della letteratura in lingua inglese del XX secolo e uno dei più bei racconti di fantascienza di sempre. Ha avuto numerosi adattamenti, specie per la televisione. Il racconto è stato tradotto in italiano per la prima volta nel 1959 nell'antologia “Le meraviglie del possibile” e il romanzo è stato tradotto nel 1967. Alcuni lettori sostengono che il romanzo non contenga aggiunte veramente interessanti rispetto al racconto, e che, anzi, quest'ultimo sia la versione migliore. L'autore nel 2000 ha ricevuto dalla Science Fiction and Fantasy Writers of America il riconoscimento di Autore Emerito.

La trama di questo bellissimo romanzo: Charlie Gordon è nato con un quoziente intellettivo molto basso e lavora come garzone dai compiti umili in una panetteria. Charlie è cosciente di non essere intelligente quanto gli altri ma sogna di diventarlo, così, quando la sua insegnante alla scuola per adulti ritardati gli parla di un procedimento chirurgico sperimentale per aumentare l'intelligenza, decide di sottoporsi all'intervento. Diventa così la prima cavia umana dell'operazione ideata dai professori Nemor e Strauss, che hanno già triplicato l'intelligenza di un topo di nome Algernon. Charlie diverrà sempre più intelligente, fino a diventare un genio. Durante il romanzo attraverso flashback ci viene presentata la famiglia di Charlie: una madre violenta e ossessionata dalla “diversità” di suo figlio, un padre rassegnato che alla fine lo porta via da casa per sottrarlo alla collera della moglie, una sorella minore che lo detesta perché il fratello ritardato le complica la vita. Nel progredire della storia Charlie si rende conto con dolore che era stato preso in giro per la sua stupidità dai suoi compagni di lavoro, mentre questi, spaventati dal suo misterioso cambiamento, firmano una petizione per farlo licenziare. Ben presto si accorgerà grazie alle sue ricerche e alla sua genialità che il pericolo di regressione allo stato pre-operazione, paventato come molto poco probabile, sarà determinate al fine della storia.

La storia è narrata in prima persona da Charlie nei suoi diari, così che il lettore possa rendersi conto dei cambiamenti che il protagonista attraversa nel corso della vicenda. I primi resoconti sono pieni di errori di grammatica ed esprimono una visione del mondo molto ingenua, via via la grammatica e la comprensione del mondo di Charlie migliorano.

Al di là dell'aspetto fantastico del libro, la narrazione tocca molti temi riguardanti il ruolo dell'intelligenza e della cultura nella vita. Uno dei temi più importanti è la posizione delle persone mentalmente ritardate nella società, il loro inserimento e la discriminazione cui sono soggetti; un altro tema è il ruolo dell'intelligenza nei rapporti tra le persone: il genio allontana dagli altri quanto l'idiozia.

Non è facile giudicare di un romanzo come questo, si tratta di un'opera molto particolare, profonda e affascinante, la storia è serrata e in molte parti commovente e in altre profondamente crudele, non ha mai un calo e mantiene intatto il pathos iniziale, approfondendo e svelando a poco a poco il passato del protagonista umano.

Credo che “Fiori per Algernon” è un romanzo che non dovrebbe mancare in una biblioteca, sia che il proprietario ami la fantascienza sia che non sia così, perchè un libro, per essere un buon libro, non deve solo essere meglio degli altri libri, ma anche di tutte le altre cose che si contendono il nostro tempo libero e questo lo ha catalizzato praticamente tutto.

Alla fine poi ci scappa la lacrima, tenete sotto mano i fazzoletti, io vi ho avvertiti.

PPS. Per favore mettere gentilmente allorquando possibile dei fiori sulla tomba di Algernon dentro il cortile di dietro...

March 5, 2016
Oblomov

Oblomov

By
Ivan Goncharov
Ivan Goncharov,
Stephen Pearl
Stephen Pearl(Translator)
Oblomov

“Non avvicinarti, non avvicinarti: mi porti il freddo di fuori!”

Oblomov, in originale “Обло́мов” è un romanzo dello scrittore russo Ivan Aleksandrovič Gončarov, pubblicato nel 1859.

La trama del romanzo: Il'ja Il'ič Oblómov è un proprietario terriero, la sua tenuta di trecentocinquanta anime è chiamata Oblómovka e vive senza compiere alcuna attività particolare. Per la gran parte del tempo, giace su un divano o su un letto, circondato da poche persone, tra le quali il suo pigro, riottoso, ma fedele servitore Zachar, senza il quale non riesce neanche ad indossare le scarpe e gli stivali. Vive in una casa di San Pietroburgo, nel disordine e nella trascuratezza. Vive così della rendita che gli è garantita da Oblómovka ed ha pochissimi rapporti umani, tra cui l'adorato amico Andréj Ivanovič Stolz. Proprio quest'ultimo cerca di risvegliarlo dal suo torpore esistenziale e ci riesce, anche se per poco tempo, facendogli conoscere Ol'ga. Nel frattempo, a causa delle macchinazioni di quelli che reputa suoi amici si ritroverà presto schiacciato dai debiti. In seguito vedremo come la sua indole lo porterà a fare scelte particolari e insensate, e di come l'oblomovismo lo accompagnerà per sempre.

A proposito di Oblomov, Giorgio Manganelli scriveva: «Fortunatamente, è uno di quei libri che non è lecito recensire; o lo conoscete, e vi ha sedotto, e un recensore non può dirvi nulla; o non lo conoscete, e allora, per favore, non perdete altro tempo con queste fatue righe, ed andate a leggerlo». Non posso che concordare, è un libro molto complesso e difficile da recensire, ma ci proverò molto velocemente e senza tediarvi troppo.

I narratori russi non mi deludono mai: sono creatori di mondi e ogni volta che ne leggo uno non posso fare a meno di domandarmi che diavolo mangiassero in Russia nell'ottocento per sfornare romanzi come questi. Oblomov è un personaggio indimenticabile: è un uomo vinto, che si rovina da solo, conducendo un'esistenza vergognosa, ma da cui non vuole sottrarsi, se ne sta tutto il giorno senza far nulla, sdraiato su un divano e dorme, o ricorda l'infanzia vissuta nell'idillica tenuta paterna. Ma non è solo questo, lui è anche un puro di cuore, la cui anima cristallina non può sopportare di immischiarsi, intorbidarsi e mescolarsi alla vita comune che è fatta di lavoro, passioni, letture, viaggi e conoscenze.

Io ho visto Oblomov come un bambino: un'anima infantile, che non riesce ad opporsi alla malvagità del mondo dei grandi e si lascia vincere dalla vita allontanandosi da essa, disinteressandosene ed eclissandosi rifugiandosi come un eremita nella sua casa dove vive nella nostalgia di un paradiso perduto, l'infanzia, di cui resta solo il ricordo.

Lo stile di scrittura è piacevolmente ironico e scorrevole ed è attuale, questo romanzo lo si legge come se non fosse stato scritto più di centocinquanta anni fa; ovviamente tutto questo lo si può leggere anche in chiave critica rispetto alla società di allora (forse anche di quella attuale?) dove non cambia nulla, impantanati nell'oblomovismo così come se nulla fosse. E potremmo leggere questo romanzo anche sotto la lente della paura di vivere così attuale oggi, perchè forse Oblomov, in fondo, non è un depresso?

Ho trovato straordinarie la prima e l'ultima parte del libro, ho faticato un poco in alcune parti centrali per via delle lunghe descrizioni amorose dei protagonisti, ma ho voluto bene ad Oblomov e anche un poco a Zachar se devo dire la verità e anche se in fondo ognuno di noi è un po' Oblomov, dopo questa lettura lo sono un po' di più.

- Dormivo...- Perché mai?- Per non rendermi conto dello scorrere del tempo.

E il ramo di lillà, aspetta lì, di essere colto.
Ognuno di noi ha rami di lillà da cogliere. Da gettare e fare appassire o da rendere forti, belli e vigorosi.

February 27, 2016
The Martian

L'uomo di Marte

By
Andy Weir
Andy Weir
The Martian

L'uomo di Marte, in originale “The Martian” è un romanzo di fantascienza, inizialmente autopubblicato come ebook nel 2011 e quindi in edizione cartacea nel 2014. E' il primo romanzo dell'autore statunitense Andy Weir; Sempre nel 2014 è stato tradotto in italiano, dal romanzo nel 2015 è stato tratto il film “Sopravvissuto - The Martian” diretto da Ridley Scott con Matt Damon nel ruolo del protagonista, che ha avuto un successo spaventoso.

La trama è abbastanza articolata e complessa: appena sei giorni dopo l'inizio della missione su Marte, Ares3, i sei astronauti membri dell'equipaggio vengono travolti da una tempesta di sabbia con venti che sfiorano i 150 Km/h, troppi per il veicolo “MAV” che ha lo scopo di riportarli in orbita a fine missione dove li aspetta la navicella “Hermes” che li deve riportare a casa. Il comandante della spedizione e la NASA decidono di abortire la missione e si preparano a lasciare il pianeta rosso. Durante l'evacuazione, un membro dell'equipaggio, Mark Watney, ingegnere e botanico, rimane seriamente ferito e disperso sul suolo marziano, dopo un periodo breve di concitate ricerche il comandante, credendolo morto, da l'ordine di partire e la missione abbandona il pianeta; Mark si risveglierà a tempesta finita, ferito e nel mezzo dell'ambiente ostile di Marte: inizia in tal modo il singolare naufragio dell'astronauta in un ambiente alieno, dove dovrà affrontare le difficoltà dell'ambiente ostile marziano che ripetutamente minaccia di ucciderlo. Saranno la sua caparbietà e la sua competenza (oltre allo sua incredibile ottimismo) a tenerlo in vita e ad avvicinarlo sempre di più alla salvezza... ma tutto questo basterà a farlo tornare a casa?

Ho scritto che la trama è complessa non tanto per la storia in sé, infatti se portiamo tutto al minimo comun demitatore non c'è niente di nuovo dal Robinson Crusoe e di altri libri simili, ad eccezione del contesto (qui fantascientifico): un uomo solo, “naufragato” in condizioni estremamente avverse in luogo completamente ostile, farà di tutto per tornare a casa; la complessità sta nelle trovate e in quello che escogiterà Mark di volta in volta per sopravvivere: il romanzo è infarcito di formule ed enunciati di chimica, fisica e meccanica e viene per esempio spiegato come ottenere l'acqua dall'anidride carbonica, come si separa l'idrogeno dall'aria, come ottenere esplosioni controllate, come i batteri sopravvivono in condizioni estreme, etc...

Il libro è scritto in prima persona per molte parti della storia, infatti noi leggiamo il diario di missione che scrive Mark, anche se poi veniamo intervallati con la descrizione di quello che succede sulla Terra, con la NASA che cercherà in tutti i modi di salvarlo e con tutto il mondo che starà con il fiato sospeso a seguire il più grande salvataggio della storia spaziale.

Malgrado la sua complessità e sebbene molto realistico nella sua finzione, la lettura è facile, coinvolgente, avvincente, molto divertente e fila via spedita come un satellite in orbita. Una delle sensazioni migliori che si ha nel leggere questo libro è che ti sembra impossibile che a tutt'oggi l'uomo non sai ancora atterrato su Marte, il tutto diventa così reale che alzi gli occhi dalle pagine e pensi che tutto è avvenuto davvero e si sta leggendo il resoconto dei fatti. Beh, quando succede questo, sei a cavallo del tuo rover marziano e hasta la vista, baby!

Ne consiglio la lettura a tutti, per la sua impeccabile capacità di catalizzare l'attenzione del lettore fino all'ultima pagina, non si riesce a staccarsi dal romanzo e si fa il tifo per il naufrago spaziale per tutta la storia, rapiti dai dialoghi dell'eclettico Mark, dalle sue disavventure, dalla sua quotidianità. Ne godranno tutti, da chi è appassionato di scienza, chi di fantascienza e chi di semplice avventure che fanno sognare.

Da leggere guardando le stelle.

February 11, 2016
Anna Karenina

Anna Karenina

By
Leo Tolstoy
Leo Tolstoy,
Constance Garnett
Constance Garnett(Translator),
+3 more
Anna Karenina

Anna Karenina, in originale “Aнна Каренина” è un romanzo di Lev Tolstoj che fu pubblicato per la prima volta nel 1877. Tolstoj vedeva in questo libro, considerato un capolavoro del realismo, il suo primo vero romanzo. La storia apparve inizialmente a puntate su un periodico a partire dal 1875, ma nel 1877 gli venne pubblicato solo un sunto di poche righe della fine del romanzo e Tolstoj, che lì aveva preso delle posizioni antinazionaliste, fu costretto a far pubblicare a proprie spese e separatamente l'ottava parte. Per la stesura di Anna Karenina egli trasse ispirazione da una raccolta di racconti dello scrittore Puškin. Sebbene la maggior parte della critica russa stroncasse il romanzo fin dalla prima pubblicazione, definendolo «un romanzo frivolo dell'alta società», secondo Dostoevskij Anna Karenina era un'opera d'arte della perfezione... La sua opinione fu condivisa da Nabokov, che lo definì il capolavoro assoluto della letteratura del diciannovesimo secolo. Eppure, come accadde in molte altre circostanze durante il corso della sua vita, Tolstoj rinnegò il romanzo: nel 1881, in una lettera al critico Strasov, scrisse: “Quanto alla Karenina: io vi assicuro che per me quello schifo di romanzo non esiste più”.

In Anna Karenina vengono raccontate le vicende, viste in parallelo, dell'amore adulterino tra Anna e il giovane conte Akeksej Vronskij e del felice matrimonio tra Kitty e Levin. I personaggi del romanzo, decritti da un punto di vista psicologico ed introspettivo, sono tutti legati tra loro da vincoli di parentela e amicizia. La protagonista del romanzo, Anna, è sposata con l'ufficiale governativo Karenin, verso il quale nutre un sentimento di estraneità molto lontano dall'amore. La donna viene invitata a Mosca dal fratello Stepan Arkad'ič Oblonskij per tentare di convincere la moglie di lui, Dolly, a non lasciarlo dopo l'ennesimo tradimento. È proprio nella capitale russa che la giovane donna conosce Aleksej Vronskij, un seducente e fascinoso conte destinato a sconvolgerle la vita. Nel frattempo altri eventi si intrecciano nella fitta trama: scopriamo infatti che un amico di Stepan, Levin (alter ego dell'autore stesso), si sta recando a Mosca per chiedere la mano di Kitty, sorella minore di Dolly. La giovane donna è però innamorata proprio dell'affascinante Aleksej e, ignara della scintilla scoppiata tra il conte e Anna, spera sia lui a chiederle la mano. Determinata a non cadere in tentazione, Anna decide di tornare a San Pietroburgo dal marito e dal figlio, ma Aleksej non ha intenzione di lasciarsi scappare la donna di cui si è innamorato: dopo averla inseguita, le dichiara il proprio amore e tra i due si accende ben presto una travolgente passione che porterà Anna verso un tragico destino.

Il romanzo, ambientato nelle più alte classi sociali russe, approfondisce i temi dell'ipocrisia, della gelosia, della fede, della fedeltà, della famiglia, del matrimonio, della società, del progresso, del desiderio carnale e della passione, nonché il conflitto tra lo stile di vita agrario e quello urbano. Il tema fondamentale, tuttavia, è quello della colpa, anticipato dall'epigrafe tratta dal Deuteronomio: “A me spetta la vendetta, e sarò io a ricompensare”. Anna non è una dissoluta (come è invece Stiva, che Tolstoj però non punisce con il suicidio), ma una persona che, per amore, va al di là della propria morale: è per questo un personaggio che nasce tragico, con un destino che in qualche modo è già scritto. Piena d'angoscia, di sensi di colpa e di ossessioni, Anna condanna se stessa nel momento stesso in cui si innamora e in qualche modo si perde.

Cominciato nel 1873, il romanzo ha avuto varie riscritture, nelle quali il personaggio di Levin otteneva sempre più spazio. È stato completato nel 1877. Levin è spesso considerato un ritratto semi-autobiografico di Tolstoj, delle sue credenze, delle sue lotte e dei suoi eventi di vita.Inoltre, il primo nome di Tolstoj è “Lev”, e il cognome russo “Levin” significa “di Lev”.

In ogni caso, per quanto mi riguarda, ogni volta che leggo Tolstoj un senso di pace mi avvolge completamente. Se “Guerra e Pace” è un libro che punta i riflettori sull'anima dei personaggi e racconta tanto gli eventi storici, quanto quelli personali — chi l'avrà letto ricorderà i capitoli dedicati alle battaglie nella steppa e le vicende delle due famiglie messe in scena dall'autore —, “Anna Karenina” non è da meno. Tolstoj mette in scena un dramma che parte dalle infelicità delle famiglie protagoniste e tocca tutto lo spettro dei sentimenti che animano la cultura russa del 1800: “ogni famiglia infelice è infelice a modo suo.”

Tolstoj con la sua scrittura è in grado di rendere sensazionale anche l'azione o il dialogo più insignificante. E' facile ritrovare in ognuno di noi qualche particolare dei suoi personaggi: l'allegria di Stiva, la serietà di Karenin, la disperazione di Dolly, la fermezza di Kitty, le crisi di Levin, l'istintività e la grandezza di Vronskij, l'egoismo e il tormento di Anna, la dolcezza di Varienka; questo perché Tolstoj era una gran conoscitore di animi umani. La bravura di Tolstoj consiste proprio in questo: nel saper catapultare il lettore all'interno delle vicende narrate, ed è questo che mi accade ogni volta che leggo una sua opera.

I due amori così diversi di questo libro: quello di Anna e Vronskij che si fonda soltanto sull'amore carnale e al cui centro esiste solo l'io egoistico di Anna che non ha scrupoli ad abbondare tutto e tutti in nome di una felicità che si rivelerà falsa e quello di Kitty e Levin, sincero, reale e maturo, nato da un affetto spirituale iniziale, un amore che occupa anima e corpo, sono così agli antipodi ma così riportati fedelmente al lettore che non potrete non amarli entrambi.

Fin qui non volevo certo fare un'analisi completa di “Anna Karenina” - prima di tutto perché me ne mancano le basi e poi perché è un romanzo troppo ampio -, ma volevo farvi capire come questo romanzo sia complesso e completo, e appunto per questo di una bellezza rara. Sebbene non è sempre facile seguire Tolstoj in Anna Karenina lo è ancor di più in “Guerra e Pace” e dunque se siete alla prima lettura dello scrittore russo vi consiglio caldamente di partire da qui. L'ambientazione russa è come sempre spettacolare, i personaggi splendidi nella loro complessità, la trama perfetta.

Se non avete mai letto Tolstoj, avete solo bisogno di cominciare.

February 8, 2016
Body Art

Body art

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Don DeLillo
Don DeLillo,
Marisa Caramella
Marisa Caramella(Translator)
Body Art

“Il tempo sembra passare. Il mondo accade, gli attimi si svolgono, e tu ti fermi a guardare un ragno attaccato alla ragnatela. C'è una luce nitida, un senso di cose delineate con precisione, strisce di lucentezza liquida sulla baia. In una giornata chiara e luminosa dopo un temporale, quando la più piccola delle foglie cadute è trafitta di consapevolezza, tu sai con maggiore sicurezza chi sei. Nel rumore del vento tra i pini, il mondo viene alla luce, in modo irreversibile, e il ragno resta attaccato alla regnatela agitata dal vento.”

E tu, che stai leggendo questa mia recensione, dici: “Wow!”. Solo, ti devo avvertire, per me in verità è stato un grande “Yawn!”.

Don DeLillo è tra gli scrittori americani più influenti, conosciuto per la sua produzione volta ad analizzare lo stile di vita e le nevrosi americane, un continuo amore e odio, passione e disfattismo, con buona parte di pessimismo “cosmico” che rende i suoi romanzi spesso senza sbocco, senza un futuro per i suoi protagonisti.

La storia (dalla trama molto semplice) ha i suoi protagonisti in Rey Robles, regista e poeta, e Laurene Hartke, body artist, felicemente sposati. L'inizio del romanzo descrive un tranquillo spaccato di vita familiare. Col dispiegarsi della narrazione, scopriamo che il regista si è suicidato nella casa della ex moglie a New York, e la donna è da sola nella loro casa del Maine a metabolizzare la perdita. Le conseguenze post-morte del compagno, vissute fin nel profondo delle viscere, fino ad arrivare a interagire con un'allucinazione che si muove dentro casa sua: un uomo deforme che parla in un linguaggio a tratti incomprensibile, dall'aspetto e i contorni vagamente irreali. Lo soprannomina Mr. Tuttle, come un suo insegnante di scienze del liceo. È come se Mr. Tuttle, fosse l'impersonificazione del suo lutto stesso.

I dialoghi sono a tratti minimali, il romanzo è molto intimista, minimalista, dai tratti fortemente psicologici e in alcuni punti del tutto surreale; Body Art pare procedere come un giallo psicologico che si consuma tra arte e dolore, il tutto concentrato sulla figura di lei e della sua particolare elaborazione del lutto.

Tutto molto bello ed accattivante? Non esattamente, per lo più, dopo le prime pagine subentra una certa noia e se non fosse per l'abile scrittura di DeLillo, stroncherei questo romanzo breve in poche righe. Ho trovato affascinante la primissima parte della storia, quello spaccato di vita famigliare così ben tratteggiato, intorno ad un tavolo da cucina per una colazione di tutti i giorni. Poi ho cominciato, piano piano a “scollarmi” dalle pagine, fino alla comparsa di Mr. Tuttle dove ho perso ogni contatto con la storia.

Sinceramente, non mi è piaciuto per niente e lo dimostra il tempo che ho impiegato per finirlo, praticamente un'era geologica per me. Non riuscivo proprio a riprenderlo ogni volta che lo mollavo e complice un periodo di stanca, mi ha fatto arenare anche nelle letture successive. Libro sbagliato, nel periodo sbagliato.

October 11, 2015
Il reggimento parte all'alba

Il reggimento parte all'alba

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Dino Buzzati
Dino Buzzati
Il reggimento parte all'alba

“Il reggimento parte all'alba” è una raccolta di racconti di Dino Buzzati pubblicata postuma per la prima volta nel 1985. Alcuni degli scritti presenti apparvero in precedenza su giornali quotidiani nazionali. Gli ultimi racconti in particolare sono brevissimi, sono pensieri, riflessioni, piccoli istanti di vita e di morte.

La raccolta trae il titolo dal primo racconto e dall'importanza simbolica del “reggimento”. Infatti l'unico filo conduttore dei racconti presenti, scritti durante gli ultimi mesi di vita di Buzzati, è la morte, un pensiero fisso che si ritrova anche in tutti i suoi scritti precedenti, ma che essendo ora imminente anche per l'autore, si fa più insistente.

Tutti appartengono ad uno degli innumerevoli reggimenti che devono partire ma a nessuno è dato sapere quale sia il proprio e dove esso sia. Nessuno pensa mai che morirà, gli uomini credono sempre di essere immortali, ma la chiamata non risparmia nessuno, neanche i bambini. Ogni racconto pur avendo come trama lo stesso argomento, offre sempre nuovi spunti di riflessione.

Il racconto “Stefano Caberlot, scrittore”, altri non è che lo stesso Buzzati, che si accorge che le bugie dette dal suo medico per nascondergli la sua morte imminente, sono le stesse che egli stesso aveva fatto dire ad un medico di un suo racconto. I dottori minimizzano la gravità della situazione, ma lui sa.

La scrittura di Buzzati è come sempre un misto di ritmo e musicalità con una punteggiatura sempre molto particolare (ad esempio l'omissione del punto esclamativo o l'uso inconsueto della parentesi) e lo studio davvero minuzioso e attento della sintassi, una scrittura che per me rimane irraggiungibile nel suo libro più famoso, ovvero “Il deserto dei tartari”; qui se devo essere sincero non mi ha entusiasmato non tanto lo stile e nemmeno la simbologia con tutte le storie narrate, ma forse la scelta del racconto breve, che personalmente non ho mai amato.

Consiglio la lettura, come corollario all'opera dell'autore.

September 16, 2015
Open

Open: La mia storia

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Andre Agassi
Andre Agassi,
J.R. Moehringer
J.R. Moehringer
Open

Non avevo mai letto un libro che era un'autobiografia di uno sportivo. Non che ci fosse un motivo particolare, forse, inconsciamente pensavo che uno sportivo non aveva una storia interessante da raccontare, che l'uomo dietro l'atleta aveva poco da dire, probabilmente credevo che uno sciolinare continuo di risultati sportivi mi avrebbe tediato, annoiato a morte.

Open è l'autobiografia di Andre Agassi, pubblicata nel 2011 da Einaudi nella collana “Stile Libero”. Alla stesura ha contribuito in modo sostanziale J. R. Moehringer, giornalista premio Pulitzer. Costretto ad allenarsi fin da quando aveva quattro anni da un padre dispotico ma determinato a farne un campione a qualunque costo, Andre Agassi cresce con un sentimento fortissimo: l'odio smisurato per il tennis. Contemporaneamente però prende piede in lui anche la consapevolezza di possedere un talento eccezionale. Ed è proprio in bilico tra una pulsione verso l'autodistruzione e la ricerca della perfezione che si svolgerà la sua carriera sportiva. Con i capelli ossigenati, l'orecchino e una tenuta più da musicista punk che da tennista, Agassi ha sconvolto l'austero mondo del tennis, raggiungendo una serie di successi mai vista prima.

Il libro è stato inserito da Alessandro Baricco tra le cinquanta migliori letture degli ultimi dieci anni, e Baricco non è il primo che passa per strada.

Quando ho cominciato a leggere la storia di Agassi, dietro consiglio del mio maestro di tennis, è stata una sensazione come quando alzi la pallina per aria e stai per battere un servizio, non sai veramente dove ti può portare quel colpo, se sarà “in” o “out”, se il tuo avversario la respingerà restituendola con forza decuplicata, oppure se sarà un “ace”... decisamente questa lettura è stata un “ace” spettacolare.

Mentre le ore passano, i giorni pure, e le pagine scorrono fino all'ultima, ti rendi conto improvvisamente che sei arrivato a leggere i ringraziamenti, li leggi due volte e ti accorgi che stai cercando di non finirlo, non vuoi che finisca, non posso averlo finito, no. Ed è allora che t'invade la malinconia che si prova “la domenica sera dopo un fine settimana idilliaco.”. Bello, bellissimo, una storia scritta bene e coinvolgente e piena, spessa. Assolutamente ironico e al tempo stesso profondo... ammetto che in certi passaggi mi ha commosso.

Una vita intensa, spettacolare, costellata di amori, successi, tremende cadute e... rinascite. Un testo che si può leggere anche interattivamente: su YouTube sono presenti, in tutto o in parte, tutti gli incontri più importanti descritti nel libro.

Un libro che cattura ed avvince al pari di un thriller ben scritto. Lo consiglio assolutamente anche ai non amanti del tennis e ringrazio profondamente il mio maestro che mi ha consigliato di leggerlo.

September 4, 2015
Qualcuno volò sul nido del cuculo

Qualcuno volò sul nido del cuculo

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Ken Kesey
Ken Kesey
Qualcuno volò sul nido del cuculo

Qualcuno volò sul nido del cuculo è un romanzo di Ken Kesey, scritto nel 1959 e pubblicato a New York nel 1962, ambientato in un ospedale psichiatrico dell'Oregon. Il settimanale “TIME” l'ha inserito nella classifica dei 100 migliori romanzi in lingua inglese dal 1923 al 2005. Nel 1975 Miloš Forman vi trasse il celebre film omonimo, vincitore di cinque Premi Oscar 1976.

Ho letto questo capolavoro solo oggi dopo aver visto e apprezzato l'ottima e indimenticabile riproduzione cinematografica, vista e rivista più volte. Non apprezzare questo romanzo è impossibile, come impossibile è leggerlo e non pensare a Jack Nichlson nei panni di McMurphy. Le parti di racconto narrativo sono molto fluide, un po' meno quelle con le riflessioni, così come le continue allucinazioni di cui soffre all'interno della clinica e i ricordi del nostro narratore pellerossa, il capo Bromden, che rallentano un poco la lettura.

E' un libro che si legge veramente bene, ansioso di leggerne l'epilogo (pur conoscendolo già), ma pregando che potesse in qualche modo cambiare, consiglio la lettura a chi ha visto il film per poterne gustare meglio i contorni, che secondo me rimane comunque un gradino superiore al libro da cui è stato tratto.

August 29, 2015
I fantasmi del mare e altre storie maledette

I fantasmi del mare e altre storie maledette

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Giancarlo Costa
Giancarlo Costa
I fantasmi del mare e altre storie maledette

I fantasmi del mare e altre storie maledette di Giancarlo Costa è una raccolta di storie, racconti brevi, su fantasmi e superstizioni che gravitano intorno al mare e ai marinai: fantasmi principalmente, qualche mostro marino e luoghi, per lo più isole cariche di mistero e teatro di avvenimenti tragici come i naufragi. Il libro è corredato da immagini che accompagnano le varie leggende a cui l'autore si riferisce.

Sinceramente dal titolo mi aspettavo molto di più, alla fine il testo si rivela essere una raccolta concatenata di leggende legate ai viaggi sul mare del novecento, senza un filo logico o una suddivisione precisa tematica: l'ho trovato molto confusionario, le storie troppo brevi e nella raccolta ce ne sono molte per lo più simili dove sembra cambiare solo il nome della nave o dei personaggi; arrivati a metà libro si ha un senso di pesantezza, di ripetizione continua che stanca il lettore.

Non lo consiglio in quanto non mi entusiasmato per nulla.

August 13, 2015
Verderame

Verderame

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Michele Mari
Michele Mari
Verderame

Verderame è il primo libro di Michele Mari che leggo e devo dire che è stata una folgorazione sulla via per Damasco, ma andiamo con ordine perchè questo è davvero un bel libro, una storia italiana, lombarda, che arriva dalla nostra cultura popolare, dalle nostre radici, ben strutturata, scritta divinamente e arricchita da un lessico fuori dall'ordinario.

La storia si svolge in un paesino del varesotto sul Lago Maggiore ed è il racconto di Felice, un vecchio custode tuttofare, e Michelino, un ragazzino curioso e sveglio relegato dai nonni per le sue vacanze estive in una villa ormai consumata dagli anni che aiuterà l'amico a ritrovare la memoria colpita dalla vecchiaia, scavando tra i ricordi della casa e del paese.

La perdita di memoria del Felice è al centro della vicenda e porterà il piccolo protagonista attraverso prima a collegamenti mnemonici di significato, poi a ripescare la storia dell'uomo che vuole ricordare la figura del padre ormai dimenticata.

E' un libro che appassiona: è struggente, forte, ricco, nel lessico, nella trama, nella forma. E' colto e lieve, denso e stupito, fermo in una noiosissima casa di campagna eppure roboante come la più sognante delle avventure, tutto racchiuso in un rapporto fra due protagonisti, arricchito dal dialetto e insieme alto nello stile e nella lingua.

La storia dei due, così diversi e distanti per età, esperienza e cultura ha in comune invece una solitudine che solo l'interesse e il bisogno di un dialogo schietto e giocoso possono sedare, sconfiggere. L'attrazione per l'altro traccia una via da percorrere e il fatto che accada fra un ragazzino perspicace, quanto solo e annoiato in questa villa decadente, e un uomo provato nella mente rende ancora più forte e preziosa la relazione; più misteriosa la trama che dipana dal libro. La stessa storia di Felice che avrà un finale davvero misterioso.

Dunque alla fine come definire questo libro? E' un mistery? Una specie. Un noir? Be', anche. Un horror dalle tinte fosche? Una E' semplicemente “Verderame”, per me uno dei più bei romanzi italiani degli ultimi anni... Grande Mari, davvero un eccelso scrittore italiano contemporaneo.

July 14, 2015
Molto forte, incredibilmente vicino

Molto forte, incredibilmente vicino

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Jonathan Safran Foer
Jonathan Safran Foer,
Massimo Bocchiola
Massimo Bocchiola(Translator)
Molto forte, incredibilmente vicino

“Molto forte, incredibilmente vicino” è il secondo romanzo di Jonathan Safran Foer, pubblicato nel 2005. È stato uno dei primi romanzi ad affrontare il tema degli attacchi terroristici dell'11 settembre.

Il libro interseca sostanzialmente due storie che si alternano: quella di Oskar Schell un ragazzino di nove anni e dei suoi nonni paterni. Oskar ha un dolore incolmabile: ha perso il padre adorato, nell'attentato alle torri gemelle dell'11 settembre 2001. Frugando nel ripostiglio del padre, dentro ad un vaso trova una chiave con una scritta: “Black” e si metterà a cercare tutti i Black di New York per sapere a chi appartenga e cosa apra.

Molto più complesso l'intreccio della storia dei nonni. Il nonno paterno non l'ha mai conosciuto così come il papà di Oskar non aveva mai conosciuto suo padre. La nonna di Oskar era emigrata in America dalla Germania poco dopo la fine della seconda guerra mondiale e qualche mese dopo il trasferimento aveva incontrato il fidanzato della sorella Anna morta a Dresda in un bombardamento. La donna gli chiederà insistentemente di sposarla ma lui è riluttante per via della sorella di lei mai dimenticata e acconsentirà stabilendo rigide regole di convivenza. Alla fine lei rimane incinta, lui non regge e fugge. Ma decenni dopo quando troverà tra l'elenco delle vittime delle torri, il nome del figlio, si ripresenta alla porta della moglie.

Nel romanzo “Molto forte, incredibilmente vicino” vengono affrontati temi come il lutto, i rapporti familiari e i traumi. Il fattore scatenante è la tragica morte del padre che provoca sia la distruzione della famiglia di Oskar sia il riavvicinamento alla stessa famiglia da parte del nonno di Oskar.

Il romanzo è bello, commovente, davvero ben scritto, con uno stile davvero particolare anche nell'uso di fotogrammi, pagine vuote, scritte di una frase sola su una pagina intera. Un insolito modo di affrontare la tragedia dell' 11/9, senza nemmeno accennare al terrorismo se non nelle paure del bambino Oskar, pieno di fobie. E'una scrittura che a tratti tralascia la parola stessa e diventa immagini, pensieri. Un libro che contiene molte storie: un figlio alla ricerca del padre o, meglio, alla ricerca di in ricordo del padre che ne plachi il dolore della scomparsa; un padre che scrive le lettere al figlio che non ha mai conosciuto; una nonna che scrive al nipote della sua vita, il suo incontro col nonno, il suo amore per la sorella.

Un libro che diverte, appassiona, commuove: parte dalla tragedia dell'11 settembre per avvolgere e legare tutte le morti civili (le torri gemelle, Dresda, Hiroshima) della guerra, di tutte le persone che la guerra ha separato per sempre.

Una New York affascinante, sebbene ferita e il piccolo/grande Oskar protagonista insieme alla figura del nonno paterno, con le sue invenzioni, la sua solitudine, le sue bugie, la sua singolare elaborazione del lutto per un romanzo che appassiona e commuove.

July 8, 2015
Seven Brief Lessons on Physics

Sette brevi lezioni di fisica

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Carlo Rovelli
Carlo Rovelli
Seven Brief Lessons on Physics

Per recensire questo “saggio scientifico”, cito direttamente l'autore in un passaggio del libro:

“Chiaro?”

“No. Moltissimo rimane da capire.”

Queste due frasi dovrebbero essere la quarta di copertina, sintesi perfetta di queste “lezioni” di fisica.

Un minuto di silenzio per i poveri studenti che devono seguire lezioni simili, e per i lettori che attirati dal tamtam mediatico si ritrovano a spendere i loro soldini (ben 10 euro per le scarse 88 pagine) con entusiasmo per acquistare questo libretto.

Non capisco l'entusiasmo mostrato dalle classifiche italiane, da chi me lo ha consigliato, dal domenicale del Sole24Ore che ha pubblicato in parte queste lezioni. Il libro presenta alcuni argomenti fondamentali di fisica a livello divulgativo ma è poco chiaro e non si capisce effettivamente quale sia l'obiettivo che si voleva raggiungere. Oltretutto presenta varie inesattezze, e dove non ci sono quelle gli altri argomenti potevano essere descritti in modo più preciso e comprensibile, così come si poteva fare a meno di riportare l'equazioni, senza spiegazioni sui simboli usati; giusto così, perchè ci stava bene in un libro che parla di fisica.

In aggiunta, se questo voleva essere un esperimento volto ad incentivare la curiosità delle persone verso argomenti complessi come la fisica quantistica, si è sbagliato due volte perchè di accattivante non ha proprio niente, se non il personale amore dell'autore verso questa materia scientifica, che non si può negare traspare da tutto il testo.

Complessivamente, un testo divulgativo di cui si può fare a meno. Se volete leggere di fisica, anche in maniera divulgativa, ci sono testi molto ma molto più validi di questo.

May 22, 2015
Cover 4

Perché i gatti si fanno di erba e noi siamo pazzi di loro

Perché i gatti si fanno di erba e noi siamo pazzi di loro

By
Monica Marelli
Monica Marelli
Cover 4

Finalmente una lettura diversa e molto divertente, con un sacco di informazioni utili e curiose sui nostri amici pelosi a quattro zampe. Devo dire che ero parecchio scoraggiato e amareggiato di un settore di manualistica che riportava sempre le stesse nozioni trite e ritrite, con lo stesso stile poco accattivante.

Il libro mi ha piacevolmente sorpreso, perchè oltre a presentare nozioni già più volte incontrate nei molti libri da me letti e che sono l'infarinatura base per conoscere questi magnifici felini, ha saputo sorprendermi con curiosità e informazioni utili che ho letto per la prima volta; utile anche l'inserimento di collegamenti con siti web per un'approfondimento immediato (nel caso di una lettura su un ebook reader come me) delle tematiche affrontate.

Oltre ai contenuti, ho trovato piacevolissimo e molto divertente il modo di scrivere dell'autrice, una ventata di amore e ironia che accompagna molto piacevolmente la lettura.

Veramente consigliato a tutti i bipedi resi schiavi dai loro mici. Per poter imparare come ubbidire meglio alle loro volontà. :)

May 21, 2015
Quello che i gatti non dicono

Quello che i gatti non dicono

By
Nina Merian
Nina Merian
Quello che i gatti non dicono

Ennesimo libro che leggo sui gatti, quando ne trovo uno non so resistere e comincio a leggerlo, ma purtroppo ennesima ripetizione in ridondanza degli stessi concetti e consigli comuni a tutti questi libri. Ok, l'argomento è quello ma ci si aspetta sempre qualcosa di nuovo, detto in maniera migliore o semplicemente riportare concetti in una forma allegra e simpatica.

La mia idea dopo averne letti quattro è la seguente: limitatevi a comperarne uno, tipo “Cats for Dummies”, il migliore secondo me e poi imparate ad osservare il vostro micio, interagite con lui e solo l'esperienza diretta della vostra vita vissuta insieme a lui potrà farvi da maestro per tutte le gioie e i problemi che affronterete insieme.

Esistono anche, incredibile a dirsi, luoghi dove i libri non possono arrivare.

May 15, 2015
Into the Wild

Nelle terre estreme

By
Jon Krakauer
Jon Krakauer,
Christopher Johnson McCandless
Christopher Johnson McCandless
Into the Wild

Nelle terre estreme è un libro di Jon Krakauer, pubblicato nel 1997, che racconta la vita del nomade statunitense Christopher McCandless, tramite gli scritti del suo diario e i racconti delle persone che l'hanno conosciuto durante il suo viaggio verso l'Alaska.

La storia è ormai tristemente famosa, soprattutto dopo il film di Sean Penn (che ancora non ho guardato), ma che a detta di molti è uno dei pochi casi dove la pellicola supera la cellulosa: nell'aprile del 1992 il protagonista si incamminò da solo negli immensi spazi selvaggi dell'Alaska. Due anni prima, terminati gli studi, aveva abbandonato tutti i suoi averi e donato i suoi risparmi in beneficenza: voleva lasciare la civiltà per immergersi nella natura. Non adeguatamente equipaggiato, senza alcuna preparazione alle condizioni estreme che avrebbe incontrato, venne ritrovato morto da un cacciatore, quattro mesi dopo la sua partenza per le terre a nord del Monte McKinley.

Il libro, che più di essere una storia, è un lungo reportage dove si riporta la storia di Chris dalla nascita alla sua ultima triste avventura è a opera di Jon Krakauer, alpinista e scrittore reso celebre per il suo romanzo “Aria sottile” frutto di tre anni di ricerche e si basa su uno striminzito diario che McCandless tenne nelle sue lunghe peregrinazioni di due anni prima nell'ovest americano e poi in Alaska e con l'incontro con le varie persone che l'avevano conosciuto.

Krakauer cerca di capire cosa può aver spinto Chris a ricercare uno stato di purezza assoluta a contatto con una natura incontaminata e per farlo lo infarcisce con esperienze personali e altri esempi famosi di persone che abbandonano tutto per provare a vivere nella natura e della natura; purtroppo in molte pagine del libro il risultato della scrittura non riesce veramente a toccare il cuore del lettore. L'autore si destreggia a ricostruire la narrazione basandosi su un diario ermetico del protagonista e i frammenti di ricordi delle persone coinvolte e ci mette molto del suo e questo si sente molto nelle pagine del resoconto. Non è stato certo un lavoro facile e le continue divagazioni rallentano piuttosto la lettura.

Un' indagine concreta e dettagliata per una storia estrema e reale. La ricerca di se stessi al di fuori di se, prima nella famiglia, poi nello studio e nel lavoro e infine nell'illusoria natura selvaggia. Un ragazzo lucido e intelligente anche se spavaldamente incauto con alle spalle un'adolescenza in una famiglia con un padre oppressivo e con punti oscuri con una madre molto diafana. Ha scelto di andarsene ad inseguire i suoi sogni e i suoi ideali, contrariamente a chi affoga i suoi dispiaceri in una routine monotona e conformista, ha camminato, ha conosciuto, ha voluto bene senza stabilire legami, ha affrontato tutto da solo misurando i suoi limiti, e alla fine superandoli, sbagliando.

Non è un grandissimo romanzo, proprio perché non è un romanzo, anche perché l'autore è più un alpinista che uno scrittore e alla fine il libro è un insieme di storie affascinanti di persone che hanno cercato nella natura, esplorandola con pochi mezzi e vivendola in pieno, di dare una risposta all'esistenza. Non voglio giudicare queste persone e neanche Chris in particolare, ognuno cerca di dare una risposta ai suoi interrogativi personali come meglio può, il libro si fa leggere ma non entusiasma e voglio vedere come viene raccontata nel film, perché per me Penn è una certezza e credo che in questo caso la visione sarà meglio della lettura.

May 12, 2015
Gli occhi di Malrico

Gli occhi di Malrico

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Mattia Conti
Mattia Conti
Gli occhi di Malrico

Zoom è il marchio editoriale digitale di Feltrinelli. Questi libri digitali sono proposte di letture, racconti, romanzi brevissimi, a volte estratti da libri già pubblicati che vogliono essere una nuova idea di libro: economico, veloce e maneggevole con costi ridottissimi. In Zoom si trovano libri che finora non si potevano pubblicare per via dei costi della carta stampata e di tutto il processo di pubblicazione.

In particolare questo “Gli occhi di Malrico” è nella raccolta “Zoom Flash” che ha nel suo catalogo racconti, romanzi a puntate e saggi editi e inediti. Sono tutte storie brevi, per chi ha voglia di leggere qualcosa di veloce, magari in treno e poter iniziare e finire un'emozione in un breve lasso di tempo. Ho trovato questa collana come anche “Zoom Filtri”, un'idea davvero azzeccata, anche perché i libri proposti sono vari, interessanti e si leggono magari tra un libro e l'altro, mentre si decide cosa affrontare di impegnativo nelle prossime letture.

In particolare questo libro di Mattia Conti ci racconta di una strana storia d'amore tra Malrico, miope come una talpa e Teresa che vede soltanto da lontano; i due si sapranno compensare a vicenda e nel giro di poche pagine li vedremo cresciuti e alle prese con la vita di tutti i giorni con il lavoro ed un figlio. Con la loro diversità di vedute sapranno conquistarsi l'obiettivo di pagarsi un'operazione agli occhi che gli consentirà di vedere come persone normali... ma scopriranno ben presto che il loro limite visivo era ciò che li legava più di ogni altra cosa.

Una lettura piacevole e veloce, niente di particolarmente eccezionale, ma per il tempo di lettura necessario a finirlo è ben ripagato.

April 28, 2015
La peste dell'anno uno

La peste dell'anno uno

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Andrea Tomaselli
Andrea Tomaselli
La peste dell'anno uno

Zoom è il marchio editoriale digitale di Feltrinelli. Questi libri digitali sono proposte di letture, racconti, romanzi brevissimi, a volte estratti da libri già pubblicati che vogliono essere una nuova idea di libro: economico, veloce e maneggevole con costi ridottissimi. In Zoom si trovano libri che finora non si potevano pubblicare per via dei costi della carta stampata e di tutto il processo di pubblicazione.

In particolare questo “La peste dell'anno uno” è nella raccolta “Zoom Filtri” che racchiude un catalogo di racconti e romanzi gialli, rosa, di fantascienza, fantasy e horror. Per l'appunto questo da me letto rientra nella fascia “horror”, anche se effettivamente di horror c'è molto poco; direi che rientra più nella fascia post-apocalittica con una trama molto ben congegnata e piena di attesa feroce che lascerà non poche bocche aperte nel finale.

Anche se con pochissime pagine la storia riesce a rendere perfettamente l'idea dell'angoscia del “dopo”, della claustrofobia dopo un evento totale come una peste mondiale. Una bambina saprà narrare perfettamente anche se con un linguaggio semplice le sue vicende in un universo di follia isolazionista. Feroce, crudele, angosciante, claustrofobico: un allucinante frammento nel quale una ragazzina, voce narrante, ci conduce con il suo linguaggio sincero e alquanto sgrammaticato in un universo fatto di isolamento e di follia. Sarà un piccolo spiraglio in una siepe che aprirà i suoi occhi verso una verità indicibile.

Veloce e devastante.

April 27, 2015
Il barone Bagge

Il barone Bagge

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Alexander Lernet-Holenia
Alexander Lernet-Holenia,
Emilio Castellani
Emilio Castellani(Translator)
Il barone Bagge

Il barone Bagge è un romanzo del 1936, dell'autore Alexander Lernet-Holenia
che è stato uno scrittore, drammaturgo, traduttore, poeta, saggista e sceneggiatore austriaco fra i più importanti, nel suo paese, del XX secolo. Autore di romanzi, raccolte di poesie, biografie, traduzioni nonché di alcuni drammi teatrali, radiofonici e televisivi e di numerosi soggetti per il cinema.

E' il racconto che si svolge all'ombra dei Carpazi, durante la prima guerra mondiale fra crateri spenti, nebbie e pantani di uno squadrone della cavalleria austriaca che parte in missione alla ricerca del nemico ma che si addentrerà nell'ignoto. Sono centoventi soldati sperduti sul fronte orientale della prima guerra mondiale. Seguendo il loro scalpitare, varcheremo la soglia di un regno intermedio che è l'insieme dei vivi e dei morti, del sogno e della realtà.

Il protagonista è il Barone Bagge, giovane ufficiale della cavalleria austro-ungarica in guerra contro i russi nella pianura pannonica nel 1915. Ci sarà un attacco al galoppo e l'aprirsi di un varco temporale in cui il suo squadrone si stabilisce in un villaggio ungherese dove il ragazzo intreccia una relazione con una giovane ereditiera che sposerà in fretta e furia prima di riprendere il cammino verso un invisibile nemico di cui sembra non esserci più esistenza. Finirà tutto su un ponte dorato, un ponte che separa la vita dalla morte e la realtà dal sogno. Sembra banale dirlo, ma il libro non lo è affatto.

E' un delizioso romanzo breve di un autore di classe, scritto in maniera impeccabile con una raffinatissima prosa, perfetto nella sua breve costruzione. Non si potrebbe togliere nulla e nemmeno aggiungere, perché si andrebbe a rovinare quella perfezione che a volte si racchiude nei racconti brevi.

Perché in verità, per quanto sia alieno dalle fantasticherie, in fondo al mio animo il sogno è tuttora realtà, e la realtà davvero nulla più d'un sogno.

Tema eterno di tutte le letterature, quello del sogno e della vita che si scambiano reciprocamente i ruoli; se è un sogno la morte, anche la vita potrebbe essere solo un sogno e che tra questi due mondi corrano ponti in un senso e nell'altro, tanto che sarebbe difficile dire realmente cosa sia morte e cosa sia vita, e dove comincino e finiscano lo spazio e il tempo che le separano!

Lettura breve ma affascinante.

April 24, 2015
Romanzi in tre righe

Romanzi in tre righe

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Félix Fénéon
Félix Fénéon
Romanzi in tre righe

La formula Fénéon secondo il suo inventore: una riga per l'ambiente, una per la cronaca più o meno nera, una per l'epilogo a sorpresa.

Nel 1906 scrisse per il quotidiano “Matin”, senza mai firmarli, 1500 romanzi, formati da tre righe ciascuno e ispirati prevalentemente a fatti di cronaca come spunti per una breve elaborazione dell'autore, di un gusto spesso cinico e ironico. Scorrendo il libro che ne raccoglie un centinaio dei millecinquecento scritti si rimane praticamente subito attratti della sintesi e dai toni ironici e taglienti: una mezz'ora di lettura diversa dal solito e molto rilassante.

Sta di fatto che la prima cosa curiosa sta nella vita dell'autore: un tipo alquanto bizzarro che attraversa senza quasi mai apparire in prima persona quegli anni letterari, era stato funzionario ministeriale fino all'accusa, che lo portò al processo, di aver partecipato a un attentato dinamitardo di matrice anarchica.

Il bello di questo libricino è che ogni piccolo evento/romanzo si carica di significati che vanno ricercati e che non si esauriscono nelle tre righe scritte. Ognuno è una piccola particella di un atomo con infinite combinazioni che vengono lasciate tutte al lettore. Un piccolo esempio:

“A Clichy, un ragazzo piuttosto elegante si è buttato sotto una vettura di piazza, rialzandosi illeso. Un attimo dopo si è fatto investire da un camion, che lo ha ucciso”.

Un ragazzo che è in capace di suicidarsi, probabilmente abbiente, di buona famiglia (visto l'eleganza del vestito) a cui possiamo dare mille motivi per quel tragico gesto, magari è elegante perchè è un impostore, un ladro che sceglie proprio il suicidio per espiare le sue colpe; insomma la sua volontà di morire viene completamente annichilita dal fato che lo fa morire comunque ma lasciando a lui solo la modalità e la forma, un destino ingrato che sottrae al ragazzo quest'ultimo autonomo atto individuale, per essere prima deriso e poi accontentato ma sottomesso.

Sembra molto spesso di leggere una cronaca di giornale, ma che lascia aperte infinite porte che danno su universi paralleli dove la storia prosegue, finisce, riparte infinite volte e da cui si diramano in vie diverse intere storie tutte plausibili.

Un'opera “aperta”, insomma. Che lascia il campo aperto a qualunque tipo d'interpretazione. Costringendo a lavorare di fantasia. Come ogni storia che si rispetti.

Da avere e da conservare come un gioiellino.

April 21, 2015
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